Federalismo solidale: le richieste della Regione Molise



CAMPOBASSO – Un federalismo davvero solidale che tenga conto delle peculiarità del nostro territorio e che consenta di mantenere adeguato il livello dei servizi ai cittadini. Questa la posizione espressa dal Presidente della Regione, Michele Iorio, e dall’Assessore alla programmazione, Gianfranco Vitagliano, nella seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni. Federalismo sì, ma con la consapevolezza delle differenze e con garanzie per tutte le Regioni sulla sostenibilità economica, finanziaria e sociale del nuovo assetto.
Queste, in sintesi, le puntuali richieste formulate al Governo.
– Nei meccanismi di funzionamento dei fondi perequativi a livello regionale e comunale, nonché nella scelta delle tipologie tributarie che sostituiscono nel tempo la finanza statale bisogna tener conto dei differenziali di sviluppo delle diverse Regioni. Partire svantaggiati di alcuni metri rispetto alla linea di partenza fissata lascia sicuramente indietro alcuni territori se la ricorsa non è sostenuta da meccanismi realmente compensativi e sostenibili: il criterio che fissa nella spesa storica la base di partenza della prima fase di attuazione del Decreto cristallizza le sperequazioni esistenti tra le Regioni che derivano da una insufficiente remunerazione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) e soprattutto dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), basata su parametri ancorati esclusivamente al numero di abitanti ed alle fasce di età e non tiene conto, invece, di altri indici importanti quale quello dell’aspettativa di vita.
– La conoscenza e la condivisione dei numeri per valutare l’impatto del provvedimento sulla finanza delle singole Regioni: su questo è necessaria una lettura integrata dei decreti relativi al fisco regionale, a quello municipale, ai costi standard per verificarne l’impatto complessivo in termini di garanzia e di coperture per la gestione dei servizi a tutti i livelli di governo.
– Garantire la piena e rigorosa attuazione e il rispetto dei limiti e dei contenuti della legge delega n.42; tale aspetto va raggiunto con la contemporaneità e la coerenza di tutti gli interventi di federalismo, attualmente in discussione.
– Chiarire il rapporto tra gli effetti dei decreti in relazione alle entrate e ai fabbisogni con le previsioni e i “tagli” della manovra nazionale dello scorso luglio.
– Rivedere la previsione dell’abbassamento dell’aliquota di compartecipazione all’IVA al 25% dall’attuale 44,7%: tale riduzione rischia di non garantire la sostenibilità della spesa sanitaria, è in controtendenza con la prassi della maggioranza degli Stati membri dell’Unione europea e risulta in contrasto con il criterio di delega previsto della legge 42/2009, che prevede il carattere prioritario della compartecipazione all’IVA nella determinazione delle entrate regionali.- Rivedere la norma che prevede la possibilità di ridurre l’IRAP nelle singole Regioni senza adeguati correttivi: tale facoltà potrebbe generare differenze in termini competitivi tra le Regioni nonché compromettere la finanziabilità del Fondo perequativo;
– Tener conto della capacità fiscale reale delle Regioni come base di partenza; su questo incide, a livello tendenziale di PIL regionale, la composizione attuale della popolazione e la percentuale sia di disoccupati che di individui in età lavorativa dotati di scarsa scolarizzazione.
– Inserire, in quanto completamente assente, la previsione di misure di adeguata flessibilità fiscale e di fiscalità di sviluppo, aspetto essenziale per il Mezzogiorno.
– Inserire, infine, la previsione di un meccanismo partecipativo delle autorità regionali al controllo delle entrate finalizzato ad omogeneizzare responsabilità di governo e capacità impositiva a livello territoriale.
Tali richieste sono state oggetto di una discussione costruttiva tra i Presidenti delle Regioni che unanimemente hanno confermato la volontà di proseguire il percorso sul federalismo, definendo l’accordo con il Governo.

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