Vendola, il Re nudo



“Il Giornale”, chi altri, pubblica una foto – tra l’altro sfocata e da tempo presente in Rete – che ritrae un giovanissimo Niki Vendola – è il 1979 – su una spiaggia nudista nella calabrese Capo Rizzuto. Uno scatto immortalato durante un “campo gay”.
Non è chiaro (o forse lo è sin troppo) cosa si voglia dimostrare con tale ri-pubblicazione da premio Pulitzer (la foto era già stata pubblicata, molti anni fa, in copertina dalla rivista “Lambda”, poi diventata “Babilonia”, punto di riferimento del mondo gay).
Al di là del cogliere l’occasione per sfoderare qualche battutina da compagnuccio della parrocchietta, del tipo “Se la destra è in mutande, la sinistra le ha tolte da un pezzo”, l’articolo che accompagna “il poster” del governatore pugliese è un’accusa alla “crociata del pudore tradito”. In sostanza: come vi permettete di giudicare i bollori del premier quando voi “de sinistra” non avete ritegno nel mostrare le vostre nudità “addirittura” su una spiaggia? Il nodo è la manifestazione di piazza del Popolo a Roma, con donne “scandalizzate – come scrive Il Giornale – “dalle nudità (ma ancora senza foto) di Arcore”.
I bollettini del berlusconismo, con indubbia abilità mediatica, riescono ad edificare entrambe le facce della contrapposizione. Così alla sinistra viene affibbiato il moralismo bacchettone, colpevole di far gridare allo scandalo per il solo “piacere privato” di un attempato e ricco signore. Peccato veniale, insomma. I paladini della destra, invece, rivendicano il proprio gusto per la libertà (anarcoide), costumi compresi. Tema, quello delle poche regole, sempre caro agli italiani. Il tutto efficientemente spinto verso un’esasperata e paradossale antitesi, dove slogan e calembour rappresentano gli strumenti preferiti. L’obiettivo finale: il maschio italico – in una sorta di “condivisione di genere”, di natura casermiera – deve identificarsi con le imprese erotiche del maturo dongiovanni. Prepariamoci, insomma, ad un’invasione di film con Edvige Fenech, Alvaro Vitali e Lino Banfi nella programmazione televisiva, quale suggello di una nuova stagione di emancipazione del costume.
Messa così, in effetti, la strategia è la sola applicabile al momento storico. Mischiando le carte, la redenzione delle escort è data dalla loro possibilità di scegliere ciò che fare del proprio corpo (tra l’altro, grazie alla “magnanimità” degli utilizzatori e alla benedizione entusiasta di mamma e babbo, incassando in 24 ore ciò che prende un operaio in un anno), mentre gli antiquati codici etici (“borghesi”) non crollano per le battaglie radicali o femministe, ma per la virtù libertaria dei bunga bunga. Davvero tale morale sarà digerita da tanta destra perbene che, nonostante tutto, è ancora presente nella società italiana?

(G.C. – 14 febbraio 2011)

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