Molise unica regione senza ristoranti bio



ROMA – Se la cucina biologica avanza a grandi passi in tutta Italia, contaminando positivamente anche i canali non specializzati, rimane il Molise l’unica regione a non avere ristoranti bio.
È la fotografia emersa nel corso della manifestazione fieristica “Sapore” a Rimini.
La rilevazione Bio Bank ha censito nel 2010 un totale di 434 pubblici esercizi che utilizzano almeno il 70% di materie prime biologiche. Un incremento del 7,5% rispetto al 2009. Di questi, 246 sono ristoranti bio e 188 agriturismi bio con ristorante. La maggior concentrazione è del Nord (221) poi il Centro (132), il Sud (61) e le Isole (20).
A guidare la classifica della ristorazione bio fuori casa l’Emilia-Romagna con 76 pubblici esercizi (46 ristoranti e 30 agriturismi) seguita dalla Lombardia con 54 (49 ristoranti, 5 agriturismi) e dal Lazio con 40 (29 ristoranti, 11 agriturismi). Unica regione italiana senza ristoranti o agriturismi bio è, appunto, il Molise.
Nel settore dei ristoranti bio alla classica accoppiata sinergica tra il negozio biologico e il ristorante si stanno affiancando soluzioni che al loro interno raggruppano negozio bio, ristorante, biobar, negozio di prodotti ecologici, bottega del commercio equo solidale, centro benessere, libreria, vere e proprie “oasi del naturale”.
Per l’agriturismo la formula vincente è quella della multifunzionalità: non solo ospitalità ma anche ristorazione con menu tipici e tradizionali legati al territorio, vendita di prodotti aziendali, attività didattiche…
Il biologico prende piede anche nelle mense scolastiche. Quelle censite nel 2010 sono 872 (+ 4% sul 2009) con una netta concentrazione al Nord (605 realtà, oltre il 69% del totale). I pasti bio serviti giornalmente hanno raggiunto quota 1.053.000 (+2,2%) per un totale annuale che supera i 210 milioni. Sul futuro del biologico nelle mense scolastiche – ha commentato Rosa Maria Bertino di Bio Bank – pesa al momento l’incognita degli effetti concreti della riduzione del numero degli insegnanti, l’accorpamento delle classi, la riduzione del tempo pieno e prolungato nella scuola dell’obbligo. Oltre ai bilanci in difficoltà delle amministrazioni comunali che potrebbero ridurre questa scelta pensando di limitare i costi”.

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