Crudo il Rapporto Censis: l’Italia è ormai “appiattita”



Crudo il Rapporto Censis: l’Italia è ormai “appiattita”

ROMA – Un’Italia “appiattita e che stenta a ripartire”. E’ l’impietosa fotografia scattata dal 44mo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.
Italiani sfiduciati e delusi, secondo il prestigioso istituto. Sconfortati da politici che giudicano troppo litigiosi e inconcludenti, insofferenti per l’ambiente in cui vivono, in particolare per territori iperurbanizzati dove, soprattutto al sud, è sempre più presente la criminalità organizzata, scoraggiati dalla situazione economica in quanto costretti a barcamenarsi tra spese alte (tariffe, multe, parcheggi e oboli vari), budget bassi e la continua e sempre più pressante promozione dei consumi. C’è poi il capitolo dell’assistenza che investe sempre più famiglie costrette a sostituirsi ai servizi pubblici soprattutto nel supportare i disabili. Le famiglie, quindi, costituiscono il pilastro strategico del welfare e si caricano di compiti assistenziali, particolarmente gravosi per le situazioni più problematiche di non autosufficienza e disabilità, di fatto sopperendo ai vuoti del sistema pubblico.
Il numero delle persone disabili è stimato in 4,1 milioni, davvero un’enormità. La presa in carico di queste situazioni riguarda le famiglie, ma con un rilevante ricorso alle badanti come soggetti principali dell’assistenza (il 10,7% dei casi). Anche il volontariato continua a garantire una funzione strategica: un italiano su 4 (il 26,2%), dice il Censis, svolge una qualche forma di volontariato. I settori nei quali si opera di più sono la sanità (il 33% dei casi) e nel Sud l’assistenza sociale (il 32,7%).
E la crisi? “Il Paese – evidenzia il Censis – ha lottato per resistere alla crisi seppure con un’evidente fatica del vivere e dolorose emarginazioni occupazionali e oggi sono evidenti manifestazioni di fragilità sia personali sia di massa: comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattativi, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro.
Qualche dato: i beneficiari della social card sono 450mila, a fronte di 830mila richieste e una platea di riferimento annunciata di circa 1,3 milioni di persone. Per il Piano casa si parlava di investimenti per 70 miliardi di euro, ma a più di un anno di distanza in oltre 60 Comuni capoluogo di provincia sono state presentate poco meno di 2.700 istanze (in media 42 per Comune). Per realizzare un’opera pubblica nel settore dei trasporti di valore superiore a 50 milioni di euro ci vogliono ancora mediamente 3.942 giorni, quasi 11 anni. I lavori dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria sono stati avviati nel 1997 e il loro completamento, fissato al 2003, è stato posticipato prima al 2008 e poi al 2013″.
Si sono, in sostanza, degradati i riferimenti alti e nobili (l’eredità risorgimentale, il laico primato dello Stato, la cultura del riformismo, la fede in uno sviluppo continuato e progressivo), soppiantati dalla delusione per gli esiti del primato del mercato, della verticalizzazione e personalizzazione del potere, del decisionismo di chi governa. Il prodotto è una società appiattita, che fa franare verso il basso anche il vigore dei soggetti presenti in essa.
Tuttavia c’è qualche elemento di speranza. “Crisi e globalizzazione hanno portato e portano disinvestimento dal lavoro, despecializzazione produttiva, risparmi stagnanti – spiega il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, illustrando il Rapporto – ma il Paese tiene grazie a intrecci virtuosi: welfare mix e reti di imprese”.

(M.D.S. per Forche Caudine – 3 dicembre 2010)

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