L’abusivismo e l’insostenibile leggerezza del “Tomino”



Siamo consapevoli che tutto serva a questa regione, meno che sommergerla di polemiche. E’ questo un esercizio a cui, purtroppo, i molisani sono particolarmente avvezzi e Facebook sembrerebbe ideato apposta per loro. Salvo poi, alle urne, tornare tutti agnellini e votare sempre gli stessi, amici (presunti) e parenti, abili soprattutto nei loro trasformismi verso il popolo-bue e nelle transumanze pre-elettorali. 
Bisognerebbe, viceversa, diffondere le occasioni di valorizzazione e di promozione degli aspetti positivi del territorio e rafforzarne l’identità. Un’attività che, nel nostro piccolo, come associazione portiamo avanti da ormai tre decenni. 
Le critiche, tuttavia, se non pretestuose e ben documentate, potrebbero costituire linfa per acquisire consapevolezza, per istituzionalizzare il confronto e per favorire la crescita soprattutto culturale.
Da quando il Molise ha intrapreso la strada – almeno temporalmente – della sua personalissima seconda Repubblica, che poi è una “Repubblica sottozero”, cioè ha imboccato la china di un decadimento sempre più accentuato (ad esempio, i costi degli immobili sono lì a testimoniarlo) e soprattutto della degenerazione morale e fisica, l’immagine di questa regione è passata dal tristissimo “il Molise non esiste” allo scherno continuo (sostanzialmente un posto “sfigato”, per citare un noto cuciniere) e ad ondate di fango che diventano tsunami. Senza che gli amministratori – chi ha la pancia piena in genere non si muove – spostino un ditino per tentare di salvaguardare quello che un tempo si chiamava “l’onore”. Perlomeno la dignità di questa martoriata terra. Ergo: Toma-Tomino dove sei? Sei o no il rappresentante dei molisani in patria e fuori dai confini che amministri? Che dici dopo i lunghi silenzi di Iorio e Frattura? C’è discontinuità o continuità?
L’ultima ignominia subita riguarda non tanto, di per sé, i discutibili dati sull’abusivismo, che hanno visto il Molise nell’amara prima posizione nella classifica dei presunti “furbetti”, quanto ciò che ne è seguito. In particolare Maurizio Crozza ha dato vita, nel corso della trasmissione “Il tempo che fa”, resa noiosa e melensa dal superpagato presentatore, ad un monologo sull’argomento. Ad una vera e propria esibizione di scherno sull’identità molisana che ha dilaniato impietosamente ogni aspetto della regione. 
Ora, le battute sull’abusivismo e sugli impiegati del catasto di Campobasso, “unici abitanti della regione”, ci stanno pure. O su quei tre valdostani abusivi su cento che parlano molisano. Ma spicca, come al solito, l’assoluta ignoranza su questa terra molisana, ad iniziare dalle difficoltà del comico ad adottare una sorta di dialetto locale: “Ma come cazzo parlano gli abitanti del Molise?” s’è più o meno domandato Crozza, improvvisando una sorta di siciliano a furia di “minchia” (e minchiate)… Al limite sarebbe bastato un semplice napoletano o, tutt’al più, un dipietrese.
Il problema vero, all’origine del tutto, è l’assenza di contestazione – da parte dei vertici regionali – a tutto questo continuo dileggio. Basterebbe un buon ufficio comunicazione, casomai supportato da un centro studi e dall’ufficio legale, per invertire l’andazzo e fare chiarezza nelle ormai continue occasioni negative. E nell’ultimo caso sarebbe sufficiente attaccarsi al telefono e approfondire i numeri diffusi per insinuare perlomeno qualche dubbio sulla bontà di questo primato: i dati dell’ultima ricerca (firmata Toso del Cresme) ci risultano infatti carenti di numeri puri; viceversa, sono ricchi di percentuali ed istogrammi, probabilmente anche di stime e di analisi. Anche il raffronto con le fonti accende qualche perplessità.
