ELEZIONI 3/ De Luca (Idv): “Se questi sono uomini”



ROMA – “Poco tempo fa, mettendo a posto la libreria, mi è capitato tra le mani “Se questo è un uomo” di Primo Levi e l’ho riletto tutto d’un fiato senza poter interrompere e molte volte ho sentito un nodo alla gola, ogni volta la lettura di questo libro mi provoca le stesse emozioni”. Esordisce così Mario De Luca, 52 anni, laurea in storia e filosofia, molisano da anni residente a Roma, candidato alla Regione Lazio con l’Italia dei valori, commentando le gravi vicende di Rosarno.
“Dopo qualche giorno, i fatti di Rosarno in televisione e sui giornali, a pensarci bene non c’è una grande differenza, certo non siamo arrivati alla pianificazione sistematica (le camere a gas non ci sono) ma, se vediamo dove vivono i braccianti stagionali extracomunitari, ricordiamo i lager descritti da Primo Levi.
Quelli sono lager, e gli uomini sono trattati peggio che animali.
E diciamolo pure, lo sapevamo, ma con tutti i problemi che bisogna affrontare ogni giorno, con la disoccupazione che aumenta e star dietro al “processo breve”, al “legittimo impedimento” e altre problematiche legate agli affari del nostro premier, ci siamo distratti.
Ci sono voluti gli scontri di Rosarno per accorgersi della vergogna che abbiamo in casa e abbiamo assistito alla rabbia dei disperati che si sono permessi di reagire ai soprusi, proprio in Calabria, regione d’Italia che detiene il triste primato di più alta e pericolosa densità mafiosa.
Ma perché,dopo vent’anni, la ‘ndrangheta non li vuole più questi schiavi?
Il motivo è semplicissimo, non servono.
Nel 2003 la commissione Ue decide di riformare la politica agricola comune o Pac, che è il sistema con il quale l’Europa finanzia e aiuta il settore agricolo, le cifre sono da capogiro, in questo ambito viene immesso il 44% del bilancio comunitario, vengono distribuiti centinaia di miliardi in sussidi per tutto il continente, dei quali quasi trenta in Italia per il periodo che va dal 2007 al 2013.
Vengono approvate anche delle modifiche al sistema di aiuti, una di queste è che il sostegno economico viene erogato in base al numero di ettari coltivati e non più sulla produzione.
Nel caso di Rosarno dove si coltivano agrumi i contributi vanno da un minimo di 800 a un massimo di 1200 euro a ettaro di terreno e, se il terreno non produce niente, i soldi si prendono lo stesso. Risolto il problema.
Nella piana di Gioia Tauro ci sono 100 famiglie appartenenti alle ‘ndrine che controllano un territorio in cui vivono 180mila abitanti. Fanno quello che vogliono, sono i padroni.
Fino al 2013 gli schiavi non servono e per questo devono andare via, poi magari serviranno ancora…
Il governo ha fatto un favore alla ndrangheta, e abbiamo assistito ad una vera e propria deportazione.
Il paragone con i lager a qualcuno potrà sembrare esagerato ma il dato di fatto è incontrovertibile: in questo paese non c’è il rispetto per la dignità umana. Spremuti, come le arance che raccoglievano, ormai inutili, cacciati via – conclude De Luca.

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