Il ricatto di Cosa Nostra



La revisione del maxiprocesso (chiuso in Cassazione con dodici condanne all’ergastolo) con la possibilità di ricorrere alla Corte di Strasburgo. La riforma delle leggi sui pentiti. L’abolizione della legge Rognoni-La Torre che disciplina il sequestro dei beni illeciti. L’abolizione del “decreto sui carcerati” (cioè il 41 bis). La libertà, anche attraverso il “carcere a casa”, per i detenuti che hanno superato i 70 anni. La chiusura delle supercarceri di Pianosa e Asinara (tra l’altro avvenuta). L’abolizione della censura tra i detenuti e i familiari. Il trasferimento dei carcerati nelle strutture vicine alle proprie famiglie. L’abolizione del reato di mafia (416 bis) e la possibilità di arresto solo in “flagranza di reato”. Un partito del Sud. La defiscalizzazione della tassa sul carburante.
Non si tratta del programma della P2 ma della mafia. E’ il cosiddetto “papello”, sorta di lista della spesa stilata da Cosa Nostra nel 1992 per concedere una tregua allo Stato nelle stagioni stragiste. Documento, di cui spesso s’era parlato in passato (lo citò anche il pentito Giovanni Brusca), ora recapitato alla Procura di Palermo dal legale di Massimo Ciancimino, figlio di don Vito che collabora con i magistrati di Caltanissetta. Lo ha recuperato in una cassetta di sicurezza all’estero.
Lo stesso Massimo Ciancimino l’avrebbe ricevuto al bar Caflish di Mondello, presso Palermo, dal medico mafioso Nino Cinà per consegnarlo al padre.
A rivelare le ultime notizie sul “papello” è il settimanale L’Espresso.

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