Il Molise che non vogliamo: 1,3 milioni a Sviluppo Italia Molise



Onestamente non sappiamo quali siano le medaglie sul petto di Sviluppo Italia Molise, società in house guidata dal ragioniere Claudio Pian, già responsabile di segreterie politiche di assessorati e vicepresidenti della Regione Molise e di presidenze del Consiglio regionale. Cioè di quell’apparato di efficienza che ci invidiano dal Veneto alla Sicilia.
Veniamo però a sapere che una delibera che ha preceduto di qualche ora i botti di fine anno (la numero 606 del 31 dicembre 2018) assegna a questo ente ben 1,3 milioni di euro (precisamente 1.304.815,01, compreso quindi il centesimo frutto di chissà quale calcolo, forse lo scoprirà la Corte dei Conti) per la redazione di un piano sul turismo che dovrebbe essere pronto addirittura nel 2021. Tanto, nessuna fretta, visto che i borghi pullulano quotidianamente di pullman stracarichi di turisti internazionali in tour per le strade della regione.
Il Movimento 5 Stelle, che nella circostanza ben ottempera al proprio ruolo di opposizione (gliene va dato atto), fa bene ad alzare il vocione e ben sintetizza: “Lavoro pagato a peso d’oro ad una società che non ha specifiche competenze e potrà assumere sei figure a 175mila euro per 30mesi”.
Sulla presunta mancanza di competenze, i pentastellati specificano: “Per autodefinizione la società concentra la propria mission ‘sulla realizzazione di azioni coordinate per promuovere lo sviluppo sostenibile e la qualificazione ambientale del territorio’. Insomma sembra essere specializzata in ambiti diversi da quello prettamente turistico”.
Sul costo, beh, ci permettiamo di dire che andrebbe giudicato a posteriori sulla qualità e sui risultati. Ma è altrettanto vero che considerati i disastrosi esiti delle politiche molisane di questi anni in ambito turistico e di promozione (e non solo), forse sarebbe stato opportuno affidare “chiavi in mano” la materia a qualche organismo che possa vantare e certificare risultati davvero concreti e straordinari, ai limiti del “miracolo” (considerata la situazione molisana, ai limiti della tragedia, in cui l’hanno trascinata schiere di amministratori sottratti alla più proficua cura dei terreni). Anziché ricorrere a qualche amicizia prossima, i benefattori del futuro rilancio – scelti, beninteso, da molti cittadini – farebbero bene a farsi qualche chilometro oltrepassando il Matese e puntare, ad esempio, sul “caso Matera”. E tanti altri proficui esempi non mancano di certo ma, ahinoi, tutti fuori dai confini regionali.
Con una certa diffidenza e tanto pessimismo basato sulle esperienze di questi ultimi anni (compresa la pasticciata organizzazione dell’ultima edizione – invernale – dei Misteri, in attesa di analizzarne il rendiconto economico), gli scriventi hanno il fondato timore di assistere all’ennesimo piano cartaceo – e forse digitale – ricchissimo di buone intenzioni, di cose da fare, di idee tra l’ambizioso e lo scontato. Perché, lo sappiamo (noi che i piani precedenti li abbiamo letti), il Molise ha il mare, i laghi, l’aria buona, le montagne, l’olio, i castelli, i costumi tradizionali. Peccato che questi fattori, spesso tenuti e certamente valorizzati meglio, li abbiano pure tutte le altre regioni. Ma chi è (ben) pagato per scrivere queste cose, se n’è accorto?

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