Censis: ecco l’Italia della speranza



MANTOVA – Sono 161 le realtà territoriali italiane d’eccellenza, individuate dal Censis, in grado di guidare la reazione alla crisi. Annoverano 71 territori produttivi industriali e 65 aree dell’accoglienza e del turismo, per complessivi 1.759 comuni (il 21,7% dei comuni italiani, con una superficie pari al 21,1% del territorio nazionale) e una popolazione di 14,6 milioni di abitanti (il 24,5% della popolazione residente). A questi si aggiungono 25 poli dell’innovazione e della logistica.
Tra quelle industriali, al primo posto c’è la Riviera del Brenta, in Veneto, quindi Langhirano, nel Parmense, celebre per gli insaccati, poi Montebelluna, ancora Veneto. A seguire Lumezzane (Brescia), il Cadore, in Veneto, il distretto emiliano di Sassuolo e la lombarda Brianza. Ottavo posto per Vicenza, nono ancora in Veneto con Castelfranco e decimo Fermo, nelle Marche.
A seguire 34 territori con punteggio compreso tra 70/100 e 80/100 (il 48% del totale), tra cui Fabriano, Prato, Arzignano, l’Albese, Carpi, Valenza Po, la Inox Valley, il Canavese; 27 territori con punteggio inferiore a 70/100 (il 38% del totale), tra cui Biella, Arezzo, il Valdarno e alcune realtà produttive del Mezzogiorno, come Solofra, Mazara del Vallo, Barletta, Matera.
Le 65 aree dell’accoglienza comprendono invece 16 territori con punteggio superiore a 80/100 (il 24,6% del totale), in testa Portofino, poi Venezia e Cortina-Cadore, a Taormina, poi il Chianti, la Val Gardena e l’Alta Badia (entrambe in provincia di Bolzano), la toscana Val d’Orcia al settimo posto, ottava Courmayeur, quindi Capri-Ischia e Pantelleria. Rappresentano la punta della qualità in termini ambientali e turistici del Paese; 26 territori con punteggio compreso tra 70/100 e 80/100 (il 40% del totale), come il Salento, la Costa Smeralda, le Langhe, la Franciacorta, il Montefeltro, la Versilia, la Maremma; 23 territori con punteggio inferiore a 70/100 (il 35,4% del totale), tra cui la Valle di Noto, il Monferrato, il Conero, la Garfagnana, l’Etruria meridionale, l’Oltrepo Mantovano.
I 25 poli dell’innovazione e della logistica sono snodi relazionali localizzati in posizioni strategiche: dall’interporto Quadrante Europa di Verona alla Fiera di Milano, dal Politecnico di Torino all’Area Science Park di Trieste, dal San Raffaele o i laboratori di fisica del Gran Sasso all’Ismett di Palermo. Si conferma la loro concentrazione nel Nord del Paese e nelle principali regioni urbane.
L’arcipelago delle eccellenze territoriali rappresenta una componente fondamentale del sistema Italia. Con più di 1,3 milioni di imprese attive (il 26% delle imprese italiane), di cui oltre 200 mila manifatturiere (il 31,3% del totale Italia), vantano una produzione pari a 377,7 miliardi di euro (riferita al 2007), ovvero il 24,6% del Pil nazionale (e un Pil per abitante di 26.200 euro rispetto a una media nazionale di 25.900 euro).
La gran parte dei comuni eccellenti (il 48%) è localizzata al Nordovest, il 22,7% al Nordest, il 14,7% al Centro, il 14,6% al Sud. La stragrande maggioranza dei territori dell’eccellenza produttiva è localizzata al Nord (il 79,3% dei comuni) e solo il 6,7% al Sud. Anche per turismo e accoglienza di elevata qualità, il Nordovest mantiene il primato, con il 41,7% dei comuni eccellenti. Tuttavia, in questo caso il Sud d’Italia recupera posizioni, essendovi localizzato il 32% dei territori di pregio.
Vanno poi segnalate le “aristocrazie territoriali” che, combinando vocazioni complesse (quella produttiva e quella turistico-ambientale), sono la testimonianza di come il territorio, se valorizzato alla massima espressione nelle sue plurime qualità, può costituire un eccezionale motore di sviluppo economico. Pur rappresentando solo l’1,4% dei comuni italiani, le aristocrazie territoriali contribuiscono per il 2,1% alla creazione del Pil nazionale e presentano una spiccata dinamicità imprenditoriale (97,3 imprese attive ogni 1.000 abitanti) e un Pil pro-capite superiore del 28,2% a quello medio nazionale. “Anche nella difficile congiuntura che attraversa l’economia italiana, provocata dal credit crunch anglo-americano, l’appello al rilancio che viene dalle istituzioni, dai media e dall’opinione pubblica, converge sul rafforzamento dei fattori meno volatili, sulla produzione industriale di qualità, sulle tecnologie, e punta a valorizzare il capitale culturale e paesaggistico in quanto veicolo di immagine e occasione per creare reddito. In definitiva, punta a un ritorno ai territori – ha commentato Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, presentando i dati della ricerca.
L’indagine del Censis presso un campione di testimoni privilegiati rappresentativo di realtà d’eccellenza evidenzia che l’elemento che più contribuisce a determinare la qualità di un territorio è il capitale umano: il 48% segnala al primo posto il dinamismo imprenditoriale, il 40% la qualità delle risorse umane e il 35,5% la validità della classe dirigente locale. Tra gli elementi che invece ostacolano il territorio spiccano le inefficienze organizzative: per il 46,7% pesano le carenza infrastrutturali, per il 41,2% la miopia delle classi dirigenti politiche e imprenditoriali, per il 36,8% la mancanza di collaborazione tra i soggetti locali, per il 24,2% il cattivo funzionamento delle amministrazioni pubbliche locali.
L’essere un contesto connotato da solide caratterizzazioni produttive, culturali, ambientali o turistiche, l’avere un’immagine consolidata, l’essere stato protagonista negli ultimi anni di importanti fenomeni di crescita sotto il profilo relazionale e produttivo, non sono bastati a mettere i territori d’eccellenza completamente al riparo dalla crisi. Il 40% dei testimoni locali interpellati dichiara che la crisi ha colpito pesantemente la propria area. Tuttavia, per quasi l’80% alla fine il territorio uscirà bene dall’attuale congiuntura. La strada per favorire il successo della propria area, prima ancora della relazionalità con altri territori (indicata dal 10,4% del campione) o della salvaguardia del patrimonio di risorse ambientali e culturali (12,1%), o ancora dell’incremento dell’efficienza (11,5%), è per il 62,6% degli intervistati la capacità di innovare, vero brand pivot dell’eccellenza. (Giampiero Castellotti)

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