Federalismo da poste italiane



ROMA – Saranno gli effetti del vento di federalismo. O il credo dell’urbanizzazione continua. Che va tanto di moda. Fatto sta che questo 2009 segna un evento storico per il nostro Belpaese: l’ufficializzazione di un’Italia di seria A e di una di serie B. Messa nero su bianco.
A stilare l’elenco delle “località disagiate”, tra l’altro aggiornato mensilmente, sono le Poste italiane. O meglio, una società del Gruppo Poste italiane, la Sda Express Courier, noto corriere espresso entrato a far parte delle Poste Italiane nel 1998. Un lavoro effettuato non per interessi sociologici o per interessi di ricerca statistica. Per interessi e basta. O, per i più pignoli, per interessi diciamo “economici”.
Il ragionamento è semplice: per consegnare il pacco in una località lontana dal centinaio di centri operativi di cui Sda dispone in Italia, la società è costretta a spendere più soldi. Ergo, il cliente deve pagare di più. Verrebbe spontaneo domandarsi: ma per consegnare il pacco a chi abita nella stessa strada del centro operativo le spese sono ridotte? C’è insomma diritto allo sconto? No, non è previsto.
Da qui l’elenco delle località “cattive”, pardòn “disagiate”, in quanto poste su isole, in laguna o in montagna. L’aria buona, il paesaggio, la tranquillità non valgono. Sono “disagiate” e basta. Lo dicono le Poste. Ma non solo. L’essere “disagiate” equivale semplicemente all’essere lontane dai centri operativi dell’Sda.
Così, se è “disagiato” vivere nella splendida Capoliveri, all’Elba, o alle Tremiti, ad Anacapri o all’isola d’Ischia, a Filicudi o nella povera Lampedusa, cui ci mancava anche questa, non si capisce cosa c’entrino in questo elenco la città di Bojano, in Molise, tra l’altro nemmeno montana, affiancata da una serie di altre cittadine molisane, da Casacalenda a Riccia, da San Massimo a Trivento, coperte da una normale rete stradale.
Fondamentalismo anti-sannita? Macché. Se mal comune è mezzo gaudio, i cugini abruzzesi non se la passano meglio. Qui l’elenco è impietoso: da Acciano ad Arsita, da Bisenti a Bugnara, da Calascio a Campotosto, da Cansano a Carapelle, da Casteldiieri a Castelvecchio Calvisio, da Cermignano a Cerqueto del Tronto, da Civitella Casanova a Colledara, da Crognaleto a Fagnano, da Fontecchio a Gagliano Aterno, fino a Giuliopoli, che con quel nome meriterebbe un po’ più di rispetto. E se la rockstar Madonna volesse mandare un pacco ai parenti di Pacentro, nessuna pietà: anche per lei tariffa maggiorata. Ed ancora Rocca Pia, Rocca Santa Maria, San Benedetto in Perillis, la trendyssima Santo Stefano di Sessanio, dove ha casa Fisichella, fino Valle Castellana e Villa Sant’Angelo.
Non è questione di regioni, insomma. Ma di ragioni. Economiche. L’elenco, spietato, comprende centri di tutta Italia, da Nord a Sud.
La “colpa” più frequente è di essere ubicati in montagna (ma non solo). Anche se questa montagna si chiama Monte Amiata, gioiellino della Toscana, o Monte San Vigilio, turismo a iosa nel cuore dell’Alto Adige. Il parametro dell’eccellenza turistica serve a poco quando si tratta di far quadrare i conti.
Così Sda non vuole sentire ragioni: per le località “disagiate” dallo scorso primo gennaio “si applica un supplemento aggiunto alla tariffa base”. A tutti i servizi nazionali Sda, ad esclusione del Golden Service. Motivo? “Zone difficili e onerose da raggiungere” specifica la società. E minimizza: “Le località su cui si applica il supplemento rappresentano una percentuale esigua rispetto alla copertura totale dei servizi Sda”. Una volta sarebbe stato sufficiente applicare tariffe uguali sulla media delle distanze. Anzi, in una logica da welfare, il “disagiato” sarebbe stato aiutato, il sovracosto spalmato sulla globalità degli oltre ottomila comuni. Si sarebbe, insomma, trovata una soluzione equa.
Oggi non è più così. E’ il libero mercato, signori. La quantità straccia la qualità. “Ottimizzare” è il verbo divino.
Un esempio? Quando il corriere postale non trova il destinatario nella propria abitazione, lascia un adesivo con un invito a chiamare un numero telefonico per fissare un nuovo appuntamento. La telefonata, naturalmente, non è gratuita (la maggior parte delle società usa i prefissi 199), garantendo un ricavo allo stesso corriere. Che guadagna, in questo caso, sia dal mittente sia dal destinatario.
Insomma, niente è lasciato al caso. Figuriamoci poi quando si tratta di soldi. E le crociate dei piccoli comuni, in perenne lotta per la propria sopravvivenza, vengono ridimensionate a fenomeni di tenero folklore. Mentre molti rappresentanti delle cosiddette associazioni di consumatori sono impegnati a fare campagna elettorale.
Non ci lamentiamo, poi, se intere colline vengono giù. E’ uno scotto da pagare all’abbandono dei piccoli centri.
La questione dei “pacchi” non è di poco conto. Riguarda, infatti, non solo il ricevimento di corrispondenza dall’esterno, ma anche l’acquisto di beni tramite corriere, consuetudine utilizzata più frequentemente proprio da chi vive in provincia. Cioè, se una famiglia di Agerola, vicino Napoli, volesse acquistare un mappamondo della Oregon Scientific, deve pagare non dieci ma quindici euro per le spese di spedizione. Tanto che la ditta propone di acquistare due mappamondi per pagare una sola spedizione. E questa differenzazione, a catena, sta investendo gran parte del commercio elettronico.
Rimane la curiosità per alcuni Comuni inseriti nell’elenco. Ad esempio, nuovamente, la città di Bojano. Certo, un po’ “disagiata” lo è per le ferrovie molisane che non sono proprio il massimo. O forse perché i corrieri devono affrontare l’inflazionato odore di latticini. Ma è proprio la scelta delle categorie offerte dall’Sda per i centri “disagiati” che crea smarrimento: Bojano è “isola minore”, “passo montano” o “laguna veneta”? Che l’esercito di Borghezio abbia già oltrepassato il Matese? (Giampiero Castellotti)

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