ROMA – Il 3 novembre 2002, assente ai funerali che si tennero a S. Giuliano di Puglia, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rilasciò un’intervista in cui si impegnò a ricostruire le case entro 24 mesi con l’aiuto dei progettisti di Milano 2, mettendo in sicurezza le scuole e rilanciando l’economia dell’area colpita. A tal fine, predispose un nuovo Modello di ricostruzione Post-Sisma che accentrava tutte le scelte presso la Protezione Civile Nazionale e affidandosi non più a una legge nazionale con relativi fondi e certezze, bensì a più agili Ordinanze dello stesso Presidente del Consiglio. Questo schema esautora i Governi locali, la Regione e i Comuni, costringe ogni anno a elemosinare risorse nel calderone del capitolo di bilancio nazionale sulla Protezione Civile, è esente da controlli e lascia libero arbitrio ai Commissari Straordinari e ai Soggetti Attuatori con le famose conseguenze emerse per il G 8, per i Mondiali di Nuoto o per la ricostruzione a L’Aquila. Com’è venuto fuori nelle ultime inchieste nazionali, con questo sistema accentrato è cresciuto un nucleo di soggetti, imprese, tecnici, magistrati e politici, che si spartivano lavori, opere pubbliche e incarichi sulla testa delle comunità locali colpite da calamità naturali. Ma l’assurdo è che nella prima regione in cui è stato sperimentato questo Nuovo Modello (decisorio, tempestivo ed efficace), a distanza di 8 anni dal terremoto del 31 ottobre 2002 si registra un clamoroso fallimento di questa procedura. E’ vero che tutto è stato accentrato nelle mani di un Commissario Straordinario che si è dotato di una struttura parallela con oltre 50 addetti, esperti e consulenti, e di un Soggetto Attuatore (coinvolto nelle inchieste sulla Protezione Civile Nazionale) ma i risultati sono questi : Prima Casa (servivano 508 milioni per ricostruire 5.003 unità immobiliari). Dopo 8 anni ne sono arrivati 160 milioni e migliaia di persone sono ancora in sistemazioni provvisorie o baracche di legno che cadono a pezzi, dove tutto funziona a corrente elettrica e l’Enel, finita l’emergenza manda bollette salate ai terremotati. Per le scuole sono stati spesi 60 milioni di euro ma le strutture provvisorie sono ancora tante ed il problema è ancora irrisolto. In tutto sono stati spesi 850 milioni ma nell’area colpita, ad eccezione dei costi elevati sostenuti dal Soggetto Attuatore a S. Giuliano di Puglia, sono ancora in attesa della ripresa produttiva, della casa e della messa in sicurezza del territorio. Intanto da gennaio è finito lo stato di emergenza, da Roma non arrivano più soldi e il PDL regionale, di fronte a un fallimento simile non trova nulla di meglio da fare che respingere in Consiglio Regionale una Mozione contro il Commissario Post-Sisma e attaccare chi dicendo la verità, a loro avviso, denigrerebbe il Molise. No comment !
Campobasso, 13 ottobre 2010
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