Testicoli in “fumo”: colpa delle canne?



Testicoli in "fumo": colpa delle canne?

ROMA – Una tegola sull’antiproibizionismo. Secondo una ricerca del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle (Usa), condotta su 369 uomini dai 18 ai 44 anni con cancro ai testicoli e su 979 persone sane, esiste un legame tra un utilizzo frequente o prolungato di marijuana e l’aumento del pericolo di tumore ai testicoli. La ricerca, pubblicata sul numero del 9 febbraio della rivista "Cancer", rileva che tra i consumatori abituali di marijuana il rischio raddoppia rispetto ai coetanei che non hanno mai fumato uno spinello.
Secondo lo studio, il primo che indaga sul legame tra marijuana e questo tipo di tumore, consumare "canapa indiana" comporta un 70% di pericolo in più, che arriva a far raddoppiare il rischio di ammalarsi di cancro ai testicoli a chi la fuma regolarmente (almeno una volta la settimana) o fin da giovanissimo.
Cominciare a fumare cannabis prima dei 18 anni aumenta il rischio di cancro perché il principio attivo contenuto nella sostanza stupefacente agirebbe negativamente sulle cellule ancora immature dei testicoli, trasformandole in tumorali negli anni successivi. Secondo Janet Daling, tra gli autori della ricerca, la pubertà rappresenta un periodo di maggiore vulnerabilità ai fattori ambientali, come le sostanze chimiche presenti nella marijuana. Proprio dalla scoperta che i testicoli sono uno dei pochi organi dell’organismo ad avere i recettori della tetrahydrocannabinolo (THC), principale sostanza psicoattivattiva contenuta nella droga, ha preso l’avvio la ricerca scientifica. A confermare la scoperta, l’aumento dei casi di cancro testicolare dagli anni cinquanta in poi, trend in linea con la diffusione dell’uso della marijuana a partire dallo stesso periodo.
Sotto osservazione soprattutto una forma di tumore a progressione veloce chiamato nonseminoma, che riguarda circa il 40% dei casi di neoplasia testicolare ma che tende soprattutto a colpire ragazzi tra i 20 e i 30 anni. In Gran Bretagna, come riporta il quotidiano "The Guardian" a corredo della ricerca, ogni anno si registrano più di 1.900 nuovi casi, ma per fortuna la sopravvivenza è alta: nove pazienti su dieci rispondono bene alle terapie.
L’altro tipo di tumore testicolare, il seminoma, è più frequente, con un’evoluzione più lenta e interessa generalmente uomini tra i 30 e i 40 anni.
In Italia questo genere di neoplasie interessa un migliaio di persone l’anno ma in stragrande maggioranza giovani. Solo l’1% interessa persone sopra i 40 anni.
"Quello che è importante far capire ai ragazzi – sottolineano gli autori della ricerca – è, soprattutto, che si sa ancora molto poco delle conseguenze a lungo termine del fumo di marijuana, specialmente per chi ne fa un uso massiccio. Quindi è un "divertimento" azzardato, di cui è bene conoscere i pericoli".
"Già sospettata da tempo di compromettere la fertilità maschile, la marijuana (ad alte dosi, per uso frequente o prolungato) è stata da più studi ritenuta colpevole anche di effetti collaterali sulla psiche, sul sistema endocrino, sul cuore e sulla circolazione, nonché causa di alterazioni psicomotorie – spiega Vera Martinella della Fondazione Veronesi. "I fattori di rischio certi della malattia includono il criptorchidismo (la mancata discesa dei testicoli nello scroto), lo sviluppo anormale delle ghiandole genitali e la familiarità – continua la Martinella. "L’auto-palpazione, così come avviene per il tumore al seno nelle donne, è fondamentale per ottenere una diagnosi precoce. La presenza di un nodulo oppure l’indurimento di un testicolo rispetto all’altro deve suonare come campanello d’allarme e consigliare di ricorrere all’aiuto dello specialista".

(G.C.)

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