Ancora a proposito di pali eolici…



Il Consiglio di Stato, con una discutibilissima sentenza, ha dato via libera all’impianto eolico da realizzarsi sui crinali antistanti la zona archeologica di Saepinum-Altilia: il paesaggio prettamente rurale che fa da contorno a quest’area, immutato per millenni, verrà, dunque, irrimediabilmente modificato e stravolto.
Egual sorte si teme, purtroppo, per altri siti di pregio, quali Pietrabbondante, Matrice, Monteverde, nonché per altre zone del territorio interno molisano, dove il paesaggio, sostanzialmente integro, è ricco di ampi e profondi panorami dalle bellezze individue e d’insieme, rappresentative della identità delle comunità che popolano le relative aree. Pregevoli scenari naturali, dunque, di notevole rilevanza sotto il profilo estetico-culturale, nei quali ben si conciliano, armonizzandosi con essi, i segni degli interventi antropici costituiti da borghi, paesi e frazioni, piacevolmente disseminati sui pendii di monti e colline.
La materia regolante gli impianti eolici in Molise ha visto, in passato, il susseguirsi di vicende che è dir poco definire sconcertanti: in sostituzione di quelle precedentemente vigenti (L.R. 15/2008), nel 2009 sono state inopinatamente e precipitosamente emanate nuove linee guida (L.R. 22/2009), assurdamente permissive, che hanno determinato una corsa sfrenata degli operatori del settore all’ottenimento di nuove autorizzazioni, riguardanti, attualmente, progetti per la realizzazione di circa 5.000 pale in aggiunta alle 400 e più già impiantate.
La nuova scriteriata “regolamentazione” (avversata da larghe fasce di cittadini che fanno parte, oggi, di una Rete di comitati e associazioni contro l’eolico selvaggio e industriale), non può trovare giustificazione, da parte della Regione Molise, nella impugnazione governativa all’epoca proposta, su sollecitazione di Legambiente (!), avverso le linee guida del 2008, atteso che la Regione stessa ritenne di non dover costituirsi nel relativo giudizio pendente presso la Corte Costituzionale, formulando, anzi, nelle more del giudizio stesso, nuove linee guida – la L.R. 22/2009, per l’appunto – oltremodo permissive in ordine alla idoneità delle zone da destinare ad eventuali siti per gli impianti eolici.
Ma non tutto è perduto! La Regione Molise ha la possibilità, ora, di porre rimedio a quella che si è rivelata una scelta affrettata e inammissibilmente penalizzante per il territorio molisano: sono state, infatti, recentemente pubblicate le tanto attese linee-guida statali (Decreto Ministero dello Sviluppo Economico del10 settembre 2010) in virtù delle quali le Regioni potranno adeguare alla legge quadro le loro discipline in materia di autorizzazione per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili.
Un’occasione, quindi, per respingere il quotidiano assalto al territorio portato dalla presentazione dei numerosi progetti per la installazione di pali eolici e pannelli fotovoltaici (altra spada di Damocle, quella del fotovoltaico previsto su vaste aree di terreni destinati all’agricoltura).
Il recepimento delle linee guida nazionali – che, pur perfezionabili, contengono comunque, suggerimenti sufficientemente apprezzabili in tema di tutela dell’ambiente (è in esse espressamente richiamato l’art. 9 della Costituzione, nonché la Convenzione Europea del Paesaggio) – dovrà necessariamente mirare a salvare il salvabile, anteponendo ad ogni altro criterio la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio paesaggistico, naturalistico, storico-archeologico ed ambientale in genere di cui il Molise può andare ben fiero.
E non potrà non considerarsi, in sede di revisione delle attuali linee guida regionali, un fatto accertato: il Molise è, in proporzione con la superficie del suo territorio, la regione europea che ha il più alto numero di pali eolici, avendo, pertanto, già contribuito in maniera considerevole alla causa dell’energia da fonti rinnovabili. Ogni ulteriore impegno sul fronte dell’eolico e del fotovoltaico (diverso da quello domestico o progettato per la copertura di edifici e strutture pubbliche e private, discariche dismesse, eccetera) produrrebbe un danno irreversibile, ingiustificato e in forte contraddizione con un auspicato sviluppo di forme turistiche di tipo alternativo, rurale e culturale, cui questo territorio, per la tipicità dei suoi luoghi, è vocato.
Vien quindi da chiedere ai politici che si apprestano a legiferare nuovamente in materia, se ritengono ancora lontano il momento in cui il Big Ben dovrà dire stop allo scempio del territorio.
Per noi quel momento è giunto. Oggi. Ogni dilazione che consenta alle ditte operanti nel settore eolico di esaurire le loro scorte destinate in grandissima parte esclusivamente al Molise e a poche altre regioni, tutte dell’Italia meridionale, avrà la conseguenza di accelerare l’irreversibile cammino, già in atto, verso la completa manomissione e alterazione dei nostri paesaggi e del nostro ambiente.
Riflettano su ciò il Presidente Iorio, l’Assessore Muccilli, l’Assessore Di Sandro, l’Assessore Marinelli, l’Assessore Cavalieri e tutti gli Assessori, i Consiglieri regionali, gli amministratori, sindaci compresi, molti dei quali hanno ritenuto di mercificare i loro territori per la quadratura dei bilanci comunali (i cui eventuali dissesti non sono sempre e necessariamente riconducibili a scarsità di risorse; come fanno quei comuni che non ripiegano sull’eolico e che, comunque, amministrano dignitosamente?).
E su tali considerazioni vorremmo far riflettere anche quei cittadini e agricoltori, i quali, o perché disinformati o perché attratti da promesse di facili guadagni, mettono a disposizione dei “signori del vento” i loro terreni, dove, in nome della cosiddetta “energia pulita” (che pulita non è: si vedano i recenti studi delle Università americane, francesi, inglesi sugli effetti sulla salute umana derivati da ultrasuoni, rumore e campi magnetici che l’eolico produce) sono sorti e sorgeranno ancora quegli indefinibili mostri che vanno sotto il nome di pale eoliche, il cui impressionante dilagare non trova giustificazione nel quantitativo, pressoché irrilevante, di energia prodotta per il fabbisogno nazionale, bensì solo ed esclusivamente in un colossale affare dall’incredibile giro di denari.

(Avv. Gianluigi Ciamarra)

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