Per ricostruire non servono divisioni e polemiche

Le polemiche su Vittorio Feltri, autore di esternazioni non proprio da galateo sui meridionali, stanno spaccando l’opinione pubblica. C’è chi se l’è presa a male e chi ritiene che tali osservazioni facciano parte del “personaggio”.

La vicenda, paradossalmente, coinvolge proprio il Molise, dove il giornalista ha trascorso alcune estati nel periodo dell’adolescenza, presso uno zio a Guardialfiera.

Va detto che Feltri ha sempre parlato bene del Molise e dei molisani. Ha più volte scritto che il suo smisurato amore per i cavalli è nato proprio in quegli anni. E in fondo ha visto i molisani come dei meridionali aticipi, forse perché “di montagna”.

Quando qualche anno fa è stato invitato da Vincenzo Di Sabato a Guardialfiera, dove mancava da anni, per la presentazione di un libro del compianto Vittorio Grande, componente del direttivo di “Forche Caudine”, nonostante lo sciopero degli aerei è salito sul suo fuoristrada e s’è fatto tutta la costa adriatica pur di non mancare all’appuntamento. E’ stato qualche giorno in regione, rimanendo deluso soprattutto di Isernia, che ricordava come una città più verde, mentre ne criticava le tante piazze cementificate e la brutta periferia.

Il problema vero è che le uscite di Feltri sui meridionali, o perlomeno su “certi meridionali”, rientrano in un clima di contrapposizioni geografiche sempre più intense. Le contrapposizioni tra Europa del Nord e del Sud, in periodo di dramma sanitario e sociale, non fanno certo bene all’originaria idea comunitaria. Mancano coesione, solidarietà, comprensione, valori ormai estranei al continente europeo. Viceversa assistiamo ad un’accentuazione sempre più marcata delle divisioni e dei conflitti, che smentisce – tra l’altro – i risultati elettorali di appena un anno fa, quando sembrava che le forze sovraniste fossero state sconfitte nelle urne.

Analogamente, in Italia, soprattutto l’ineguale distribuzione dei contagi sta alimentando sterili polemiche d’ordine soprattutto geografico. Frutto anche dell’andare ognuno per conto suo in tema di provvedimenti.

Emblematica l’uscita del governatore De Luca sull’orientamento a “blindare” la sua regione per non far arrivare i settentrionali (a maggior tasso di contagiosità). Simboliche le scelte “solitarie” (e, in molti casi, proficue) del governatore Zaia, in particolare sulla promozione dei tamponi. Allusive anche certe campagne di stampa contro la Lombardia, che finiscono per acuire lo scontro interregionale tra un Mezzogiorno che si prende una sorta di vendetta contro un Nord da decenni insofferente per il Sud percepito come zavorra, concetto rafforzato dalla distribuzione del reddito di cittadinanza ed oggi dal sentirsi sotto rappresentato in questo governo.

Superare questa concezione di “nemico” a tutti i costi, questa esternazione di pregiudizi, questa idea di campagna elettorale permanente, è necessario per ripartire con quel po’ di ottimismo e serenità rimasti a fronte delle tante macerie distribuite in tutto il territorio. La benzina sul fuoco non serve a nessuno. E’ l’ora della ricostruzione e del buonsenso.

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