Toh guarda, la Befana



ROMA – In epoche d’immagini lustrinate, la Befana è un simbolo di resistenza: niente silicone, capi d’abbigliamento passati di moda e dimessi, doni da pranzo alla Caritas, spostamenti sostenibili grazie all’ecologissima scopa e l’arrivo proprio in zona Cesarini delle feste natalizie, quando rimangono ore centellinate per “sfruttare” gli ultimi giocattoli o per abbottarsi di dolci. Se per la mobilità terrestre utilizzasse la bicicletta sarebbe l’optimum. Eppure la vecchina, un po’ fata e un po’ più strega, proprio per queste sue caratteristiche anomale e d’altri tempi rappresenta un unicum per bambini abituati agli effetti speciali. Ecco perché la Befana, che solo qualche anno fa sembrava sulla vita del tramonto, pugnalata persino come festività da uno dei tanti governi Andreotti, riscuote un particolare fascino festaiolo. Nonostante il freddo polare che di solito accompagna il 6 gennaio. Qui il consumismo non può spingersi troppo oltre, come ha fatto con il purpureo Babbo Natale, offerto in tutte le salse. Per cui nelle città si riscopre il piacere di adunate un po’ carnascialesche nel nome della Signora delle calze non firmate e dei camini senza marmi. Per non parlare delle vecchie scope che resistono alle più diaboliche lucidatrici. A Roma, ad esempio, è tutto un pullulare di manifestazioni. Da quelle tradizionali, come il rito della passeggiata tra le bancarelle di piazza Navona o il corteo folcloristico in via della Conciliazione, a San Pietro, a quelle di nuovo conio, tutte nel pomeriggio, come la sfilata di figuranti tra San Giovanni e piazza Vittorio, l’esibizione degli artisti di strada a Villa Borghese, la maratona benefica con personaggi dello spettacolo, della cultura e dello sport a Palazzo Valentini. Feste gratuite anche nei teatri, ad esempio in quelli di Tor Bella Monaca (ore 16) e del Quarticciolo (ore 18). Serata in musica nella Basilica dei Santi Apostoli, con “Ab Oriente venerunt magi”, e a Santa Maria Sopra Minerva, con l’orchestra Nova Amadeus. Festeggiamo la Befana, allora. Prezioso pezzo d’antiquariato. Perché oggi i Re Magi, diretti a portare i doni a Gesù Bambino, non chiederebbero informazioni alla vecchina ma utilizzerebbero un “comodo” navigatore satellitare. Pardòn, un “tom tom”. Salvo poi finire a Nazareth, in Israele, anziché a Betlemme, in Palestina. Il rischio di qualche missile sulla testa.

(G.C.)

(la foto nell’home page è della parrocchia di Sant’Antonio a Sassuolo)

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