Il Molise nelle relazioni di viaggio nel Settecento



Le relazioni di viaggio sono fonti utili per il geografo, perché consentono di ri-conoscere il territorio studiato, di recuperare le sue stratificazioni, in qualche modo trasformate nel presente, di analizzare lo spaccato geo-storico di una sezione territoriale. Le diverse testimonianze sono efficaci tanto per gli elementi di conoscenza che forniscono, quanto per comprendere la formazione del percorso identitario di un territorio; per queste ragioni, è importante chiarire, a proposito delle relazioni, le differenze tra le diverse tipologie, così come il contesto politico e storico di riferimento degli stessi autori.
Le relazioni scritte da viaggiatori stranieri, seguendo le suggestioni del grand tour alla scoperta dell’Italia, mettono a fuoco uomini e ambienti, nell’attesa di cogliere emergenze paesaggistiche, con il gusto, a volte definito pittoresco, di far conoscere vestigia storiche, usi e costumi. La tradizione sette-ottocentesca ha poi lasciato spazio a scrittori e letterati, che hanno utilizzato la tecnica del viaggio come racconto. Il piano descrittivo, di stampo illuministico, lascia spazio all’evocazione. In entrambi i casi, la geografia attinge a questa documentazione tanto dal punto di vista denotativo, quanto connotativo.
Ma, ancora, merita considerazione una terza tipologia di viaggiatori: quella di intellettuali impegnati politicamente, spesso nati nel territorio descritto, che utilizzano questa tecnica per far conoscere il loro paese. Una siffatta ricognizione diventa utile per conoscere contesti territoriali poco noti e la loro organizzazione, come, ad esempio, il Molise. Anzi, nel caso specifico, permettono di comprendere come si venga costituendo quel patrimonio di informazioni, rappresentazioni, percezioni, suggestioni, che concorrono a costruire l’immagine e l’identità del territorio.
Il Molise riceve poca attenzione dai viaggiatori del grand tour. Carlo Ulisse de Salis Marschlins (1), con “Il Viaggio attraverso l’Abruzzo nell’anno 1879”, poco si sofferma sul Molise, facendo riferimento per la descrizione ambientale al molisano Francesco Longano, proprio perché terra poco conosciuta, e regala solo qualche brusca pennellata al circondario di Isernia: paese brutto e sporco, ma al centro di un terreno ricco di vigneti, di grano e di alberi da frutta fra i quali fa capolino ogni tanto l’ulivo.
Aggiunge poi qualche annotazione sul paesaggio agrario e sulle sorgenti nei dintorni di Venafro.
A sua volta, Richard Keppel Crafen, nel 1837, scrive “Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples”, una relazione curata nella traduzione italiana da Ilio Di Iorio, per la parte che riguarda l’Abruzzo, con il titolo “Viaggio attraverso l’Abruzzo” (2).
La relazione si conclude con il passaggio in terra molisana, con la visita all’abbazia di San Vincenzo al Volturno, seguendo il corso dell’omonimo fiume. Con un breve excursus egli delinea i paesi circostanti all’abbazia e ad essa collegati perché fondati dai monaci, alla ricerca di terre utili per il pascolo o da coltivare.
Altri viaggiatori, pur attraversando il Molise, non ne lasciano traccia, ad esempio, Ferdinando Gregorovius (3), che trascrive i suoi ricordi in “Viaggio in Abruzzo nella Pentecoste del 1871”, senza mostrare interesse per un territorio che, a quel tempo, formava un’unica regione (4).
Per questi motivi, diventano significative quelle relazioni scritte da molisani, che si pongono come viaggiatori attenti, pronti a scrutare i mali della loro terra e ad offrire soluzioni politiche.
Si vuole qui fare riferimento a studiosi di grande rilievo, come Giuseppe Maria Galanti che, tra le diverse opere, scrive: “Descrizione dello stato antico ed attuale del Contado del Molise con un saggio storico sulla costituzione del Regno” del 1781; Francesco Longano con il “Viaggio per lo Contado di Molise” del 1788 e Vincenzo Cuoco con il “Viaggio in Molise” del 1812.
Tutti e tre inseriti nell’ambiente illuministico-riformistico napoletano, allievi del Genovesi, hanno contribuito con opere filosofiche, socio-economiche e politiche al rinnovamento del Regno di Napoli, ricoprendo incarichi politici e il Cuoco partecipando anche alla rivoluzione del 1799. Le relazioni di viaggio hanno, quindi, una valenza politica, ma fanno comprendere lo specimen del loro punto di vista: viaggiano con una partecipazione maggiore e un coinvolgimento che mostra la volontà a descrivere e a cambiare la facies del Molise. In tale contesto diventano fondamentali per un rinnovamento degli studi geografici e cartografici i contributi di Galiani e Genovesi (5) tanto con le loro riflessioni sull’utilità di conoscere le storia fisica del paese, quanto con l’impegno a ricostruire in modo sistematico le diverse realtà territoriali meridionali. Infatti, si deve a Galiani la presenza del Rizzi Zannoni (6) a Napoli e l’elaborazione di importanti carte del Regno di Napoli.
Nella sua descrizione, Galanti (7) apre l’opera con una sintesi corografica, che è breve, schematica e frutto di fonti storiche precedenti, fornendo una elencazione degli insediamenti esistenti; il suo intento è ampliare il discorso con una ricostruzione storica ad ampia scala, dal regno dei Sanniti fino al 1700, con un particolare interesse per la costituzione del Regno di Napoli; pertanto, solo nell’ultima parte si dedica alla descrizione dello stato attuale del Contado del Molise. Egli, in una certa misura, si preoccupa di nobilitare le origini molisane, recuperando il mito del valore dei Sanniti.
Francesco Longano (8) è interessato a costruire l’identità fisica del Molise, aggiungendo alla sua relazione anche una rappresentazione cartografica, perciò, si impegna a fornire una descrizione corografica dettagliata, proposta in modo analitico e con sistematicità: più volte cita la parola ordine: “seguendo l’ordine intrapreso dirò prima della parte Occidentale, indi discorrerò la parte Meridionale e poi la Settentrionale” (Longano, 1988, p.46). Egli vuole fornire una testimonianza diretta di quegli oggetti, che sono sul piano della terra (ibid., pp.99-100). La descrizione si realizza attraverso il viaggio e l’autore virtualmente percorre a piedi il Contado e, mentre osserva, si rivolge al lettore con espressioni che lo invitano alla scoperta diretta “da questa valle, o t’incamini a Settentrione, conviene salire”(ibid., p.8). Muovendosi sistematicamente nel Molise, Longano e il lettore lo conoscono, lo rappresentano, lo identificano.
Allo stesso modo, Vincenzo Cuoco (9), nel suo viaggio, – peraltro di particolare brevità -, tende a porre problemi di carattere amministrativo e politico. Egli stesso avverte il lettore “che, parlando di Molise, sarò astretto a ragionar di oggetti generali, perché da cagioni generali dipendono i beni e i mali particolari” (Cuoco, 1992, p.166).
Il suo scopo è quello di fare del Molise un exemplum e vuole inserire i problemi socio-economici della sua terra in un’ottica politica multiscalare con un continuo raffronto ad altre nazioni europee.
La sua relazione era funzionale al programma di Murat di riordinare le province del Regno di Napoli, dal punto di vista sia amministrativo sia socio-economico.
Dunque, Galanti si preoccupa di individuare le origini del Molise, Longano di descriverne il territorio, Cuoco di analizzarlo nei suoi mali per dargli nuova vitalità. Le loro relazioni strettamente collegate agli intenti politici del tempo, finalmente descrivono e connotano quest’area in modo multi-prospettico e la caratterizzano nei suoi connotati ambientali, umani, storici.

