Giacimenti golosi a Roma: “Il Coriolano” a via Ancona



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ROMA – “Siamo ciò che mangiamo”. Ludwig Feuerbach, filosofo tedesco vissuto nell’Ottocento (celebre per la sua critica all’hegelismo e alla religione tradizionale), aveva visto giusto individuando nel cibo la chiave fondamentale per conoscere la nostra identità e il solco più profondo della tradizione.
Riccardo Mancini, quando un anno e mezzo fa ha accettato la sfida di guidare il ristorante “Coriolano” che, da tipica fiaschetteria romana, ha conosciuto i fasti di mezzo secolo di storia della città, era certamente consapevole di una responsabilità, che va oltre il palato, per toccare l’universo più ampio della cultura e delle relazioni.
Va subito detto che, al pari del condottiero romano da cui prende il nome (ci riferiamo a Caio Marzio Coriolano) uomo di grande animo e di sagace ingegno che, condannato in esilio per un ingiusto processo dai romani, si mise a capo dell’esercito dei Volsci, l’elegante locale di Mancini non sarebbe quello che oggi se privato del suo passato: lo raccontano le boiserie, il ritratto del guerriero che campeggia sulla parete impreziosita dai quadri, lo rivelano i sottopiatti d’argento e i bicchieri di cristallo che regalano all’ambiente un tocco ricercato, mai banale.
Quando si varca la soglia del locale, la prima impressione è quella di entrare nella sala da pranzo della nonna o della zia. Gli odori sono quelli di casa, sarà per questo che Riccardo chiama ospiti i suoi clienti, che non vengono mai lasciati soli. Non dovrete stupirvi, dunque, se il “patron” si intratterrà al tavolo con voi o se lo chef verrà a scambiare qualche battuta sulle portate.
Qui tutto si gioca sul rapporto umano, il pranzo o la cena diventano un momento di convivialità, un incontro di sapori e saperi: l’esperienza ai fornelli di Riccardo, dopo la scuola alberghiera e una gavetta vissuta accanto a validi maestri, la competenza dello chef Alessandro Fogli che sapientemente sposa l’estro alla tradizione.
Quando gli chiediamo qual è il segreto del successo del ristorante, Riccardo risponde: “Un’accurata selezione delle materie prime: io e Alessandro le scegliamo giornalmente tra i prodotti stagionali al mercato di piazza Alessandria, poco distante. Non abbiamo merce in magazzino e in frigorifero trovi ciò che basta per la giornata. I piatti vengono decisi dopo gli acquisti. Per questo consiglio a coloro che ci vengono a trovare di chiedere sempre i fuori menù”.
Lasciatevi rapire dall’inebriante sapore dei paccheri “alla Coriolano”, trafilati al bronzo con scampi, gamberi e zucchine accompagnati dall’ottimo vino bianco tra le migliori etichette che Stefano Lucantoni ha selezionato per i palati più raffinati. Tra i secondi, meritano una segnalazione gli straccetti di calamari al pachino e il rombo con patate e cipolla rossa di Tropea, l’entrecote di manzo tartufato e la Vignarola fatta con le primizie dell’orto (piselli, fave, carciofi) e l’aggiunta del guanciale. Per finire, concedetevi un piccolo peccato di gola: la millefoglie ai frutti di bosco sarà una gioia per gli occhi e per il palato. Lo scrigno di pasta fillo con pere e cioccolato conquista i più golosi, la crostata con la marmellata di more fatta rigorosamente in casa o i biscottini al mosto di vino rosso, solleticano le papille di chi ama i dolci tradizionali.
Problemi per il parcheggio? Tranquilli il ristorante è convenzionato con un garage in via Messina 19, dove potrete lasciare l’auto senza mangiare con quell’ansia costante di chi ha la testa alla macchina, su cui pende la sottile spada di damocle di una multa, che oltre alla brutta sorpresa, potrebbe essere causa di una cattiva digestione.

Ristorante Trattoria Coriolano, via Ancona 14, tel. 06-44240959, www.trattoriacoriolano.it, [email protected] (chiuso la domenica)

Testo di Ida Santilli
Foto di Marina Pascucci

In allegato: sei immagini del ristorante “Coriolano”, dall’insegna a due piatti originali. Nella terza immagine, il titolare Riccardo Mancini con lo chef Alessandro Fogli.
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