Bankitalia: Molise primo per impiegati pubblici



Il sospetto c’era, qualche cifra lo aveva rafforzato. Il Molise è primo in Italia per numero di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione. Il dato è confermato in uno studio computo dalla Banca d’Italia sull’economia regionale del 2010.
Nella ventesima regione, secondo la ricerca, nella pubblica amministrazione vi sono 649 addetti per 10mila abitanti. Una cifra largamente superiore alla media delle Regioni a Statuto ordinario (533) e del Mezzogiorno. Anche in rapporto al totale degli occupati, la quota dei dipendenti del settore pubblico (18,7%) risulta maggiore di cinque punti rispetto alle regioni a statuto ordinario e di poco superiore a quella del Sud.
La pubblica amministrazione, in sostanza, rappresenta una ciambella di salvataggio per la demografia molisana. Posti di lavoro nei Comuni, nelle comunità montane, nelle due Province, in Regione, ma anche nei tanti enti utili e meno utili collegati al comparto pubblico sono stati visti sempre come una panacea, il “posto sicuro” con stipendi, tra l’altro, particolarmente ambiti in una zona con qualità della vita più bassa rispetto ad altre regioni.
Inoltre non c’e’ un comparto nel settore pubblico che non veda il Molise primeggiare nella speciale classifica redatta dalla Banca d’Italia. Le punte si raggiungono negli enti territoriali (104 addetti contro gli 83 della media italiana) e nella sanità (122 addetti ogni 10mila abitanti, ovvero l’8% in più delle altre Regioni).
Andrebbe aggiunta la percentuale di dirigenti pubblici rispetto al totale, ambito in cui il Molise s’è sempre “difeso bene”.
Per quanto riguarda l’economia in generale, nel 2010 il Pil molisano ha mostrato una tenue ripresa (+0,3%), dopo il pesante arretramento di quattro punti registrato nell’ultimo biennio.
La performance non esaltante è stata condizionata anche dalla diminuzione del fatturato, rispetto al 2009, che ha riguardato il 50% delle imprese industriali.
L’economia molisana, secondo la Banca d’Italia, resta frenata dagli investimenti insufficienti in ricerca e sviluppo e dal ridotto utilizzo di personale altamente qualificato. La ripresa, nell’ultimo biennio, è stata frenata da una apertura ai mercati internazionali inferiore rispetto alle regioni di confronto, oltre che dalla minore presenza di beni ad elevato contenuto tecnologico.

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