Da Roma a Milano, la “colpa” di essere gay



Si chiama “Maledetti froci & Maledette lesbiche”. E’ il titolo, altamente esplicativo, dell’ultimo libro di Maura Chiulli, scrittrice abruzzese da anni residente a Rimini, fortemente impegnata contro crescenti pregiudizi e dilaganti discriminazioni ai danni degli omosessuali.
Il volume è uscito appena da qualche giorno e amaramente coincide con una nuova serie di brutali aggressioni marchiate di omofobia. Azioni crescenti, figlie di tempi bui, sintomo di un profondo rancore verso diritti faticosamente conquistati, espressioni di libertà, fenomeni evolutivi della società civile.
A Roma, nella notte tra martedì 25 e mercoledì 26 maggio, un ragazzo gay di 22 anni è finito in ospedale dopo essere stato aggredito, insultato al grido di “frocio, frocio”, picchiato fino allo svenimento, mentre, dopo essere uscito da un locale gay, il “Coming out”, passeggiava nei pressi di via Cavour. Cioè nel cuore della città. Per i colpi ricevuti, ha rischiato di perdere un occhio. Il giovane si è rivolto a “Gay help line 800.713.713”, il numero verde antiomofobia per denunciare l’episodio, e ha deciso di sporgere denuncia grazie al servizio di assistenza legale gratuita che l’associazione mette a disposizione.
Al di là dell’originalità nel gridare “frocio, frocio” ad un gay da parte di giovani esaltati da deliri di onnipotenza e protetti da complicità trasversali, è davvero assurdo che nel nuovo millennio, in un Paese (più o meno) civile, ci sia bisogno di numeri verdi per garantire assistenza alle numerose vittime dei reati mossi dall’omofobia. Casi di cronaca quasi sempre irrisolti. Non la Germania di fine anni Trenta ma l’Italia del 2010.
Quello di via Cavour, infatti, è soltanto l’ultimo episodio di una lunga serie: una coppia di ragazzi gay aggredita a Campo de’ Fiori, un’altra assalita ai Fori imperiali e il ragazzo aggredito su un bus notturno qualche settimana fa. Per lo più nel centro storico della Capitale.
Ma anche a Milano, vicino alle colonne di San Lorenzo, la violenza – verbale e fisica (schiaffi, pugni e calci) – è andata in scena soltanto qualche giorno fa ai danni di una coppia gay accompagnata da un’amica. Uno dei tre aggressori indossava una maglietta con stampata una croce celtica. Chissà se ne conosce il significato.
Davvero faticoso e paradossale dover investire energie mentali per studiare le cause dell’acuirsi del fenomeno con l’inizio della bella stagione: la gente torna ad uscire di casa in numero maggiore, ci spiegano gli analisti più acuti; poi si moltiplicano le iniziative delle comunità gay soprattutto nelle grandi città, quelle in teoria più vaccinate alla diversità; fino al fatto – come sottolinea non senza amara ironia Marco Mori, presidente del Centro di Iniziativa Gay di Milano, che “arriva il caldo e dà alla testa dei soliti fanatici esagitati che non sanno stare in società”.
L’unica cosa certa è che, nella crisi economica e sociale, dobbiamo fare i conti anche con una piena emergenza omofobia. Laddove legalità, integrazione e rispetto sono termini ormai fuoriusciti dal dizionario civile.

(G.C.) – 31 maggio 2010

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