Se, infatti, dal Cresme emerge il 71 per cento di abitazioni abusive in Molise, da cui lo show di Crozza, Legambiente quantizza l’abusivismo molisano al 45,8 per cento. Oltre 25 punti di differenza.
C’è di più. Una fonte certamente autorevole come Eurostat, l’istituto di statistica dell’Unione europea, pone il Molise al vertice delle regioni italiane per minore cementificazione, addirittura al 2,5 per cento, sui livelli dei Paesi scandinavi. Quando è uscito questo dato positivo, Toma non ha perso l’occasione per un po’ di protagonismo e per diffondere il suo verbo: “Con queste credenziali – ha detto il neogovernatore – occorre ridisegnare lo sviluppo del Molise partendo dalle nostre ricchezze ambientali e paesaggistiche”.
Allora, ma davvero questi molisani sono così disonesti da avere il record delle case abusive (oltre a risultare anche i più avvinazzati ed obesi in Italia)? Davvero con 440 ordinanze di demolizione, di cui 148 eseguite, il Molise è questo covo di “furbetti” dal cemento facile?
Non è campanilismo, il nostro, ma solo l’adozione di un po’ di buon senso.
Primo punto: non è facile calcolare nella sua complessità il fenomeno dell’abusivismo edilizio, così come non lo è per il sommerso in genere, ad esempio per il lavoro nero o per l’evasione fiscale. Come si fa, in sostanza, a quantizzare in modo assoluto e semplicistico ciò che gli organi preposti non riescono per primi ad individuare ed a sanzionare?
Secondo punto: Crozza chiama in ballo il catasto. Ma lo sa che questo organo acquisisce unicamente dati e non ha funzioni di verifica o ispettive, che spettano invece agli uffici comunali e all’Agenzia delle entrate?
C’è di più: quando il catasto (o meglio l’Agenzia del territorio, oggi Agenzia delle entrate) nel 2010 ha lanciato la campagna per far emergere i fabbricati fantasma, con una sanatoria chiusa il 30 aprile 2011, sono “emerse” circa un milione e 200mila unità in tutta Italia; nel Molise la maggior parte era costituita da abitazioni rurali, fabbricati diruti o demoliti. Si tratta, in sostanza, di vecchissimi edifici da decenni abbandonati da famiglie emigrate all’estero, di cui il più delle volte non si sa più nulla. Ecco quindi la prima possibile spiegazione del dato: il Molise, regione prima in Italia per emigrazione, ha “in pancia” un enorme patrimonio di vecchissime abitazioni di cui si ignorano persino le residenze dei presunti proprietari. Non c’era un vero e proprio dolo in quanto un secolo fa era sostanzialmente la regola la mancanza di registrazioni, anche per il diffuso analfabetismo.
A ciò bisogna sommare il fatto che anni addietro, nel mondo contadino, si era soliti costruire piccoli edifici ad uso soprattutto della pastorizia, senza denunciarli. Un po’ come si facevano le compravendite registrate attraverso semplici pezzi di carta, senza passare per il notaio (ciò ha determinato gli attuali e diffusissimi problemi di successione tra decine di eredi sparpagliati per il mondo).
Ora, non vogliamo ovviamente dire che nel Molise non esiste abusivismo. Ma bisognerebbe però, sempre con il solito buon senso, rendersi conto che questa resta una terra, perlomeno, ancora sostanzialmente verde e con un po’ di valori residuali. Non ci togliete anche quest’ultimo primato.
(Giampiero Castellotti)


