Introduzione euro: forti aumenti soprattutto nel Mezzogiorno



ROMA – L’introduzione dell’euro ha fatto aumentare i prezzi in modo più rilevante nel nostro Mezzogiorno. E’ quanto emerge da uno studio della Cgia di Mestre, l’associazione degli artigiani specializzata in analisi di mercato.
Secondo la ricerca, dal 2001 al marzo 2011 la media italiana di incremento dei prezzi è stata del 22,9%. Ma in Calabria l’aumento è stato più elevato, pari al 29,2% in più. Seguono la Campania, con +28,2%, la Sicilia, con +25,1%, e la Puglia, con +24,6%. In coda alla classifica, invece, e sotto la media italiana si trovano il Molise (+20,6%), il Veneto (+20,5%) e, all’ultimo posto, la Toscana (+20,2%).
A segnare i rincari maggiori sarebbero state le bevande alcoliche e i tabacchi. A livello nazionale la crescita è stata di +54,2%. Rilevante anche l’aumento dei costi per la manutenzione della casa e le tariffe dell’acqua e dell’elettricità (+33,6%). Sensibili anche i rincari nei trasporti (+32,6%) e per i prodotti per la cura della persona, le assicurazioni e i servizi finanziari (+31,9%).
L’unico settore merceologico che ha subito una diminuzione dei prezzi, sottolineano alla Cgia di Mestre, è quello delle comunicazioni (-27,6%).
“La maggior crescita dell’inflazione non deve essere confusa con il costo della vita – spiega Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia Mestre. “Vivere al Nord è molto più costoso che nel Mezzogiorno – continua Bortolussi. “Altra cosa, invece, è analizzare la dinamica inflattiva registrata in un determinato lasso di tempo. Certo, l’euro ha le sue responsabilità, ma riteniamo che la forte impennata registrata al Sud sia legata alla base di partenza dei prezzi che, nel 2001, era molto più bassa nel Mezzogiorno rispetto a quella registrata nel resto del Paese”.

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