Concertone del primo maggio: meno gente e più italianità



Concertone del primo maggio: meno gente e più italianità

ROMA – Saranno state le previsioni (sbagliate) di un acquazzone su Roma, mentre invece un sole cocente – attenuato solo dal vento – ha dominato sulla Capitale. Sarà stata la contemporanea beatificazione di Giovanni Paolo II che ha spinto molta gente, soprattutto dal Sud, ad evitare la classica escursione in una Roma invasa di pellegrini. Sarà stata, perché no, anche la paura di attentati. Fatto sta che il ventiduesimo concertone dei sindacati a piazza San Giovanni in Laterano non ha registrato le folle oceaniche degli anni scorsi. In particolare quella da primato di due anni fa, grazie alla presenza di Vasco Rossi.
Certo, anche quest’anno tanta gente. Giunta con le felpe e costretta ad alleggerirsi per il caldo. La solita invasione di ragazzi del Sud, magliette con il Che e persino qualche lingua dei Rolling Stones. Eppoi, in piazza, i tradizionali stand del Manifesto e dell’Unità, quello di Rifondazione comunista, le bancarelle con le maglie piene di messaggi politici, i classici furgoni con la gastronomia lungo via Emanuele Filiberto e via Carlo Felice, quest’ultima piena anche di artigianato etnico. Nei giardini anche un presidio di anarchici emiliani, con tanto di striscioni.
Ma laddove gli anni scorsi c’era il pienone, ad esempio di fronte alla statua di San Francesco, quest’anno si registravano evidenti vuoti.
Del resto anche il carnet musicale, tutto all’italiana (ad esclusione dell’ex Spandau Ballet, Tony Hadley, in duetto con Caparezza), ha lasciato un po’ d’amaro in bocca soprattutto dei più giovani. Forse troppi inni in salsa tricolore, a cominciare dalla tripla esecuzione di quello di Mameli (da Eugenio Finardi fino ad Ennio Morricone), “Addio mia bella addio” e il “Va’ pensiero” (addirittura con Gino Paoli). Poi persino il folksinger abruzzese N’Duccio e varie orchestre. Fino ai classici “Nel blu dipinto di blu”, “Senza fine”, “Te vojo bene assaje”. Più “Family day”, insomma, che concerto rock. Segno dei tempi.

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