Per l’agricoltura è crisi pesante



Per l’agricoltura è crisi pesante

ROMA – E’ sempre più nera la situazione dell’agricoltura italiana. Un’impresa su tre è a rischio. I bilanci aziendali sono sempre più “in rosso”. Nel 2009, senza immediati e straordinari interventi a sostegno degli agricoltori, oltre 50 mila aziende possono chiudere i battenti e più di 2 milioni di ettari di terreni coltivati sono in grave pericolo.
Questo il grido d’allarme lanciato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori durante il grande sit-in a Roma, in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei deputati.
I motivi di tale possibile tracollo vanno dai costi produttivi sempre più pesanti agli oneri contributivi e burocratici opprimenti, dai prezzi sui campi in continua discesa alla mancanza di finanziamenti per il Fondo nazionale di solidarietà per le calamità naturali. Ma sul tappeto c’è anche la proroga per la fiscalizzazione degli oneri sociali ferma ancora al 31 marzo 2009 e un decreto sulle quote latte che la maggior parte degli agricoltori giudica “inaccettabile”.
“Negli ultimi dieci anni circa 500 mila imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagna e svantaggiate, hanno chiuso i battenti – conferma il presidente della Cia. “Solo nel 2008 più di 20 mila sono andate fuori mercato. Il rischio è che nei prossimi tre-quattro anni, altre 250 mila aziende rischiano di cessare l’attività. Senza interventi mirati e straordinari sarebbe una tragedia per l’intero settore”.
La Cia attacca anche il governo. “Il suo silenzio nei confronti dei gravi problemi del mondo agricolo è disarmante – aggiunge Politi. “Siamo in una situazione non più tollerabile. In questi giorni più volte abbiamo sostenuto la necessità di misure incisive. Nessuna risposta è venuta. Per questo motivo abbiamo detto basta e abbiamo ripreso la mobilitazione sul territorio nazionale, lanciando anche un appello alle organizzazioni agricole e cooperative di fare fronte comune e avviare iniziative unitarie. Siamo tornati a scendere in piazza per far sentire, in modo vibrante, la voce della protesta degli agricoltori italiani, che sono stanchi di restare inascoltati, anche quando le questioni assumono contorni drammatici, come quelli attuali”.
Politi si lamenta del “totale disinteresse” nei confronti del settore agricolo. “A noi si dice che le risorse non ci sono. Poi, invece, vengono varati interventi importanti per il settore dell’auto, per gli elettrodomestici, per i mobili – prosegue. “Ci sentiamo presi in giro. E questo non possiamo sopportarlo oltre. Abbiamo chiesto incontri a tutte le forze politiche presenti in Parlamento per far sì che vengano predisposte misure in grado di ridare fiato agli imprenditori agricoli. Lo stesso abbiamo fatto con Regioni ed enti locali”.
Sia nella finanziaria sia nel decreto anti-crisi del governo non si trovano interventi mirati alla soluzione delle complesse questioni che oggi assillano gli imprenditori agricoli italiani, denuncia la Cia. Nonostante le ripetute sollecitazioni e il quadro preoccupante delle imprese agricole, che vedono sempre più allontanarsi sviluppo e competitività, non si sono reperite le risorse necessarie per ridare certezze e prospettive ad un settore che ora rischia di subire ulteriori effetti negativi da una crisi che si sta rivelando una delle più complesse e difficili degli ultimi trent’anni.
Le richieste della Cia sono nette: la proroga di tre anni (ora ferma al 31 marzo prossimo) degli sgravi contributivi; correzioni al decreto legge sulle quote latte durante l’iter parlamentare; riduzione, anche con interventi di carattere fiscale, dei pesanti costi produttivi; alleggerimento degli oneri burocratici; finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali.
“Dobbiamo capire che un Paese senza una valida agricoltura non ha futuro – rimarca Politi. “In altri Stati europei i problemi agricoli vengono affrontati in maniera diversa e certamente più incisiva. Non si può continuare ad ignorare una realtà grave che è sotto l’occhio di tutti. Ecco perché la nostra protesta sarà ferma e determinata. Ci battiamo con energia affinché un grande patrimonio, quale è quello agricolo e rurale dell’Italia, non vada disperso e si frammenti ulteriormente. Le conseguenze sarebbero devastanti non solo per il settore, ma anche per l’intera economia”.
La Cia in sostanza sollecita un nuovo progetto di politica agraria. E questo dovrebbe essere il compito della Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale che andrebbe promossa in tempi rapidi. Di qui la nostra sollecitazione al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia affinché sia coerente e mantenga l’impegno di avviare i lavori preparatori della Conferenza”.
Intanto si stanno moltiplicando nel territorio le manifestazioni di agricoltori. Un lungo corteo di trattori nei giorni scorsi ha bloccato il centro di Campobasso. “In dieci anni sono scomparse in Molise 4.500 imprese agricole – ha dichiarato Giuseppe Cristofaro, presidente regionale della Conferenza italiana agricoltori – occorrono più investimenti ma anche una politica che dia molta più importanza al settore”. Alla manifestazione hanno aderito anche gli iscritti di Copagri e di Confagricoltura.

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