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Numerosi i testi dell’Antica Roma che
citano l’olio molisano
Una tradizione millenaria
I due poli a Venafro e a Larino
Dell’ulivo non si conosce l’esatta origine. Probabilmente
si diffuse nell’Asia Minore, arrivando poi nei paesi mediterranei.
Per quanto riguarda il Molise sono numerosi i documenti antichi che attestano
la bontà del prodotto già due millenni or sono.
Numerosi testi confermano infatti la presenza e la bontà dell’olio
dell’attuale territorio molisano, soprattutto della zona di Venafro
(Isernia) e di Larino (Campobasso): si va dal secondo capitolo del primo
libro della “De re rustica” di Marco Terenzio Varrone, dove
scrive “Quod oleum comparem venafrano?”, cioè “Quale
olio potrei paragonare con quello di Venafro?” a “De oleo”
di Plinio il Vecchio, dove al capitolo 2 del libro 15 sottolinea: “Per
pubblica ammissione anche in questo bene di natura (l’olio) l’Italia
ha conseguito il primato, specialmente per l’agro venafrano e per
la spremitura dell’olio Liciniano, grazie al suolo adattissimo agli
ulivi”. Orazio cita il prezioso liquido nelle sue “Satire”
(satire 4 e 8 del secondo libro).
L’olio di Venafro ha altri estimatori. Catone il Censore, nel capitolo
45 della sua “De agricoltura”, consiglia di commercializzare
le olive adottando le regole in vigore a Venafro: “Olea pendens
hac lege venire oportet. Olea pendens in fundo Venafrano venibit”.
Ed ancora Strabone: “Laudem habet totus Venafranus ager, unde oleum
optimum” cioè “Merita particolare elogio tutto l’agro
venafrano, donde proviene un olio ottimo”. Quindi Marziale nell’epigramma
101 del libro 13 scrive: “Questo lo trasudò per te la bacca
della campana Venafro, ogni volta che ne formi un unguento, odora anche
questo”. Infine Giovenale, nella satira 5: “Egli di persona
cosparse il pesce con l’olio venafrano”.
Oltre ai complimenti per l’olio di Venafro, le citazioni riguardano
anche quello di Larino. Cicerone, ad esempio, nella sua “Pro Cluentio”
loda la laboriosità degli abitanti del territorio di Larino e la
fertilità della loro terra.
Come s’è capito, i comprensori di Venafro e di Larino rivendicano
la bontà “storica” del proprio prodotto. Del resto,
la denominazione di origine protetta Molise è riservata a tutti
gli extravergine della regione.
La zona di Larino s’è specializzata in alcune pregiate varietà
di olive come la “aurina”, la “rosciola” e la
“nera di Colletorto”. L’olio extravergine è ottenuto
dalle varietà di olivo, per almeno l'80 % di aurina, gentile di
Larino, oliva nera di Colletorto e leccino e per il restante 20% da altre
varietà autoctone tra le quali paesana bianca, sperone di gallo
olivastro e rosciola. La raccolta delle olive avviene durante la fase
dell’invaiatura per brucatura e/o con mezzi manuali tradizionali
o con mezzi meccanizzati, evitando il contatto delle olive con il terreno.
Dopo la raccolta, le olive vengono sistemate in contenitori rigidi, forati
e molite entro 48 ore. Per la oleificazione sono ammessi soltanto i processi
meccanici e fisici tali da garantire l'ottenimento di oli esenti da alterazioni.
Gli extravergini molisani sono ottimi per condire zuppe e minestre realizzate
soprattutto con legumi quali ceci, fagioli, lenticchie, fave, ma anche
cicerchie e farro. Altro abbinamento è con i primi piatti di pesce
a base di scampi, triglie, cozze e vongole che dominano la cucina delle
zone costiere.
L'olio deve essere conservato in ambienti freschi, asciutti e lontano
da fonti di calore, a una temperatura compresa tra i 14 e i 20 gradi.
La qualità del prodotto resta integra per circa 36 mesi.
(Giampiero Castellotti)
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