Gentilissimo,


ho letto il suo articolo nella testata online “forche caudine” e le esprimo molto brevemente le seguenti considerazioni:
1) vi sono molte imprecisioni, tuttavia sorvolabili, poiché la sua professione è quella del giornalista e non del ricercatore. Ed è naturale che lei si basa sulle sue fonti e che anzi condivido il suo sforzo di approfondimento.
2) notevolmente più impreciso il comico genovese, ma del resto anche Crozza fa quella professione, non quella del giornalista o del ricercatore (è evidente, per esempio che i lavoratori del Catasto non c’entrino assolutamente nulla col fenomeno dell’abusivismo edilizio, se non quello fiscale che rare volte si intreccia con quello dell’edificabilità che dovrebbe essere garantita dal governo del territorio e non dalle Entrate)
3) Cresme è un istituto privato che, nell’ambito della stima dell’abusivismo, elabora dati di fonte istituzionale (come vedrà dalla nota che allego) in maniera completamente volontaristica (non remunerato) e di servizio alle istituzioni e all’eventuale dibattito (che purtroppo avviene troppo spesso in modo estemporaneo sulla base di notizie pressoché ‘scandalistiche’ (vedi appunto intervento di Crozza o articoli conseguenti ad episodi, sia pure gravi, di cronaca)
4) proprio per la debolezza scientifica che potrebbe esserci (a livello statistico) per regioni piccole come il Molise, Cresme non divulga i dati regionali ed ha chiesto anche ad ISTAT (che beneficia del nostro lavoro sull’indicatore BES) di non farlo.
5) allo stesso modo nel rapporto di Legambiente “Ecomafia” (nell’articolo a firma anche mia) non compaiono cifre regionali.

Infine, le allego una breve nota sulla metodologia adoperata e su alcune evidenze che riguardano la sua regione. Le chiedo inoltre di indicarmi a quale “ultima ricerca firmata Toso” si riferisce nel suo articolo.

Per quanto riguarda i numeri assoluti, come vedrà stiamo parlando di poche centinaia di case. Pertanto difficile da “catturare” a livello statistico.

Non ultimo: penso davvero che valga la pena soffermarsi soprattutto sulle conseguenze di un fenomeno davvero diffuso (e spesso incoraggiato) e, soprattutto, sulle possibili politiche per conoscerlo (misurandolo efficacemente con risorse adeguate) ed arginarlo.

Molto cordialmente

Francesco Toso (Cresme)

ALLEGATO – MOLISE, LA PROPENSIONE ALL’ABUSIVISMO

– Il Molise nei censimenti
Nella regione le abitazioni complessive al 2001 erano 173.279; nel 2011 sono diventate 198.935. 

La differenza pertanto è di 25.656 nuove abitazioni. Questo saldo è da imputare alla differenza fra nuove 

costruzioni e ampliamenti, frazionamenti, cambi di destinazione d’uso (in positivo) e demolizioni, 

accorpamenti, cdu da abitazione ad altra destinazione (in negativo).

La rilevazione dell’attività edilizia legale (ISTAT) nello stesso periodo restituisce la somma di 11.998 

abitazioni derivanti da nuove costruzioni e interventi di ampliamento. Insomma, mancano all’appello 

13.658 abitazioni 

Una parte di queste 13.658 abitazioni può essere ascritta a frazionamenti di abitazioni esistenti e a cambi di 

destinazione verso l’uso abitativo, una parte a costruzioni abusive. Nel complesso nazionale, l’Agenzia 

Entrate stima che frazionamenti e trasformazioni d’uso siano state circa 1,3 milioni. Rapportando questo 

dato allo stock Umbria l’esito sarebbe di 8.300 abitazioni. Risulterebbero quindi inspiegabili (se non 

attraverso l’attività abusiva), circa 5.358 abitazioni: circa il 45% delle abitazioni legali rilevate da ISTAT 

attraverso i permessi di costruire.

Sempre nel Censimento 2011, ISTAT rileva che l’Umbria detiene il record di aumento delle abitazioni non 

occupate: + 35.4% sul 2001, contro una media nazionale del 24%. Si ricorda che quello delle abitazioni non 

occupate è uno dei bacini storici di riferimento principale per l’attività abusiva.

