Scuola: gay i più discriminati



Scuola: gay i più discriminati

ROMA – Gli omosessuali sono gli studenti più discriminati nella scuola italiana superiore. E’ il risultato di una questionario distribuito a 862 studenti – 354 femmine e 488 maschi – di cinque scuole romane dalla storico circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli”, di cui è presidente la campobassana Rosanna Praitano. Il lavoro è stato presentato ieri presso l’istituto tecnico commerciale e geometri “Alberti” all’Eur, una delle scuole coinvolte nella ricerca. Secondo gli intervistati, la discriminazione a scuola scatta nel 70,8% dei casi contro omosessuali, nel 60,1% dei casi contro ragazzi i cui comportamenti non sono ritenuti conformi al genere di appartenenza, nel 60,0% dei casi contro stranieri, nel 59,7% dei casi contro ragazzi in sovrappeso, nel 59,2% dei casi contro chi ha comportamenti non conformi al gruppo. L’estetica, insomma, gioca un ruolo essenziale. Acquisisce quindi rilievo – spiegano gli esperti del circolo – il tema delle diversità nella sua globalità: culturale, di razza, di aspetto fisico. Il 58% degli studenti intervistati ritiene che nella propria scuola si verifichino episodi di bullismo. La violenza e la discriminazione sono attribuite principalmente a studenti maschi, 82,3%, e in misura minore alle studentesse, 43,3%. Si evidenzia inoltre un giudizio negativo, nella percezione degli intervistati, sul bullismo e un’associazione con condizioni di disagio, come la dipendenza dalle droghe (59,1%) e la scarsa coesione del nucleo familiare di appartenenza (56%). L’espressione di solidarietà e vicinanza alla vittima viene percepita dagli studenti come un valido e realistico strumento di reazione al bullismo: il 28,9% degli intervistati parla con la vittima, il 21,7% parla con il responsabile dell’atto di discriminazione o di violenza, il 17,6% parla con i genitori, il 14,0% parla con tutti i coinvolti e l’8,3% parla con il dirigente scolastico. Non si attribuisce un ruolo di arbitro agli adulti e alle istituzioni, forse ritenuti incapaci di intervenire. Solo il 16% afferma di aver subito atti di violenza e discriminazione, mentre il 30% ricorda di aver messo in atto il bullismo: gli studenti sembrano aver pudore di denunciare di esserne stati vittime, perché tale condizione è percepita come uno stato di debolezza. Quanto ai valori di riferimento, gli intervistati sembrano dare importanza all’aspetto esteriore e all’apparire e ritengono che, per avere successo nelle relazioni, conti nel 44,3% dei casi la bellezza, nel 37,7% un abbigliamento alla moda e appena nel 7% un rendimento scolastico positivo. Per il 67,5% degli studenti, coraggio vuol dire “credere in ciò che si è e in ciò che si fa”. Mentre la tendenza generale delle risposte al questionario – spiega in una nota il circolo Mario Mieli – mostra l’importanza di essere uguali al gruppo, la difficoltà e in alcuni casi il terrore di essere diversi, dalla valutazione del significato del termine coraggio risulta che, almeno in termini di aspirazione personale, gli studenti pensano che la capacità di crescita sta nell’essere se stessi e nell’essere liberi, anche dai condizionamenti del gruppo. I dati emersi dalla ricerca guideranno gli interventi della terza edizione del progetto “Smontiamo i bullismi, impariamo a convivere” giunto alla terza edizione e che avrà luogo tra febbraio e aprile 2009.

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