Pure il Molise dei formaggi non esiste?

Il programma di Raitre “Report” ha dunque dimostrato che tanti formaggi con la scritta “da latte al 100% molisano” in realtà di molisano hanno poco o nulla. Bugie. Tradimento. Mito che s’infrange nello stupido guadagno compulsivo.

Un produttore della provincia di Campobasso, intervistato dalla trasmissione di Raitre, ha confermato: il nostro latte è tedesco della Sassonia, ma il fior di latte (con latte tedesco) lo facciamo secondo la tradizione molisana. Ridere, per favore. Quale tradizione? Quella di prendere in giro il consumatore?

Il Molise non esiste, amara conferma anche dal fronte caseario?

Finora il caciocavallo è stato un vanto per noi molisani. Lo abbiamo utilizzato più dell’euro. Un dottore d’altri tempi, amico, ha visitato tuo figlio e non s’è voluto far pagare? Immancabile il caciocavallo omaggio. E come centesimi un bel paio di scamorze.

Torni a Roma dalla tua regione e vuoi che non porti in regalo al principale o al vicino di casa il buon formaggio del Molise? Sì, quello fatto con prodotti della terra, genuino, sano!

Ed ora che persino il caciocavallo, orgoglio della nostra terra tanto che l’ottimo gruppo satirico ha preso nome proprio da questo formaggio, è stato sputtanato in televisione, cosa ci resta di questo territorio? Le pietre?

Il vero problema è che il consumismo ha consumato anche il Molise. In profondità. Lo ha reso uguale a tanti altri territori anonimi. Ha corrotto fortemente, diciamo moralmente, una classe politica. Ha cementificato i luoghi. Ha rovinato le famiglie. Ha alterato l’agricoltura e le produzioni. Forse non del tutto, ovviamente. Ma il Molise “isola felice” è una favoletta che non beve più nessuno. Perché mi devo comprare il prodotto molisano, il formaggio, la carne, se poi scopro che è uguale ad altri, se non peggio di altri?

Il Molise, quando era unito all’Abruzzo, aveva caratteristiche diverse. La cultura e l’economia della pastorizia univano i due territori. Da noi si cantavano i celebri motivi abruzzesi e loro facevano propri i nostri. I “cugini” abruzzesi.

Poi, da soli, siamo scivolati sempre più a Sud. Nell’economia più povera, nelle infrastrutture da terzo mondo, nel cemento che ha spesso trasformato gli splendidi borghi molisani in realtà simili al Mezzogiorno più scalfito. E nelle infiltrazioni criminali, perché le nostre “terre dei fuochi” fisiche e morali le abbiamo anche noi, da Venafro verso la costa.

Questa terra, noi romantici, l’avremmo voluta sempre vergine, incontaminata, pulita, onesta. Oggi questi aggettivi fanno soltanto ridere se associati al Molise. Il nostro territorio è sempre più profanato. Se altre regioni sono riuscite a salvaguardare e promuovere il proprio “Made in”, noi siamo riusciti a rovinarlo addirittura prima di farlo conoscere e apprezzare agli altri.

Forse, come ultimo disperato tentativo, non resta che liberarci dal Molise istituzionale, da una classe politica locale in gran parte incompetente e incapace, i cui risultati sono davanti agli occhi di tutti. Tornando all’Abruzzo o adottando altre soluzioni amministrative che ci rendono meno piccoli e insignificanti, si potrà sradicare il diffuso parassitismo, il clientelismo più becero e molti saranno costretti a rimboccarsi sul serio le maniche. O no?

(Alessandro)

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