– Gli ultimi anni
Le abitazioni censite al Catasto fabbricati, sono aumentate fra il 2011 e il 2016 di 4.818 unità; 

L’attività edilizia legale ISTAT, attraverso i permessi ritirati, ne conta invece: 1.806 unità; 

La differenza è pertanto di 3.012 (600 l’anno): sono tutte trasformazioni d’uso e frazionamenti autorizzati?

Nel 2016 i punti di prelievo (allacci domestici) dell’energia elettrica sono cresciuti rispetto al 2014 di 1.250 

unità (fonte Autorità di Regolazione Energia Reti e Ambiente, ARERA). Nello stesso periodo l’ISTAT rileva 

un’attività legale di 618 abitazioni.

– Nota

Dev’essere evidente che gli studi sull’abusivismo realizzati da Cresme non trascurano lacune e imperfezioni 

di tutte le fonti impiegate (incluse quelle qui citate), come è evidente che, per definizione, l’attività edilizia 

abusiva è difficilmente misurabile.

Nella stima, Cresme mette a confronto una serie assai più vasta di indicatori (compreso per esempio il 

consumo regionale di materiali da costruzione e le dinamiche attitudinali dei soggetti che operano 

nell’abusivismo). Si ritiene, ad esempio, che l’attività abusiva in Molise, sia soprattutto espressione dei 

territori rurali e di operazioni di ristrutturazione e ripristino con cambi di destinazione d’uso non autorizzati.

– Nota metodologica per l’indice dell’abusivismo edilizio

Il modello CRESME, relativo all’abusivismo residenziale, si basa sull’utilizzo e le elaborazioni incrociate dei

seguenti dati:
 Risultati intercensuari dei Censimenti della popolazione e delle abitazioni
 Produzione edilizia stimata sulla base dei permessi per edificare rilevati da ISTAT
 Allacci domestici di energia elettrica rilevati dai fornitori
 Un panel di responsabili di Uffici comunali competenti in materia di abusi edilizi


Egregio dottor Toso,
La ringrazio innanzitutto per il cortese riscontro, avendo avuto difficoltà a farmi dare il suo contatto telefonico in Cresme per un colloquio preventivo rispetto al pezzo.
Ho letto con attenzione anche il Suo allegato, ma non comprendo i reiterati riferimenti all’Umbria (forse è un errore di confusione con il Molise).
Rilevo e comprendo le difficoltà – comuni a tutti i ricercatori – di analizzare statisticamente il Molise e quanto mi trasmette conferma certe mie perplessità su un primato frutto più di stime e di semplificazioni giornalistiche (o satiriche) che di numeri reali.
Ricordo, ad esempio, che in una delle prime annuali classifiche del “Sole 24 Ore” sulla qualità della vita nelle province italiane, Isernia finì addirittura al secondo posto, frutto proprio degli “scherzi” dei numeri (in sostanza ci vuol poco ad incrementare le aziende del 100% se passi da una a due).
Proprio l’esiguità numerica di una regione accentua la volatilità delle percentuali.
Riguardo alla “ultima ricerca firmata Toso”, si tratta proprio di questa sull’abusivismo, così come mi è stato detto al Cresme, dandomi il Suo riferimento.
Infine Le chiedo la fonte della prima cifra, cioè del numero delle abitazioni.
La ringrazio per la collaborazione e per il riscontro e Le auguro buona giornata

Giampiero Castellotti



Gentile dott. Castellotti,
scusi per i riferimenti all’Umbria: si tratta soltanto di un refuso poiché contemporaneamente stavo lavorando su una ricerca che riguarda l’Umbria. Tutte le cifre riportate riguardano però il Molise. La ringrazio della sua comprensione riguardo le “difficoltà” statistiche: per tale motivo non avrei desiderato che uscissero quei dati. Stiamo comunque parlando di 200 abitazioni abusive frutto di interventi di sopraelevazioni, frazionamenti, nuova costruzione e ampliamenti, e cambi di destinazione d’uso.
Buon weekend

Francesco Toso

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