Aggredì due gay a Roma: da 7 a 4 anni per “Svastichella”



Aggredì due gay a Roma: da 7 a 4 anni per “Svastichella”

ROMA – E’ stata ridotta da sette a quattro anni con rito abbreviato nel processo d’appello la pena per Alessandro Sardelli, noto come “Svastichella”, l’uomo accusato di aver aggredito due ragazzi omosessuali la notte tra il 21 e il 22 agosto 2009 al Gay Village all’Eur mentre si stavano baciando, Uno dei due, il più grave, è stato ferito al fegato. Anche se la perizia non chiarisce la natura dell’arma usata: il perito Carlo Amoroso dichiara che la lesione subita dalla vittima non consente di chiarire quale oggetto abbia provocato il taglio.
La riduzione della pena è stata decisa dai giudici della prima Corte d’Appello penale, presieduta da Eugenio Mauro. Il pg Elisabetta Ceniccola aveva chiesto invece la conferma di tale condanna.
Proprio le effusioni amorose omosessuali avrebbero scatenato la furia di “Svastichella”, specie quando i due ragazzi hanno manifestato l’intenzione di non smettere di baciarsi come Sardelli pretendeva. Lo stesso “Svastichella” ha confermato le circostanze dell’episodio nel corso di un interrogatorio. “Quando ho chiesto di smetterla di scambiarsi effusioni cosi spinte – ha detto Sardelli – mi hanno risposto insultandomi. Allora ho perso la pazienza ed ho reagito”.
La riduzione è motivata dalla concessione delle attenuanti generiche, lasciando invariata la contestazione di tentato omicidio, porto d’arma bianca e lesioni gravi, per aver ferito al torace il ragazzo gay, Dino, e averne colpito l’altro alla testa, Giuseppe.
La perizia del medico legale disposta dalla prima sezione collegiale Corte d’Appello penale di Roma ha infatti stabilito che la ferita che Alessandro Sardelli ha inferto a Dino, il giovane gay che baciava il suo ragazzo davanti al Gay Villane, era grave, ma non mortale. Non avendo mai la vittima corso il rischio di morire, quindi, il reato contestato a “Svastichella” non è più tentato omicidio, ma lesioni. Insomma la perizia medico legale riscrive le responsabilità di Sardelli, colpevole di aver colpito un giovane intento a baciarsi con il suo compagno ma senza l’intenzione di ucciderlo. Di conseguenza, il procuratore generale deve procedere alla riconfigurazione del reato che da tentato omicidio è derubricato in lesioni.
In primo grado, il 13 gennaio dello scorso anno, Sardelli, che è stato difeso dall’avvocato Riccardo Radi, era stato condannato a sette anni di reclusione perché ritenuto seminfermo di mente (dal giudice dell’udienza preliminare, Rosalba Liso), per i reati di tentativo di omicidio, lesioni e porto abusivo di arma impropria. Proprio l’avvocato Riccardo Radi commenta così la vicenda processuale: “Le indagini sull’episodio furono approssimative, forse per rispondere alla pressione mediatica provocata da alcuni interventi politici. La condanna in primo grado è infatti del tutto disancorata da elementi processuali provati. Non c’era mai stato un approfondimento sullo stato della vittima dell’aggressione. Una lacuna che i giudici d’appello hanno deciso di colmare – conclude l’avvocato.
“Sono soddisfatto della decisione presa dai giudici della prima sezione della Corte d’Appello – ha invece detto l’avvocato Daniele Stoppello, difensore dei giovani omosessuali aggrediti. “E’ importante che sia stata confermata la nostra presenza come parti civili. E’ stato così stabilito un importante principio in merito alla possibilità dell’Arcigay di essere parte in questi processi. Non solo, rileva anche come sia stato confermata la sussitenza del pericolo di vita per Dino, a fronte di una consulenza che invece non la riconosceva. E’ stato confermato nella sua interezza il capo imputazione, nonostante il perito non avesse rilevato nè il pericolo di vita per il mio assistito e nè avesse individuato il tipo di arma utilizzato. La conclusione medico legale, con la sentenza, è stata invece disattesa ed è stata ribadita la gravità dell’aggressione posta in essere da Sardelli”
“E’ stato stabilito il principio – ha aggiunto l’avvocato Enrico Maggiore del Comune di Roma – che il Campidoglio è parte in questi processi, sottolineando così il lavoro svolto dall’amministrazione comunale nella direzione della tolleranza, dell’integrazione sociale e di condanna nei confronti di azioni deprecabili con quella per la quale eravamo a processo”.

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