Prescrizione breve, una giustizia ad personam: quella di Berlusconi



Da oltre una settimana l’Assemblea della Camera è impegnata nell’esame della proposta di legge contro la durata indeterminata dei processi (Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell’articolo 111 della Costituzione e dell’articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – approvata dal Senato).
Un provvedimento che al primo impatto potrebbe sembrare di nobili propositi e volto ad adeguare la normativa italiana a quella europea. Ma così non è!
In sostanza, con questa proposta di legge presentata da Gasparri ed altri si vuole evitare che Berlusconi sia processato per i reati di cui è accusato. Di nuovo una legge ad personam, l’ennesima ad uso personale, che riporta alla mente il commento di Sergio Romano, in un editoriale del Corriere della Sera: “la raccolta di leggi che non avevano altro obiettivo che quello di risolvere i problemi di una singola persona”.
Di nuovo lo spettacolo di un uomo che usa i poteri pubblici per curare, in questo caso, gli affari privati, altro che riforma epocale della giustizia sbandierata ai quattro venti.
Nel suo impianto generale il provvedimento è volto a dare attuazione al principio contemplato dall’articolo 111 della Costituzione concernente la ragionevole durata del processo, un principio che si rinviene anche nell’articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU). Il provvedimento riguarda il meccanismo di prescrizione processuale e fissa i termini di durata per ciascun grado del processo penale. Ma un particolare ha scatenato l’indignazione è la linea dura delle opposizioni: l’emendamento presentato dalla maggioranza che riduce il limite del prolungamento del tempo necessario a prescrivere il reato, da un quarto ad un sesto, per gli imputati incensurati.
L’effetto immediato dell’emendamento proposto dalla PdL significa concedere l’impunità a Berlusconi nel processo Mills, visto che con la nuova norma andrebbe in prescrizione alla vigilia del processo; un provvedimento “ad personam” che ha destato scalpore anche per le modalità e i tempi con cui è stato imposto alla Camera.
L’aggiunta dell’art. 4bis e la riduzione dei termini di prescrizione nel cosiddetto processo breve, con le ripercussioni sull’attuale art. 161 del Codice penale, sembrano essere provvidenziali in vista della ripresa del processo Mills, annunciata per il 21 aprile prossimo. Infatti, se le barricate delle opposizioni non fermeranno lo scempio ed il provvedimento sarà approvato, il reato di corruzione giudiziaria contestato al premier dalla Procura di Milano, si estinguerà a maggio di quest’anno anziché a febbraio dell’anno prossimo. Ma per la sua impunità Berlusconi vuole essere ancora più sicuro di sfuggire ai processi e allora ecco che, mentre alla Camera il Governo fa i salti mortali per far passare la “prescrizione breve”, al Senato fa improvvisamente capolino il “processo lungo”, ovvero norme che consentirebbero di allungare a dismisura l’andamento per consentire all’inquisito di farla franca.
La Commissione Giustizia del Senato ha infatti approvato l’emendamento del capogruppo PdL, Franco Mugnai, al DDL sul “giudizio abbreviato” che consente di presentare un elenco sufficientemente lungo di testi e conseguenzialmente arrivare al termine di prescrizione poiché i tempi si possono prolungare senza limiti. Inoltre, il provvedimento prevede che una sentenza passata in giudicato non possa più essere considerata come prova definitiva in un processo, vanificando i risultati già ottenuti nel cosiddetto processo Mills ai fini della condanna anche di Berlusconi.
Ma tornando alla proposta di legge in esame alla Camera si deve rilevare che un altro aspetto lascia pensare male: la precisione con cui l’emendamento di maggioranza lascia fuori dalla «prescrizione breve» i procedimenti in cui, alla data di entrata in vigore della nuova norma, già sia stata pronunciata una sentenza di primo grado. Guarda caso i processi a Berlusconi sono ancora lontani da tale traguardo, visti i continui “rinvii ed impedimenti”, e non ci arriveranno prima che il Parlamento approvi quella che ormai potremmo chiamare, più che “processo breve”, “prescrizione breve”.
Emergono importanti dubbi di costituzionalità del provvedimento per il mancato rispetto del principio di uguaglianza contenuto nell’articolo 3 della Costituzione; infatti si prevede una distinzione nella prescrizione dei reati per imputati che hanno commesso lo stesso reato, qualora siano incensurati o meno, e inoltre si produce un risultato di volontaria dilazione e allungamento dei tempi di durata dei processi in corso, in attesa della prescrizione applicabile in base alle nuove norme ai processi per i quali non sia già stata pronunciata una sentenza di condanna. Un effetto perverso contrario allo spirito della legge e soprattutto allo spirito della CEDU.
Inoltre secondo la lettera dell’art. 111 della Costituzione, per cui “Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti al giudice terzo e imparziale”, oltre alla durata ragionevole del processo dunque è necessario assicurare il contraddittorio e più in generale i diritti delle parti. Il “giusto processo” è quello che riesce a bilanciare entrambe le esigenze. Ben lontano da quello che avverrebbe allorquando l’imputato più che dimostrare le sue ragioni sarà motivato a sfuggire al contraddittorio pur di raggiungere i termini di prescrizione. Siamo tutti convinti che bisogna riformare il sistema giudiziario ed evitare le lungaggini, ma il fatto che lo si prenda a pretesto per dar vita ad ulteriori leggi ad personam la dice lunga sul senso delle istituzioni di questa maggioranza, sull’uso ai fini personali delle leggi che richiamano alla memoria gli atteggiamenti del Califfo quando deve adeguare l’interpretazione del diritto alle sue esigenze.
L’Italia ha una grande Costituzione ed una grande tradizione giuridica; evitiamo che se ne faccia scempio, fermiamo questo Governo.

(on. Franco Narducci – molisano di Santa Maria del Molise)

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