Proibito a Palata (Cb) nascondere i propri talenti

Don Elio Benedetto

La pedagogia dell’iniziazione cristiana basata sulla scoperta e l’esercizio dell’estro e delle capacità
Ogni essere umano riceve un dono da Dio che non va sottovalutato o rifiutato. Esso è come il tassello d’un mosaico di vita familiare che, se perde solo un piccolo frammento, pregiudica la bellezza e la pienezza del capolavoro.

Don Elio Benedetto, – “l’uom dal multiforme ingegno”, parroco a Palata da 49 anni – ne fa motivo di sollecitudine pastorale, immaginando i tasselli del mosaico, nei “talenti” invisibili ma esistenti e disponibili fra le pieghe d’animo di ogni bambino. E si intestardisce a non farli disperdere e a preservarli nella loro innata localizzazione. Perché egli ritiene che il fanciullo è un’artista; un innamorato di semplicità e di vita. E crede anche che il mese di novembre, non sia soltanto quello consacrato al ricordo dei defunti; è anche il mese impostato, dal suo primo giorno, alla solennità di tutti i Santi, custodi e dispensatori dei veri talenti ottenuti dal cielo. Alla loro imitazione, alla valorizzazione ed allo sviluppo delle loro attitudini: alla bontà, onestà; alla rettitudine, alla fratellanza, alla carità. E Il primo novembre erano in ottanta i bambini, biancovestiti a Messa, ad accogliere l’invito ed a concedere a Dio la possibilità di farsi strada dentro i loro cuoricini perché, forse, già soffocati da falde di banalità e volgarità.

Da quel 1° novembre, don Elio sta disseminando la pedagogia di una iniziazione cristiana basata sui “talenti”; sulla creatività, la contagiosità dei valori reciproci. E si va rendendo conto, pure, che non basta il catechista, il parroco, un paese per far crescere e modellare un bambino e per dare a lui regole educative chiare e condivise. Ci vuole la “complicità” dei familiari e l’universo della parola di Dio che ci esorta a fare uso dei “talenti”, a trafficarli e a sconfiggere la pigrizia che ci rende perdenti nella vita. Quante volte anche nelle squadrette dei pulcini, nel calcio, abbiamo rinunciato a vincere solo per il timore di finire sconfitti.
Non c’è cifra ideale da raggiungere: c’è da camminare con fedeltà, con gioia senza maschere e paure, perché le bilance di Dio non sono quantitative, ma qualitative. L’essenza dell’amore è diventare “qualcosa” con l’altro; e a moltiplicare,  di se stesso, l’infinitamente tanto, forzando solo l’efficacia e l’effervescenza del proprio talento, il meglio che può di ciò che, neppure il pensiero umano, riesce ad immaginare. Ed è possibile, perché altri ragazzi ci hanno provato e ce l’hanno fatta, di generazioni differenti e anche contemporanei: San Vito, San Pancrazio (martiri a 13 anni), Santa Maria Goretti, S. Agnese, San Domenico Savio, Chiara Luce Badano, Sandra Sabbattini, Carlo Acutis beatificato in Assisi soltanto il 10 ottobre 2020. L’innocenza e la santità appartiene ai più piccoli!

“Lasciate che i bambini vengono a me, perché di questi è il regno dei cieli” (Mt, 19,14).

Vincenzo di Sabato

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