Dopo il randagismo è emergenza cinghiali



Dopo il randagismo è emergenza cinghiali

ROMA – Ormai è un’emergenza nazionale che riguarda, oltre alle zone rurali, anche alcune città. Il soprannumero di cinghiali è una vera e propria calamità, l’espansione demografica è incontenibile. L’animale, che si riproduce frequentemente (una femmina può mettere al mondo anche dodici cuccioli in un anno), talvolta attacca l’uomo, distrugge coltivazioni, assale allevamenti, provoca incidenti stradali trasmette malattie agli animali domestici, soprattutto le zecche. Il fenomeno sta degenerando, con ricadute anche economiche.

Oltre alla crescita di numero, c’è il problema degli esodi: abbandonano gli habitat naturali, sempre meno "accoglienti" causa soprattutto le emergenze ambientali, preferendo le zone meno aride e dove è più facile reperire nutrimento.

A Genova, ad esempio, nel mirino della polizia provinciale ci sono almeno 15mila cinghiali che invadono ormai le periferie del capoluogo ligure, rovistando intorno ai cassonetti a caccia di cibo. E’ il fenomeno dell’adattamento di molte specie faunistiche agli stili delle nostre metropoli, come sta avvenendo per pappagalli e gabbiani.

Situazioni analoghe vengono segnalate in provincia di Torino, specie a Ivrea (a Samone una famiglia di cinghiali ha divelto la vetrata antisfondamento della farmacia), in provincia di Pavia (nel solo territorio di Cecima ce ne sarebbero oltre 200 esemplari, per la disperazione del sindaco che riceve continue segnalazioni di danni), in Veneto, in Umbria, in Abruzzo. Nella sola provincia di Terni nel 2008 sono stati abbattuti 760 cinghiali.

Anche in Molise la situazione è diventata insostenibile. La Provincia di Campobasso, a causa dell’alto numero di danni provocati da questi animali, sta predisponendo un piano che prevede la cattura degli esemplari in soprannumero e il loro trasferimento in altre aree. La parte operativa sarà attuata dalle associazioni venatorie. Nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise i danni non mancano e l’ente parco ha dovuto avviare una serie di incontri per realizzare recinzioni, anche con la possibilità di compiere catture programmate.

A causa della situazione, si stanno moltiplicando in tutta Italia i piani d’intervento che vedono coinvolti guardie, operatori venatori, cacciatori. Per la cattura dei cinghiali si utilizzano diverse tecniche tra cui la cosiddetta "postazione fissa" e la cosiddetta "girata", attuata da gruppi specializzati e da cani.

La situazione dei cinghiali è anche collegata a due attività, una legale, la caccia, l’altra illegale, il bracconaggio. I cacciatori si lamentano del basso numero di giornate in genere concesse per la caccia al cinghiale. Ciò alimenterebbe anche il fenomeno del bracconaggio, legato in primo luogo agli interessi economici inerente al consumo delle carni di caprioli, daini, cervi e, appunto, cinghiali, tra l’altro non controllate a livello sanitario. Oltre all’uso di armi e munizioni, è frequente la sistemazione di trappole, come i lacci in corda di acciaio che soffocano gli animali. Si tratta naturalmente di illeciti di natura penale.

(Antonella Cifelli)

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