A Roma sempre più stranieri
ROMA – Cresce sensibilmente il numero degli stranieri residenti a Roma e provincia. All’inizio del 2008 erano circa 322mila, 43.347 in più dell’anno precedente. Pari al 82,3% del totale regionale (390.993) e al 9,4% di quello nazionale. Aumentano soprattutto nei centri della provincia rispetto alla Capitale. L’incidenza sul totale della popolazione romana (7,9%), supera la media nazionale (5,8%).
Tuttavia una stima globale che tiene conto anche dei non registrati, porta a circa 404.400 le persone straniere presenti nella provincia di Roma e a circa 481 mila nel Lazio.
Sono alcuni dati contenuti nel quinto Rapporto di 432 pagine sull’immigrazione redatto dall’Osservatorio romano sulle migrazioni della Caritas diocesana di Roma.
Sul totale della popolazione, si legge nella pubblicazione, la maggior parte degli stranieri arriva direttamente dall’estero, mentre poco più di ottomila si sono trasferiti nel territorio romano da altri centri italiani. Sono circa 4.500 i nuovi nati da genitori stranieri. Circa 400 i deceduti.
Il dato più interessante sono i 45.524 minori nati in Italia e che, quindi, rientrano a pieno titolo nella “seconda generazione” dell’immigrazione, nonostante dal punto di vista giuridico continuino ad essere stranieri, alla pari dei loro genitori. In 33.434 risiedono nella città di Roma (il 73,4% di tutti i minori stranieri nati in Provincia), seguita da Guidonia Montecelio (dove il numero è di 814), Ladispoli (660), Pomezia (651), Tivoli, Fonte Nuova, Fiumicino e Anzio (oltre le 500 unità), Ardea (410).Tra i centri con più stranieri, ovviamente dopo Roma, si segnalano Guidonia con 6.244 stranieri (8% della popolazione), Fiumicino (9,1%), e Ladispoli (14,9%) con 6.000, Pomezia con 4.800, Anzio e Tivoli con 4.000, Albano, Ardea, Cerveteri, Fonte Nuova (12,5%), Marino, Nettuno e Velletri tra i 2.000 e i 3.000 residenti.
I romeni, così come avviene a livello nazionale, sono diventati il primo gruppo di immigrati per numero di residenti nella provincia di Roma con 92.258 unità, quasi un terzo dei residenti stranieri complessivi. Subito dopo i romeni, i più numerosi non sono albanesi, marocchini e cinesi, come accade nella media statistica nazionale, bensì una comunità asiatica, quella dei filippini (8% del totale), e un’altra comunità europea comunitaria, quella dei polacchi (5,6%). Tra i maggiori incrementi i provenienti dallo Sri Lanka, i polacchi e gli albanesi.
Il Rapporto dedica specifici capitoli per studiare origini e modalità di inserimento a Roma di migranti ecuadoriani, albanesi, pakistani, peruviani, romeni, moldavi, nigeriani, rom, ucraini, bangladesi e greci.
La ripartizione sul territorio romano mostra per il 2008 la concentrazione massima in tre aree, l’una centrale e le altre alla periferia della città: i Municipi I e XX, luoghi storici di insediamento, ai quali si aggiunge l’VIII, tre Municipi che insieme accolgono oltre un quarto degli stranieri residenti a Roma. In alcuni Municipi la presenza si spiega con una maggiore offerta di lavoro, spesso collaborazioni domestiche e lavoro di cura alle persone (soprattutto le comunità ucraina, moldava, romena e peruviana), in altri con le maggiori opportunità abitative.
Nelle scuole il numero degli stranieri è intorno all’8%.
Le aziende di immigrati a Roma sono all’incirca 12mila, concentrate per un sesto nel I Municipio (2.651), con il ben noto protagonismo di bangladesi e cinesi, mentre quelle
edili, gestite in prevalenza dai romeni, prediligono l’VIII Municipio in quanto a ridosso del raccordo anulare. Circa 1,5 miliardi euro partono dalla Provincia di Roma come rimesse. Qui i maggiori protagonisti sono i cinesi e i filippini (le cui rimesse incidono per il 30% sul Pil del loro Paese).
Non mancano proiezioni per il futuro. Se negli ultimi dieci anni gli stranieri residenti nella Capitale sono quasi raddoppiati (nel 1999 erano 145.289), tenendo conto delle stime Istat, la popolazione straniera del Lazio dal 2010 al 2030 dovrebbe passare da 470mila a 820mila unità, con un tasso medio annuo di crescita del 3,7%, sedici volte superiore a quello dell’intera popolazione. Per il 2050 ci sarebbe un immigrato ogni cinque italiani. Secondo il direttore della Caritas romana, monsignor Guerino Di Tora, intervenuto alla presentazione del rapporto “anche in questa fase di crisi economica si aggiungono annualmente alla popolazione romana migliaia e migliaia di stranieri tra nuovi nati, altri parenti che si ricongiungono e nuovi lavoratori che arrivano dall’estero. La domanda fondamentale rimane sempre la stessa: i nostri problemi sono da addebitare unicamente o in prevalenza agli immigrati? Essi, in ultima analisi, sono un problema o una risorsa? L’immigrazione, come uno specchio, riflette i problemi incontrati nel Paese di accoglienza, che erroneamente riteniamo importati. È fondato ritenere che, così come per gli aspetti positivi dell’andamento della città il merito va parzialmente agli immigrati, lo stesso si deve dire per gli aspetti negativi che sono di natura strutturale e di vecchia data”.
<div class="