ROMA – La molisana Isernia è il Comune più virtuoso d’Italia. In cassa ha una media di 577 euro da spendere per ogni cittadino. A seguire Brescia, con circa 100 euro. Bene anche Mantova e Vicenza che registrano non solo gestioni sempre positive ma addirittura miglioramenti nell’amministrazione delle risorse.
Sono i risultati, in un certo senso sorprendenti, di una ricerca compiuta dal Centro studi sintesi di Venezia, organismo che si occupa in particolare di analisi della finanza locale.
Nel periodo sotto osservazione, tra gli anni 2003 e 2007, sono emerse buone prassi soprattutto nelle province più piccole. Il capoluogo molisano che ha conquistato il primato è infatti anche il meno popoloso d’Italia con appena 21mila abitanti. Anche il miglioramento dei conti si registra soprattutto nelle città medio piccole. Brescia, che rappresenta un po’ un’eccezione, si segnala per un’ottima amministrazione anche nel lungo periodo: la gestione corrente è sempre stata positiva, realtà analoga a soli nove Comuni in totale.
Una quarantina i Comuni capoluogo in attivo, con una media di 42 euro da spendere per ogni cittadino. I più sono al Nord. Cinquantotto invece quelli che hanno sforato, in media di 47 euro per ogni cittadino. In coda alla classifica ci sono le città di Catania (con un pesantissimo dissesto finanziario), che ha debiti correnti per 339 euro ad abitante. Quindi Trento con 184 e Lecce con 147 euro per ogni abitante.
Da registrare un miglioramento generale della situazione. La spesa media degli enti locali era nel 2005 di 108 euro di spesa ogni 100 di entrate, alla fine del periodo preso in considerazione erano "solo" 101. Ma la riduzione delle spese spesso equivale a minori investimenti. Per cui chi è a fondo classifica si difende dicendo di aver investito risorse economiche per il futuro.
Sono i risultati, in un certo senso sorprendenti, di una ricerca compiuta dal Centro studi sintesi di Venezia, organismo che si occupa in particolare di analisi della finanza locale.
Nel periodo sotto osservazione, tra gli anni 2003 e 2007, sono emerse buone prassi soprattutto nelle province più piccole. Il capoluogo molisano che ha conquistato il primato è infatti anche il meno popoloso d’Italia con appena 21mila abitanti. Anche il miglioramento dei conti si registra soprattutto nelle città medio piccole. Brescia, che rappresenta un po’ un’eccezione, si segnala per un’ottima amministrazione anche nel lungo periodo: la gestione corrente è sempre stata positiva, realtà analoga a soli nove Comuni in totale.
Una quarantina i Comuni capoluogo in attivo, con una media di 42 euro da spendere per ogni cittadino. I più sono al Nord. Cinquantotto invece quelli che hanno sforato, in media di 47 euro per ogni cittadino. In coda alla classifica ci sono le città di Catania (con un pesantissimo dissesto finanziario), che ha debiti correnti per 339 euro ad abitante. Quindi Trento con 184 e Lecce con 147 euro per ogni abitante.
Da registrare un miglioramento generale della situazione. La spesa media degli enti locali era nel 2005 di 108 euro di spesa ogni 100 di entrate, alla fine del periodo preso in considerazione erano "solo" 101. Ma la riduzione delle spese spesso equivale a minori investimenti. Per cui chi è a fondo classifica si difende dicendo di aver investito risorse economiche per il futuro.
(A.N.)
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