Università della Gelmini: ecco cosa cambierà



Università della Gelmini: ecco cosa cambierà

ROMA – Il decreto Gelmini di riordino del sistema universitario è legge. La Camera lo ha approvato definitivamente con 281 voti a favore, 196 contrari e 28 astenuti. Le novità riguardano innanzitutto il reclutamento di professori e ricercatori, dove si darà maggiore peso ai sorteggi. Le commissioni che giudicheranno gli aspiranti professori universitari di prima e seconda fascia saranno infatti composte da quattro professori. E questi saranno sorteggiati da un elenco di commissari, eletti a loro volta da una lista di ordinari del settore oggetto del bando e da un professore ordinario nominato dalla facoltà che ha richiesto il bando. Quelle che invece giudicheranno i ricercatori, in attesa di un riordino organico del sistema di reclutamento di questo comparto, saranno composte da un professore associato nominato dalla facoltà che richiede il bando e da due professori ordinari sorteggiati da una lista di commissari eletti tra i professori appartenenti al settore disciplinare oggetto del bando. La valutazione dei candidati, assicurano al ministero, avverrà secondo parametri riconosciuti anche in ambito internazionale. Per quanto riguarda le assunzioni di docenti, però, gli atenei con una spesa per il personale superiore al 90% dello stanziamento statale non potranno effettuarne di nuove. Per i ricercatori, invece, il blocco del turn over (a quota 20% nelle altre amministrazioni) viene elevato al 50%. Alcune misure contenute nel decreto Gelmini, secondo i calcoli del ministero, permetterebbero l’assunzione di quattromila nuovi ricercatori. In particolare il fatto che gli enti di ricerca sono esclusi dal blocco delle assunzioni, entrato in vigore per tutte le amministrazioni pubbliche; che almeno il 60% delle assunzioni dovrà essere riservato ai nuovi ricercatori; che i concorsi per ricercatore già banditi, che interessano circa 2.300 unità, sono esclusi dal turn over. Piccola rivoluzione anche nei finanziamenti: il 7% del Fondo del finanziamento ordinario e del fondo straordinario della Finanziaria 2008 sarà distribuito alle università giudicate migliori secondo parametri di valutazione Civr (Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca) e Cnvsu (Comitato nazionale valutazione del sistema universitario). Tra i parametri di giudizio rientreranno l’offerta formativa, la qualità della ricerca scientifica, efficacia ed efficienza delle sedi. Incremento di 135 milioni di euro per le borse di studio e l’esonero dalle tasse universitarie, misure destinate sempre a ragazzi meritevoli e privi di adeguati mezzi economici. Secondo i dati ministeriali oggi usufruirebbero di questi due strumenti sociali circa 140mila ragazzi, ma 40mila idonei rimarrebbero esclusi materialmente dai provvedimenti. Sul fronte dei finanziamenti, 65 milioni di euro vengono stanziati per nuove strutture per l’anno in corso, finalizzati anche a realizzare 1.700 posti letto in più per studenti universitari. Per quanto riguarda la carriera, secondo il trend dei provvedimenti anti-fannulloni, i docenti universitari dovranno dimostrare di aver effettuato ricerca scientifica. Le pubblicazioni saranno certificate da un’anagrafe nazionale aggiornata annualmente dal ministero. Si comincerà con gli scatti biennali che matureranno dal primo gennaio 2011. Una norma, infine, interessa il rientro dei “cervelli” italiani all’estero: gli atenei potranno procedere alla copertura di posti tramite la “chiamata diretta” di studiosi “stabilmente impegnati all’estero”. Se il ministro Maria Stella Gelmini esprime grande soddisfazione per la conversione definitiva in legge, da parte della Camera, del decreto da lei proposto, sottolineando come “si valorizzi il merito, si premino i giovani, si affermi la gestione virtuosa degli atenei introducendo più trasparenza nei concorsi all’università per diventare professori o ricercatori”, tre pilasti “da cui non si potrà prescindere”, parole critiche invece dal Marina Sereni, vicepresidente dei deputati Pd, che parla di “occasione mancata”. La Flc-Cgil critica in particolar modo l’introduzione, in via operativa, della figura del ricercatore a tempo determinato. “C’e da attendersi che gran parte del futuro reclutamento in accesso avverrà attraverso questa forma, introducendo quindi ulteriori elementi di precarietà in un universo già pulviscolare – si legge in una nota sindacale.
(G.C.)

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