ROMA – Ha oltre 480 mila frequentatori giornalieri (150 milioni di viaggiatori l’anno), oltre 800 treni in movimento quotidiano e un ampio corollario di servizi, migliorati negli ultimi anni (oltre cento negozi, banche, waiting room, fast food, palestra, centro medico, saune e idromassaggi). La stazione Termini nella sua immagine attuale compie sessant’anni. Infatti venne inaugurata il 20 dicembre 1950.
In realtà la prima stazione risale agli anni 1862-1863 con il nome di “Stazione Centrale delle Ferrovie Romane”, in concomitanza con l’inaugurazione del collegamento ferroviario di Roma con Ceprano e quindi Napoli. Fu monsignor de Merode (che aveva interessi nell’attuale via Nazionale), a volere lo sbocco ferroviario romano nell’area di Termini (così chiamata dalle Terme di Diocleziano),
La vecchia stazione era dotata di due fabbricati paralleli, uno per gli arrivi ed uno per le partenze. Lo schema ricordava quella di Parigi alla Gare de l’Est. La facciata era di circa 200 metri più avanzata rispetto a quella odierna. Del 1883 è la prima illuminazione elettrica.
Con il fascismo si decise l’ammodernamento. Nel 1939 si approvò il progetto di Angiolo Mazzoni, ma la guerra fece saltare la realizzazione. Un nuovo concorso per la facciata, vinto ex aequo dagli architetti Calini e Montuori e dal gruppo capeggiato da Vitellozzi, portò alla nuova stazione inaugurata nel 1950.
Tra le caratteristiche dei 225 mila metri quadrati di stazione, l’appellativo di “dinosauro”, il fregio dello scultore ungherese Amerigo Tot e la lampada Osram (oggi disinstallata), immortalata dall’omonima canzone di Claudio Baglioni dall’album “Sabato pomeriggio”. Vittorio De Sica l’ha scelta per ambientarvi l’omonimo film, “Stazione Termini”, del 1953. L’ultima ristrutturazione risale al Giubileo del 2000.
Il terminal ferroviario è attualmente composto da 31 binari. Ma preme la concorrenza della Tiburtina, che assorbirà l’Alta Velocità.
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