La guerra dei poveri e il business dell’eolico



Molise, una delle più piccole regioni d’Italia con la più alta concentrazione di impianti di energia rinnovabile, segnatamente quelli derivanti da fonte eolica.
All’inizio, questi grandi mulini a vento venivano visti favorevolmente ma, col passar del tempo, qualcosa deve essersi è incrinato se la popolazione, d’emblée, si è rivoltata creando svariati comitati civici per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente non sufficientemente protetto dalle istituzioni locali che avrebbero permesso un simile proliferare di impianti eolici. Così i promotori del no sono andati a pescare i topi che, per via dei campi elettromagnetici provocati dalle torri eoliche, si allontanerebbero dalle campagne alternando l’ecosistema; oppure alcune specie protette di uccelli come il nibbio la cui sopravvivenza sarebbe messa a dura prova, soprattutto durante la notte, dalle eliche delle imponenti torri eoliche. Quello che non viene ribadito è che i vantaggi derivanti dalle energie di fonte rinnovabile sono enormemente superiori ai rischi che essi potrebbero arrecare. Quello che la società civile si ostina a non capire è che, se non si vuole modificare il proprio stile di vita, limitando i consumi, ci si dovrà, volenti o nolenti, imbattere in questo genere di impianti di produzione energetica.
E’ altresì vero che il Molise è una piccola regione con numerosi impianti di energia eolica, di centrali turbogas, di industrie chimiche e biomasse. E’ plausibile che nella costa molisana verrà installata perfino una centrale nucleare. Termoli -dove doveva sorgere il tanto contestato impianto eolico off-shore- figura infatti tra i 14 siti “papabili” indicati dal Governo dove poter installare una futura centrale nucleare. Anche in questo caso non sono mancate le contestazioni, le prese di posizione, i no secchi pronunciati dagli enti locali; dalle istituzioni locali, dalle associazioni e dai liberi cittadini. Una domanda viene da porsi: perché un tale eccesso di produzione energetica in una regione così piccola, la cui popolazione complessiva non supera quella di un quartiere di Roma, che già soddisfa ampliamente il suo fabbisogno energetico?
Perché nel Mezzogiorno esiste un tale proliferare di impianti eolici e fotovoltaici di gran lunga superiore a quello delle regioni del Nord? Forse, non dipende tutto dal vento o dal sole, ma c’è sotto qualcos’altro…
Così avviene che in Molise, piccola regione a vocazione agricola (ma dove l’agricoltura è praticata per il 60% dai soli anziani) molti agricoltori, ridotti in miseria, -a causa della speculazione nei mercati, degli alti costi di produzione, della crisi del settore cerealicolo e non solo- facciano a gara per concedere in affitto o vendere (o meglio “svendere”), alle imprese operanti nel settore energetico- il proprio terreno dietro lauti compensi che, si presume, possano far da tampone e possano costituire un ricavo a fronte delle ingenti spese sostenute durante l’anno. In una rinnovata guerra fra poveri sotto il segno della globalizzazione gli agricoltori, detentori dei suoli agricoli, vengono visti come coloro che si appropriano di ingiustificati proventi e tutto si riduce ad una lotta intestina tra chi ha di più e chi ha di meno.

(Emanuela Frate – febbraio 2010 – da Mondo Raro magazine – Londra)

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