Teatri Quarticciolo e Torbellamonaca: ecco i prossimi appuntamenti



ROMA – Presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo nei giorni 10 e 11 febbraio e presso il Teatro Tor Bella Monaca nei giorni 12 e13 febbraio, Margherita Di Rauso presenterà “Itagliani!”, ovvero “la storia del delirio di Frevella Lavannara che profetizzò a Hitler e Mussolini la disfatta nella guerra a causa di suo marito Augusto Cinnicò, uomo di concetto”. Il testo è scritto dalla scrittrice napoletana Antonella Cilento attraverso la riscrittura drammaturgica del racconto omonimo tratto da “L’amore, quello vero”, edito da Guanda nel 2005
Diretto da Eleonora Pippo nell’interpretazione di Margherita Di Rauso, “Itagliani!” mette in scena, appunto, la storia del delirio di Frevella Lavannara che profetizzò a Hitler e Mussolini la disfatta nella guerra. Lo spettacolo replica sabato 12 (ore 21) e domenica 13 (ore 17) al Teatro Tor bella Monaca.
Sul palcoscenico le memorie monologanti, comiche e deliranti di due insoliti protagonisti, sullo sfondo dei rivolgimenti del fascismo. Frevella è il prototipo della matriarca feroce e picchiatrice di uomini, donna mascolina dall’utero dentato, terrore dei maschi meridionali, afflitta però da una debolezza che la rende involontaria profetessa: crisi mistiche e allucinazioni. Cinnicò è il tipico impiegato di concetto gogoliano, debole, disperato, frustrato ma antifascista. Cinnicò deve pur ribellarsi a una moglie violenta e umiliante e concepisce così il suo grande piano, una subdola rivalsa che gli consentirà di vendicarsi della moglie oppressiva e degli odiati dittatori: Frevella offrirà ai signori della Seconda Guerra una sua personale profezia, naturalmente a pagamento. Di qui l’alternanza delle voci, del marito e della moglie, dei registri, il dialetto inventivo dell’una, il buon italiano dell’altro; l’azione rapida e il trasformismo da un punto di vista all’altro; l’atmosfera degli anni della guerra e al tempo stesso il dramma familiare; la Storia e il paradosso.
Così racconta Antonella Cilento: «Itagliani! è una fantasia provocata dai racconti di un mio zio, Alberto. Siccome era stato sommergibilista e sciupafemmine, aveva l’abitudine di riferire, e forse reinventare, episodi della sua ardita e, ahimè, fascista giovinezza ma lo faceva con grande senso dell’ironia. In particolare, andava fiero della partecipazione a un grande evento sommergibilistico tenutosi a Napoli per volontà di Mussolini in onore del suo fresco alleato, Hitler. Era il 1938 e c’era questa marea di sommergibili che salivano e scendevano, cioè emergevano e s’inabissavano, modello Esther Williams, e zio Alberto era il protagonista di questa storia come il capitano Nemo di Ventimila leghe sotto i mari. L’autarchico sommergibile italiano faceva un po’ pensare a una vecchia caffettiera piena di uomini, fra cui questo mio zio, che cercavano di tenere le botole chiuse per non affondare. Insomma, quando iniziai a scrivere Itagliani! pensavo a Hitler che, non fosse stato per quella balorda manifestazione, probabilmente non sarebbe mai venuto a Napoli, città che di comandanti, re e viceré, dittatori e capipopolo nei secoli ne ha visti a bizzeffe, ma mai dittatori così efferati.
E cosa poteva offrire la città del miracolo di San Gennaro a Hitler? La città di Virgilio Mago, del Principe di Sansevero, delle ianare e delle cape di morto? Una bella divinazione. Una specie di oroscopo, insomma. Un presagio, ma anche una fregatura, un “pacco”. Ed ecco l’idea: al Führer, fanatico dell’esoterismo, acquirente della presunta lancia di Longino, finanziatore di viaggi tibetani alla ricerca della mitica Agharti, Napoli poteva offrire il non plus ultra della divinazione classica: la Sibilla Cumana in persona, quella di Enea, insomma, ma in vesti di Lavannara, cioè di lavandaia, il peggior tipo di vaiassa, di popolana scostumata, che la tradizione napoletana conosca.
Frevella e Cinnicò sono stati la conseguenza di quest’immagine iniziale. Vivevano già nel luogo dove accade la scena clou dello spettacolo e cioè la grotta della Sibilla a Cuma: non c’è luogo più affascinante dell’acropoli di Cuma, silenziosa, abitata da grilli e colombe, unico rumore il mare, i versi di Virgilio ad ogni angolo (nel 1938, poi, gli scavi erano appena iniziati). E in questo luogo del mito ecco i due personaggi, marito e moglie. Penso a Cinnicò che ricorda questi tempi lontani, la moglie e l’unica vera impresa della sua vita, una gigantesca beffa, come a un simbolo dei nostri anni poiché l’ironia di Cinnicò è l’unica salvezza in tempi di disperata e muscolare idiozia: un’ironia che parla delle dittature di oggi come di ieri».
Info: Teatro Biblioteca Quarticciolo, via Ostuni 8, Roma, tel. 06-45460705; Teatro Tor Bella Monaca, via Bruno Cirino, angolo Duilio Cambellotti, Roma, tel. 06-2010579. Biglietti: intero 10€ – ridotto 5€ – per i bambini fino a 10 anni 2€

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