Salvaguardia del Molise: lettera al presidente della Repubblica



Signor Presidente, “E’ un territorio in cui è possibile, ad ogni passo, superare i limiti del tempo: tutto nella vallata ha origine da Altilia, città museo aperta al mondo, crocevia di popoli e di diverse civiltà, l’antica Saepinum, città del passato fondata sul tratturo, millenario percorso dei pastori: costruita da cavalieri antichi, i quali poi l’avevano abbandonata per andare a liberare il Santo Sepolcro in Terrasanta. Ma si diceva che sarebbero ritornati, chissà quando, e che allora la città sarebbe ridiventata bellissima, con le sue mura, le sue chiese, le sue piazze, le sue fiere piene di gente…”
Così il famoso Adriano La Regina, che è stato anche Sovrintendente dei Beni Archeologici di Roma, descrive “la Valle del Tammaro”, nel Molise.
Questo prezioso bene comune, che come tutti i beni paesaggistici ed archeologici costituisce di fatto un patrimonio dell’umanità, sta per essere oggetto di uno scempio inaudito, perpetrato con l’impianto di decine di mostruose pale eoliche, travolto e vilipeso da un vuoto elenco burocratico di note, riportate nella premessa di una sciagurata ‘”autorizzazione unica”, tra abusi ed arbitrarie decisioni dei pubblici poteri. Nel momento in cui Le stiamo scrivendo ci è giunta notizia che sono già in azione le ruspe della Società concessionaria.
La stessa sciagurata sorte seguirà anche lo splendido sito di Pietrabbondante, sul pendio di Monte Saraceno, dove i Sanniti edificarono un maestoso complesso di culto costituito da un teatro, un tempio e due edifici porticati ai lati di quest’ultimo, i cui lavori iniziarono alla fine del II secolo a. C. e terminarono nel 95 a. C.; e che dire della splendida vallata che si apre dai monti di Carpinone, Frosolone e Castelpetroso e così via.
Invero è l’intero patrimonio paesaggistico e culturale del Molise che è in pericolo, poiché sta per essere bersaglio di tale inaudita violenza, paventandosi l’invasione di ben cinque mila mostruose pale, in un piccolo lembo di terra quale è questa regione, in cui l’energia del vento può essere sfruttata solo sui crinali dei monti, peraltro a fronte della scarsa resa.
Il tutto sta avvenendo solo nell’interesse delle multinazionali dell’eolico, in nome della barbara legge del profitto e del mercato, della dittatura borghese che giunge, in tal caso, persino a violentare la storia di questi preziosi luoghi, sottraendo irrimediabilmente la loro bellezza alla comunità nonché ad ogni futura valorizzazione.
Magari consegnandoli anche a quella borghesia criminale, già notoriamente interessata al settore, come pure si evince dalle varie inchieste sulla “nuova P2”.
Forse, peraltro, conoscerà già la vicenda della su descritta Valle del Tammaro-Altilia.
L’attuale Direttore Regionale del Ministero dei Beni Culturali, con tre distinti provvedimenti, ha cercato di fermare questo crimine, bloccando la sciagurata “autorizzazione unica” prot. n. 1000/CAA del 02.07.07 concessa da un commissario ad acta, nominato a seguito alla colpevole e sospetta inerzia della Regione Molise.
A nulla è valso neanche il TAR Molise che, con la lineare Sentenza n.115/2009, mise a nudo in modo dettagliato, argomentato e documentato, tutte le illiceità commesse, e dunque respinse il ricorso contro il primo dei suddetti provvedimenti inibitori, che la Società interessata all’affare aveva impugnato.
Sennonché accadde l’incredibile: la Società si rivolse al Consiglio di Stato che, con un’assurda sentenza (n. 1020 del 22-2-2010) fece rivivere l’autorizzazione unica annullando gli effetti inibitori della sentenza del TAR, sulla base di mere affermazioni apodittiche, secondo le quali, tutto sarebbe stato in regola, ignorando alcuni vincoli preesistenti sin dal 1994 e nonostante che il vincolo paesaggistico fosse stato già avviato benché ancora non apposto per sospetti ritardi burocratici, nonostante i pareri negativi dell’attuale Direttore Regionale del Ministero Beni Culturali e l’omessa convocazione della Conferenza dei servizi.
Il tutto grazie anche ad un precedente sovrintendente, alle sue azioni ed omissioni intese ad affrettare il rilascio dell’autorizzazione e l’inizio dei lavori, che peraltro hanno già causato gravi danni, denunciati alla magistratura penale da parte del Direttore Regionale, come quelli afferenti alla antica pavimentazione romana del tratturo e quant’altro risultante dalla citata sentenza del Tar, che qui si risparmia per mera economia del discorrere.