(1) Carlo Ulisse de Salis Marschlins viaggiò molto sulle orme di Goethe, visitò il Meridione e scrisse “Nel Regno di Napoli. Viaggio attraverso varie province nel 1789”, opera tradotta da Ida Capriati nel 1906. Non si hanno notizie certe sulla nascita e la morte, tuttavia era un cittadino svizzero, vissuto nella seconda metà del Settecento. Nel 1988 l’editore Adelmo Polla pubblica “Viaggio attraverso l’Abruzzo”, estrapolando la parte riguardante l’Abruzzo e il Molise, l’opera ha avuto una seconda edizione nel 1995.
(2) Richard Keppel Craven (1779-1851) nobile inglese, viaggiò in Italia con sir William Gell. La relazione di viaggio “Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples”, London, Bentley, 1837, è stata tradotta e curata da Ilio Di Iorio in una prima edizione del 1982, una seconda del 2001, per Adelmo Polla Editore; nel contributo si fa riferimento alla seconda edizione.
(3) Ferdinando Gregorovius, (Neidenburg, 1821-Monaco, 1891), fu più volte a Napoli, visitò la Campania, poi l’Abruzzo e parte del Molise. Le sue relazioni furono raccolte in cinque volumi, intitolati “Vagabondaggio in Italia”, nel 1877.
(4) E’ opportuno ricordare che dopo l’Unità d’Italia e fino al 1963 la provincia molisana faceva parte della regione Abruzzo-Molise.
(5) Il contributo agli studi geografici e cartografici di Galiani è stato messo in evidenza da M. Quaini, “L’Italia dei cartografi”, in Atlante, Storia d’Italia, Einaudi, Torino, 1976, vol VI, pp.5-48 e da A. Blessich, “L’abate Galiani Geografo. Contributo alla storia della geografia moderna”, in “Napoli Mobilissima”, fascicolo X, 1986. Per il contributo di Genovesi alla geografia si veda E. Sarno, Antonio Genovesi e gli studi geografici nel Regno di Napoli. In “Per una nuova storia della geografia italiana”, Il Melangolo, Genova, 2012, pp.207-230.
(6) Giovanni Antonio Bartolomeo Rizzi Zannoni (Padova, 1736 – Napoli, 1814) è stato
cartografo e geografo. Dopo aver viaggiato in Italia e all’estero cominciò la sua carriera di cartografo in diversi stati europei. A Parigi, conobbe Ferdinando Galiani, segretario dell’ambasciata napoletana. Questi lo indusse a elaborare, sulle migliori fonti esistenti, una carta del reame di Napoli nel 1769. Lavorò poi a Padova e fu chiamato a Napoli dove giunse nel 1781, e progettò un grandioso lavoro che durò un trentennio: ne uscì il famoso “Atlante Geografico del Regno di Napoli” in 32 grandi fogli che fu completato nel 1812.

