Dai Sanniti alla grande Roma



ROMA – La suggestiva mostra "Il divo è tratto. A passeggio con Gilles Chaillet tra segni e disegni nella Roma dei Cesari", aperta fino al primo marzo 2009 al museo della civiltà romana all’Eur, può costituire l’occasione per visitare questo decentrato ma interessante museo che riunisce nelle sue sale una ricca e straordinaria esposizione dei vari aspetti dell’antichità romana, documentata nella sua completezza tramite l’accostamento di calchi, plastici e ricostruzioni di opere conservate in musei di tutto il mondo e di monumenti da tutta l’area dell’impero romano.

Se la mostra è incentrata sull’interesse che l’antichità romana ha suscitato in Gilles Chaillet, autore di disegni che esaltano la città attraverso il rigore di un segno grafico che cura, quartiere per quartiere, edificio per edificio, finestra per finestra, ogni minimo particolare e dettaglio, il museo è la prova del fascino che la civiltà dell’antica Roma può riscuotere in visitatori di ogni età. Non a caso in occasione dell’esposizione di Chaillet vengono organizzati stimolanti laboratori per bambini, oltre a visite guidate anche animate da comparse vestite da antichi romani.

 

La seduzione è rafforzata anche dal maestoso complesso che ospita il museo, progettato dagli architetti Aschieri, Bernardini, Pascoletti e Peressutti (vincitori di uno dei concorsi banditi per la costruzione degli edifici più rilevanti dell’Esposizione Universale di Roma nel 1942), ispirato a quel classicismo di impronta scenografica che ha caratterizzato buona parte dell’architettura fascista.

Il complesso architettonico si articola in due corpi paralleli, ognuno caratterizzato da un ingresso monumentale preceduto da un corridoio fiancheggiato da solenni colonne in travertino, e in un porticato sempre a colonne di travertino, che delimita e fa da sfondo scenografico alla piazza circoscritta dalle strutture. Alla staticità dello spazio esterno si contrappone il dinamismo dello spazio interno, articolato in una sequenza irregolare di sale di diversa ampiezza.

Qui, in oltre 12mila metri quadrati, si succedono le sale (con un’altezza media di dieci metri): le prime 14 offrono una sintesi storica di Roma dalle origini (ovviamente grande spazio a Romolo e Remo) fino al VI secolo dopo Cristo. Dominano i popoli italici, Sanniti compresi. Quindi la sezione dedicata al Cristianesimo.

Le rimanenti sale documentano la civiltà romana nei suoi vari aspetti, da quelli riguardanti le attività pubbliche a quelli incentrati nella vita quotidiana.

Il museo della civiltà romana è suddiviso in 59 sezioni e si compone in massima parte di riproduzioni: calchi di statue, di busti, di iscrizioni, di rilievi e di parti di edifici a grandezza naturale; plastici estremamente interessanti, che ricostruiscono monumenti e complessi architettonici di Roma e delle provincie dell’impero romano; ricostruzioni di situazioni e strumenti di ogni genere in base ai ritrovamenti archeologici, alle rappresentazioni figurate e alle descrizioni degli autori antichi; testimonianze della cosiddetta "cultura materiale" (suppellettili, oggetti di uso domestico, strumenti di lavoro e così via).

Il materiale esposto ha un grande valore documentario e didattico, particolarmente evidente nel caso delle copie di originali ormai persi o distrutti e della ricomposizione di opere antiche attualmente smembrate tra diversi musei. Le sale sono state riallestite di recente ma una gran mole di materiale è ancora accatastata in un’area non aperta al pubblico.

Del resto le opere esposte costituiscono il risultato della combinazione di quanto raccolto in diverse circostanze.

Un primo nucleo risale alla Mostra Archeologica del 1911, svoltasi nelle sale delle Terme di Diocleziano (nell’area limitrofa all’attuale stazione Termini) sotto la direzione di Rodolfo Lanciani, nell’ambito delle manifestazioni celebrative del Cinquantenario dell’Unità d’Italia. Per la manifestazione si realizzarono diversi modelli – calchi e plastici – di rilevante interesse scientifico e culturale, tanto da collocarlo provvisoriamente nell’ex convento di Sant’Ambrogio (nel 1927), quindi nell’ex pastificio Pantanella alla Bocca della Verità, trasformato all’epoca nel Palazzo dei Musei. Si venne in tal modo a costituire il Museo dell’Impero Romano che, inaugurato nel 1929, assumeva anche la connotazione di archivio e centro di studi sul mondo romano.

Un altro momento particolarmente significativo nella storia della formazione delle collezioni del museo della civiltà romana è rappresentato dalla Mostra Augustea della Romanità allestita nel 1937 nel Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale per celebrare la ricorrenza del bimillenario della nascita di Augusto. L’evento assicurò un incremento dei materiali precedentemente esposti nel Museo dell’Impero Romano. Con lo scopo di rendere permanente l’esposizione, si progettò infine la costruzione di un’idonea sede nell’ambito della grandiosa Esposizione Universale di Roma (Eur), prevista per il 1942, in occasione del ventennale del Fascismo, ma mai realizzata a causa degli eventi bellici, le opere edilizie furono interrotte e l’edificio rimase incompiuto.

L’attuale museo della civiltà romana, nella sede attuale, è stato aperto al pubblico nel 1952 in forma ridotta (una decina di sale) dopo il completamento dell’edificio con contributo della Fiat (la piazza è dedicata al fondatore Giovanni Agnelli), mentre il 21 aprile 1955 ebbe luogo l’inaugurazione con la completa apertura al pubblico.

Oggi attiguo al museo della civiltà romana si trova il Planetario.

Orario: martedì-venerdì 9.00-14.00, sabato e domenica 9.00-19.00 (orario effettuato in occasione della mostra). L’ingresso è consentito fino un’ora prima della chiusura. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio. Biglietto d’ingresso: intero € 6.50/Ridotto € 4.50. Informazioni e prenotazioni: call center culturale del Comune di Roma, tel. 060608 (tutti i giorni 9-22,30)

Museo della civiltà romana, piazza Giovanni Agnelli 10, 00144 Roma, tel. 06-5926135-5926041, fax. 06-5926135.

 

 

(Si ringrazia l’amico architetto Antonio P. per averci offerto non solo l’occasione di riscoprire questo luogo suggestivo ma anche per averci fatto tempestivamente dono delle immagini di tale scrigno di testimonianze storiche)

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