Susi Fantino, che delusione…



Sul IX Municipio (Appio-San Giovanni) sta per abbattersi una maxicolata di cemento. Offerta dal nutrito programma dei P.U.P., cioè la costruzione dei “celebri” parcheggi interrati. “Preziosa” eredità delle giunte di centrosinistra, quelle della “cura del ferro” (infilato nelle colonne di cemento) e oggi, disinvoltamente, portati avanti e implementati dalla dinamica “comitiva” del sindaco Alemanno.
L’ordinanza n. 129 del 27 novembre 2008, nero su bianco, include nel IX Municipio cinque realizzazioni quali “interventi prioritari” (via Albalonga, via Aosta, piazza Castelli Romani, via Magna Grecia, largo Vercelli per un totale di 928 posti auto, allegato B); altre undici “con procedure avviate o con opere in corso di realizzazione” (piazza Asti, via Cesare Baronio, via Cesena/via Urbino, largo Falvaterra, largo Frassineti, via Imera, via Nocera Umbra, via Siria, largo Tacchi Venturi, via Taranto, piazza Tuscolo/via Soana, per un totale di 1.782 posti previsti, allegato C); due “sacri” interventi su suolo privato (Santi Fabiano e Venanzio e Santissimo Nome di Maria per 100 posti, allegato D). Ancora: via Cessati Spiriti e via Colli Albani (altri 510 posti). Il solerte IX Municipio ha poi proposto nuove aree: via Genzano (tra via Rocca di Papa e via Arco di Travertino), piazza Montecastrilli, via della Stazione Tuscolana e largo Volumnia, mentre sono stati espunti i 282 posti del campo Romulea.
Si può essere favorevoli o contrari alla costruzione di parcheggi interrati. Bisogna però tenere presente, nel soppesare i “pro” e i “contro”, che se nella prima categoria s’includono i benefici di qualche parcheggio in più – goccia nell’oceano delle macchine -, di contro ci sono i disagi per infiniti cantieri (via Oslavia docet), i timori per la tutela degli edifici, la definitiva concessione di aree al cemento anziché al verde o ai servizi (vedi il sacrificio dello spazio verde di via Cesena) e, in generale, la sottomissione alla logica del business e di una mobilità privata rispetto ad una sostenibile e al bene comune.
Ci saremmo aspettati – forse da ingenui – di vedere una “pasionaria” presidente di sinistra (Sinistra e libertà, ex Rifondazione) come Susi Fantino sulle barricate contro questa scellerata eventualità di cementificare mezzo quartiere. Non Ponte di Nona, ma San Giovanni in Laterano. Invece dalla presidentessa non abbiamo né letto né sentito (anche nelle assemblee di piazza Asti e di via La Spezia, nonostante duramente incalzata) una dura parola di netta opposizione a questa maxi-colata di cemento. O un’iniziativa di piazza, casomai all’Alberone. Cui di biodegradabile è rimasto solo il nome.
Certo, sappiamo bene che alcuni compagni d’alleanza sono tra i principali supporters dell’operazione-parcheggi. Una delibera del 2004, a sostegno dei cantieri, è ancora lì agli atti, votata dal centrosinistra. Ma una presidentessa potrebbe anche dare un segnale forte. E invece…
Ma c’è di più.
All’interno di un’associazione come “Forche Caudine”, con vent’anni di storia alle spalle (www.forchecaudine.com/it/associazione.php?c=1&s=82 e www.forchecaudine.com/it/associazione.php?c=1&s=2), il cui collante è rappresentato soprattutto dalle comuni origini geografiche dei 1.200 associati, s’intrecciano ovviamente storie e idee diverse. Com’è giusto che sia. Anche sul fronte politico, sin dal direttivo, radicate amicizie compensano posizioni ideologiche spesso diametralmente opposte.
Ora il presidente del IX Municipio, Susi Fantino, sta riuscendo nel non facile compito di rompere tali storici equilibri, compattando e rafforzando – se non addirittura facendo lievitare – la componente di centrodestra interna all’associazione (tra l’altro vicina ai consiglieri comunali Marchi e Tredicine, entrambi con origini molisane il primo a Sepino e il secondo a Fossalto) in un’ottica di “anti-sinistra” (laddove la sinistra è rappresentata da persone come la presidente del IX Municipio). Il tutto alla vigilia delle elezioni regionali del Lazio.
L’ultimo capolavoro con la firma della “pasionaria”? Lo scorso anno l’associazione “Forche Caudine”, con diversi componenti, ha partecipato all’esperienza del Bilancio partecipato in IX Municipio soprattutto per la deferenza verso uno dei più importanti strumenti di democrazia diretta (più a Porto Alegre che a via del Mandrione). Avanzando anche proprie proposte operative.
A onor del vero, rilevammo già allora qualche perplessità sulla conduzione dell’esperienza sia per la ragguardevole “pendenza” geografica verso l’asse Madrione-Tor Fiscale (“feudo” della presidentessa), sia per la carenza comunicativa, nonché – in termini più oggettivi – quando trovammo scatoloni e schede per votare le proposte del bilancio nei locali della biblioteca “Appia” a bilancio già chiuso da qualche mese (tra lo sconforto degli stessi bibliotecari).
Ora la filiera Nieri-Fantino-Cosentino ci ripropone l’oneroso Bilancio “partecipato”. Le proposte dello scorso anno – a quanto ci risulta – sono state tutte bocciate dal Comune di Roma. Evidenziando, quindi, un’efficacia non proprio impeccabile sul piano progettuale, comunicativo e politico.
Quest’anno l’andazzo appare essere lo stesso: il solito gruppo di lavoro (compresa l’onnipresente Romatre), i rituali rappresentanti di qualche associazione (ben poca cosa rispetto ai circa 135mila residenti nel Municipio), un po’ di fondi pubblici a sostegno dell’iniziativa. Il tutto, più che “partecipato”, ci appare decisamente “blindato”. La Fantino, non nuova a questi metodi da bastone e carota (che alcuni ragazzi dei “movimenti” del dopo-Genova ancora ricordano) alterna eleganti e democratici inviti “collaborativi” con “radicali estromissioni” degne di essere inserite non solo nei corsi intensivi di Galateo, ma soprattutto nei trattati sui diritti dei lavoratori.
Così “Forche Caudine”, pur rappresentando una tra le maggiori realtà associative proprio in IX Municipio (con centinaia di iscritti intorno a piazza dei Re di Roma, dove tra l’altro risiedono o lavorano numerosi membri del direttivo), quest’anno – a differenza dell’anno scorso – non è stata invitata all’iniziativa di apertura del bilancio. Segno o dell’innovativa lettura della “partecipazione” (alla Fantino) o dell’efficienza organizzativa…
A seguito di ciò, a malincuore (sappiamo quanto ci costa anche il presente articolo), stiamo dirottando su altri territori e con altri partner alcune nostre iniziative, da sempre ubicate in zona (vedi il Molisedays a villa Lazzaroni o le presentazioni di libri in via Savona). Con la speranza che prima o poi qualcuno si occupi di “disarcionare” la Fantino che, almeno tra noi, lascerà ben pochi rimpianti nel nostro adorato (e malridotto) quartiere.

(Pierino Vago)

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