(7) Giuseppe Maria Galanti (Santa Croce dal Sannio, 1743- Napoli, 1806) fu un grande economista del regno di Napoli. Studiò con il Genovesi e maturò una visione antifeudale nell’ambiente illuministico napoletano. Con il titolo di “Visitatore generale del Regno”, ne descrisse le condizioni e propose riforme agricole ed economiche. Tra le diverse opere scrise: Descrizione del Contado di Molise (1781); “Descrizione geografica e politica delle Sicilie” (1786-1794) in cinque volumi, “Giornale di viaggio in Calabria” (1792). Per la “Descrizione del Contado di Molise” si fa riferimento all’edizione curata da Francesco Barra, nel 1993
(8) Francesco Longano (Ripalimosani 1728- Santopadre 1796), grazie ai suoi interessi intellettuali, si inserisce, da sacerdote, nella cultura partenopea dedicandosi agli studi di logica, di geometria e aritmetica. L’incontro che segna la sua esperienza avviene con l’abate Genovesi, il quale lo spinge all’indagine del malessere economico e sociale del Regno di Napoli. Genovesi gli procura successivamente la cattedra di Commercio a Napoli ed egli si dedica allo studio delle condizioni economiche delle province del regno. “Viaggio per lo Contado di Molise” fu pubblicato nell’ottobre 1786 e ristampato nel 1788 come la “Descrizione Fisica, Economica e politica del Medesimo”. Nel presente saggio si fa riferimento alla ristampa anastatica del 1988. Si veda E. Sarno, “Schiavoni, Viaggiatori, Emigranti Studi di geografia storica sul Molise”, Roma, Aracne Editrice, 2009.
(9) Vincenzo Cuoco (Civitacampomarano, 1770 – Napoli, 1823) è stato uno scrittore, politico, saggista ed economista. Nell’ambiente culturale napoletano conosce ed entra in contatto con intellettuali illuminati del Sud, tra i quali anche il conterraneo Giuseppe Maria Galanti. Partecipò alla rivoluzione del 1799 e alla Repubblica Partenopea a Napoli. Al ritorno dei Borboni fu costretto all’esilio a Parigi e a Milano, dove già nel 1801 pubblicò il suo capolavoro, il “Saggio storico sulla rivoluzione napoletana”, poi ampliato nella successiva edizione del 1806. Ebbe diversi incarichi e scrisse varie opere. Dal 1810 ebbe l’incarico di Capo del Consiglio Provinciale del Molise e durante tale impegno scrisse nel 1812 “Viaggio in Molise”, opera storico-descrittiva sulla sua regione natale. Nel contributo si fa riferimento alla ripubblicazione curata da C. D’Elia, nel 1992.

Emilia Sarno
(Università del Molise; Università Telematica Pegaso)

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