ROMA – Quando quell’estroso di Marco Pannella buttò nell’agone politico Ilona Staller, anno 1987, perlomeno c’era la solita furbesca provocazione del leader radicale: la signora può far meglio di tanti uomini. Anche perché, in fatto di esperienza nel genere "essere viventi", la superavano davvero in pochi. Meglio di una schiera di anatomisti e di etologi. E poi vuoi mettere l’affondo alla bacchettoneria di facciata di piazza Montecitorio, quella per cui la difesa della famiglia cattolica è spesso in mano a chi il proprio nucleo familiare ce l’ha parecchio ramificato?
Cicciolina fu un colpo di teatro. E da maestro. In tempi di liste non ancora bloccate, la talentuosa artista si sudò 20mila preferenze. Una deflagrazione di moralismi. Con risvolti internazionali. Di lei restano – competenza settoriale – le battaglie di costume. Ma, al di là della facile ironia, anche quelle contro l’energia nucleare e per i diritti umani. Perché alle virtù estetiche la signora indubbiamente univa della buona materia grigia.
Qualche tempo dopo, le scuderie del settore provarono il bis con il Partito dell’amore. In termini mobiliari, si tentò d’istituzionalizzare il connubio "letti & Poltrone". Ma la Pozzi non ce la fece, pur eternizzando la sua icona. Finita persino nel più noto motivo del rapper Piotta: vota Moana pe’ cambia’ la società.
Oggi, ci dicono, la crisi da globalizzazione e da iperliberismo non ha risparmiato nemmeno questo fervido comparto. Prima l’onda con un esercito di anonime giovanissime dell’Est (Ilona Staller ed Eva Henger del resto sono state delle avanguardiste, ma quando il Muro di Berlino era ancora in piedi). Ora il mercato asiatico. Ma è robetta rispetto al professionismo di quegli anni. Diventa infatti davvero difficile ricordare oggi il nome di qualche giovane star del settore. Anche nel mondo delle pornostar italiane domina la gerontologia. La generazione delle Jessiche Rizzo, delle Milly D’Abraccio, delle Barbarelle, sulla scena da diversi anni, continua ad avere la propria nutrita schiera di adepti elettrizzati.
Con buona pace delle femministe, forse la crisi di nuove protagoniste nel settore delle luci rosse non è dovuto al rispetto della donna (o al trionfo dei moralismi) quanto all’estensione di un certo gossip "cafonal", per dirla alla D’Agostino. Laddove l’esplosione di divette da calendari e da reality, dove non manca la naturale ostentazione anatomica, ha compensato certi appetiti maschili.
Se lo choc-Cicciolina fu favorito anche da un Parlamento che ospitava poche donne (e le cui esponenti più note si chiamavano Nilde Iotti e Tina Anselmi), oggi probabilmente l’innesto-Cicciolina avrebbe effetti meno clamorosi. Certo, abbiamo ancora – e per fortuna – donne di notevole esperienza politica come Rosy Bindi, Paola Binetti, Anna Finocchiaro, Eugenia Roccella, Marina Sereni e tante altre. Al di là di singole idee e posizioni. Ma l’andazzo, che si conferma anche in queste europee, di pescare donne idonee più a finire (o a tornare) sui giornali che non meritevoli per curricula particolarmente brillanti è l’ennesimo segnale preoccupante.
Se davvero vogliamo rappresentare la "società civile", qualche "dichiarata" pornostar in Parlamento non ci starebbe male anche oggi. Alla faccia delle ipocrisie.
Cicciolina fu un colpo di teatro. E da maestro. In tempi di liste non ancora bloccate, la talentuosa artista si sudò 20mila preferenze. Una deflagrazione di moralismi. Con risvolti internazionali. Di lei restano – competenza settoriale – le battaglie di costume. Ma, al di là della facile ironia, anche quelle contro l’energia nucleare e per i diritti umani. Perché alle virtù estetiche la signora indubbiamente univa della buona materia grigia.
Qualche tempo dopo, le scuderie del settore provarono il bis con il Partito dell’amore. In termini mobiliari, si tentò d’istituzionalizzare il connubio "letti & Poltrone". Ma la Pozzi non ce la fece, pur eternizzando la sua icona. Finita persino nel più noto motivo del rapper Piotta: vota Moana pe’ cambia’ la società.
Oggi, ci dicono, la crisi da globalizzazione e da iperliberismo non ha risparmiato nemmeno questo fervido comparto. Prima l’onda con un esercito di anonime giovanissime dell’Est (Ilona Staller ed Eva Henger del resto sono state delle avanguardiste, ma quando il Muro di Berlino era ancora in piedi). Ora il mercato asiatico. Ma è robetta rispetto al professionismo di quegli anni. Diventa infatti davvero difficile ricordare oggi il nome di qualche giovane star del settore. Anche nel mondo delle pornostar italiane domina la gerontologia. La generazione delle Jessiche Rizzo, delle Milly D’Abraccio, delle Barbarelle, sulla scena da diversi anni, continua ad avere la propria nutrita schiera di adepti elettrizzati.
Con buona pace delle femministe, forse la crisi di nuove protagoniste nel settore delle luci rosse non è dovuto al rispetto della donna (o al trionfo dei moralismi) quanto all’estensione di un certo gossip "cafonal", per dirla alla D’Agostino. Laddove l’esplosione di divette da calendari e da reality, dove non manca la naturale ostentazione anatomica, ha compensato certi appetiti maschili.
Se lo choc-Cicciolina fu favorito anche da un Parlamento che ospitava poche donne (e le cui esponenti più note si chiamavano Nilde Iotti e Tina Anselmi), oggi probabilmente l’innesto-Cicciolina avrebbe effetti meno clamorosi. Certo, abbiamo ancora – e per fortuna – donne di notevole esperienza politica come Rosy Bindi, Paola Binetti, Anna Finocchiaro, Eugenia Roccella, Marina Sereni e tante altre. Al di là di singole idee e posizioni. Ma l’andazzo, che si conferma anche in queste europee, di pescare donne idonee più a finire (o a tornare) sui giornali che non meritevoli per curricula particolarmente brillanti è l’ennesimo segnale preoccupante.
Se davvero vogliamo rappresentare la "società civile", qualche "dichiarata" pornostar in Parlamento non ci starebbe male anche oggi. Alla faccia delle ipocrisie.
(Pierino Vago)
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