Un molisano a Napoli



ROMA – Questione morale e soprattutto posti. "Con la colla" ironizza qualcuno. La rissa tra dipietristi è andata in scena durante l’esecutivo nazionale del partito a palazzo Valdina, che ha riunito tutta la squadra parlamentare dipietrista e tutti i consiglieri regionali Idv. E stavolta l’energico leader ha preferito stare a guardare, prendere appunti. Sembra che abbia sentenziato: "I nostri nemici li abbiamo di fronte, non seduti accanto: dobbiamo restare uniti e non beccarci tra di noi". Ma i gregari si beccano eccome. Se le dicono di santa ragione.

La "questione Campania" ha surclassato le questioni al tappeto, la vigilanza Rai ("L’Idv rientrerà in vigilanza solo dopo la nomina del Cda – assicura Di Pietro), le europee (sì al 4%, forti degli ultimi sondaggi), il federalismo, le alleanze, la legge elettorale. Tutta roba di secondo piano rispetto alla bufera che sta passando sull’Italia dei valori "made in Campania". Nella regione di Bassolino l’Idv perde pezzi, registra durissimi scontri interni. Molti amministratori si stanno autosospendendo dal partito, ponendo con forza la questione morale.

Uno dei più irascibili è Francesco Barbato, che da tempo chiede a Di Pietro di fare pulizia nel partito in Campania. Presente all’esecutivo, più volte interrotto soprattutto dal deputato Gabriele Cimadoro, cognato di Di Pietro, ma anche dalla deputata bresciana Silvana Mura, eletta in Emilia-Romagna, ce l’ha soprattutto con il coordinatore regionale Nello Formisano e con il capogruppo al consiglio regionale Nicola Marrazzo. Barbato ha pure redatto un dossier sulla questione morale nell’Idv. Ma, accusano i colleghi di partito, se lo tiene tutto per sé, certi che si tratti di roba vecchia di vent’anni. Barbato è un "esibizionista", capace solo di coltivare "la cultura del sospetto", replica chi è stato chiamato in causa. Ma Barbato non è tenero con il "capo", con Tonino il molisano: "Lui mescola merda e cioccolato".

L’esecutivo nazionale fa affiorare i "mal di pancia". La questione Americo Porfidia, l’onorevole Idv indagato per camorra, assente all’esecutivo. Ma Di Pietro è tranquillo: "I giornali hanno fatto tanto baccano su Porfidia ma poi si è visto che non c’è niente, i miei avvocati mi hanno detto che è tutto a posto".

Ma il vero bubbone è la questione Napoli. Il leader dell’Idv è stato chiaro: sfiducia a Bassolino e Iervolino. "L’Idv non accetterà compromessi con il centrodestra – ha detto nei giorni scorsi Di Pietro. "Non ci faremo abbindolare dalle ipocrisie del centrodestra, che adesso presenta mozioni di sfiducia dopo avere preso accordi sottobanco". Ma nel partito i malumori crescono. Rimane un mistero, ad esempio, perché circa un anno fa, gennaio 2008, quando Nello Formisano e lo stesso Di Pietro annunciarono la mozione di sfiducia per Bassolino, alla prova dei fatti l’Italia dei valori decise per l’astensione.

Caustico il consigliere comunale Carlo Migliaccio: "Se Di Pietro non affronta in Campania la questione di Formisano e di Marrazzo non andiamo da nessuna parte. Spiega: "Marrazzo è presidente della commissione bilancio e non si è mai dimesso, nonostante il presidente abbia chiesto a tutti nel partito di abbandonare i posti di responsabilità. Di più: dopo aver approvato il bilancio della giunta, la settimana scorsa, grazie a Bassolino, Marrazzo ha portato a casa due nomine di persone a lui strettamente vicine, Salvatore Pallara all’Asl Napoli 3 e Cosimo Boemi, all’azienda universitaria Federico II". Insomma, insiste, i consiglieri non comprendono questo accanimento contro la Iervolino "mentre in Regione i consiglieri dell’Italia dei valori continuano a incamerare incarichi e nomine".

L’altro consigliere comunale dell’Idv, Raffaele Scala, è sulla stessa linea: "Noi chiediamo pulizia nel partito ma nel momento in cui poniamo la questione morale nell’Italia dei valori in Campania, l’obiettivo viene spostato sulla sfiducia alla giunta Iervolino. Questo non possiamo accettarlo, né lo capiamo. In fondo eravamo già autosospesi dal partito e, dunque, rimaniamo coerenti. Se si fa chiarezza sulla questione morale e si puliscono le liste per le amministrative io presento anche dieci mozioni e vado a raccogliere le firme in piazza contro Bassolino, come ho già fatto per il lodo Alfano. Ma così no".

Entrambi tagliano corto: "Se il presidente continua su questa linea significa che ce ne andremo, in fondo ci siamo già autosospesi e quindi ci comporteremo con coerenza".

Atteggiamento che ha portato alla mancata "scomunica" della Iervolino: ci sarebbero volute 24 firme su 61 ma sono mancati proprio i due consiglieri dell’Idv, che sommati ai 22 del centrodestra avrebbero permesso la sfiducia. I due si giustificano: "Sarebbe apparso come uno spostamento a destra dell’Italia dei valori".

Eppure Di Pietro è stato chiaro: "I nostri consiglieri regionali e comunali dovranno presentare rapidamente la sfiducia contro le giunte Bassolino e Iervolino perché la linea di demarcazione dell’appartenenza o meno al partito passa attraverso questo atto politico". 

Cinico Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato: "Gli uomini dell’Italia dei valori non mollano gli incarichi perché sono attaccati alle poltrone".

(G.C.)

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