Si spiana così la strada alla società interessata che, incassata la “linea interpretativa” a lei favorevole del supremo organo, “scavalca” il TAR Molise mediante l’espediente del “giudizio di ottemperanza” al Consiglio di Stato, ed ottiene l’annullamento anche degli altri due provvedimenti inibitori, che nel frattempo aveva emesso il Direttore Regionale del Ministero dott. Famiglietti (Sentenza n. 3851/2010 e Sentenza del 8-10-2010 del CdS).
Senza addentrarci nei meandri delle contorte acrobazie speculative del diritto, poiché evidentemente non risponde al nostro ruolo ed allo spirito della presente, diremo solo che il Consiglio di Stato ha trovato anche il modo di superare il vincolo paesaggistico sorto su quell’area per gli effetti del D.M. 23 luglio 2009: assimilare la tutela paesaggistica e del bene culturale – che è di rango costituzionale – a quella ordinaria urbanistica e, per tale fuorviante espediente, ritenere ininfluente il menzionato vincolo paesaggistico sol perché perfezionato nel 2009 e dunque successivo all’autorizzazione unica del 2007.
Ed infatti si legge nella sentenza n.3851/2010: “il d.m. del 2009 potrebbe rilevare come sopravvenienza normativa se comportasse un diverso assetto dei pubblici interessi radicalmente inconciliabile con l’assetto di interessi come cristallizzato nel provvedimento di autorizzazione unica del 2007”.
Dunque per il Consiglio di Stato un intervento autorizzato nel 2007 che di fatto devasta un bene paesaggistico e storico artistico – come dimostrato dal parere negativo del Direttore regionale del Ministero dei Beni culturali e dalla citata sentenza del TAR – non sarebbe inconciliabile con il vincolo paesaggistico che pure tale devastazione certifica, sol perché quest’ultimo è stato perfezionato successivamente, nel 2009.
Lasciamo agli avvocati ed ai magistrati i labirinti del tecnicismo giuridico, ma volendo tradurre in “termini popolari” questo bizzarro monster giuridico, è come dire: “puoi devastare un paesaggio e/o un bene culturale… purché il vincolo sorga dopo!.”
E magari il ritardo nell’apporre il vincolo paesaggistico non sarà stato neanche casuale…
Ciò premesso, delle due l’una: o è sbagliata la legge o ha sbagliato il Consiglio di Stato.
Sinceramente, da marxisti che analizzano la macchina statale come espressione della dittatura della classe dominante, a non poche riflessioni ci inducono le indagini in corso condotte dalla Procura di Perugia su una nuova lista dei clienti di Anemone, circa i sospetti versamenti di 250 mila euro a favore del capo del Consiglio di Stato; o anche le omissioni della Regione Molise e la sua legge n.22/2009 fatta ad hoc per le società dell’eolico, per non parlare della svendita del territorio perpetrata dagli amministratori comunali, con convenzioni – peraltro illegali – fondate sullo scambio barbaro ed incivile tra denaro e devastazione paesaggistico-culturale.
Né possiamo nascondere che di fronte alla spietata legge del capitale non v’è Costituzione pur progressiva che tenga, necessitando che si risponda con la lotta sociale ed ci si ponga in vista di un altro Stato, che muova verso una società di liberi ed eguali.
Cionondimeno, ci permettiamo di chiamiarLa innanzi a tutta la popolazione molisana, a rendere conto del fatto che un potere dello Stato violi le norme fondamentali che esso stesso si è dato e, nella specie, l’art.9 della Costituzione:
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico” .
Signor Presidente, a prescindere dalla nostra distanza politica, la invitiamo ad accomunarsi al disperato grido di allarme lanciato da tutte le reti civiche e popolari molisane che si stanno battendo contro “l’eolico selvaggio” per salvare i beni paesaggistici e culturali del Molise, e la invitiamo a visitare questi luoghi del Molise, anche per constatare se quanto da noi qui rappresentato risponda o meno al vero.
In attesa di un Suo cortese ed eventuale riscontro, che immediatamente renderemo noto, porgiamo distinti saluti.

(Tiziano Di Clemente – coordinatore molisano del Pcl Molise – 9 novembre 2010)

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