Renzi, l’Arabia Saudita e la Costituzione

Per fortuna in Italia c’è la Costituzione. Per quanto ammaccata da anni di tentativi di cambiarla in peggio resta un baluardo insostituibile.

Ricordo in particolare che l’articolo 67 della Costituzione afferma che: “ogni membro del parlamento rappresenta la nazione”, quindi non è solo il rappresentante di chi lo ha eletto ma ha un ruolo molto più impegnativo, o almeno la Costituzione lo invita a svolgerlo.

Ancora l’articolo 54 afferma che “ tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi (quindi anche e tanto più sono chiamati a farlo i parlamentari)”. Troppe volte sono passati strappi che hanno incrinato l’etica dei comportamenti, la mozione che affermava che Ruby era la nipote di Mubarak resta una svolta negativa che non dovrebbe essere dimenticata.

L’articolo 54 prosegue inoltre che “i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.

Basta e avanza. Mi sembrano affermazioni chiarissime, che dovrebbero aiutare ad inquadrare e risolvere il problema sorto con l’incontro che si è svolto tra Renzi e il despota (per ora ereditario) dell’Arabia Saudita, indicato dal rapporto della Cia, reso pubblico dal nuovo Presidente americano Biden, che lo indica come il mandante dell’orribile omicidio del giornalista di origine saudita Kashoggi all’interno del consolato di Istanbul.

Un crimine orrendo, del tutto ignorato nell’incontro tra Renzi e Salman, ben retribuito dal mandante, che addirittura ha ricevuto nel corso dell’incontro l’elogio – più o meno in inglese – più incredibile: di essere protagonista di un rinascimento dell’Arabia Saudita. Naturalmente l’elogio fatto da chi è stato anche sindaco di Firenze e dovrebbe saperne qualcosa è doppiamente incomprensibile.

Renzi ha trovato il tempo per volare in Arabia Saudita in piena crisi del governo Conte, che peraltro aveva provocato, ed evidentemente non ha trovato per lo meno inopportuno incontrare un despota accusato di un delitto così efferato, e di altro.

Le leggi non vietano questi comportamenti, nè li puniscono ? Il Senato non ha un regolamento che censuri comportamenti come questo di suoi componenti ? Può essere, anche se se ne potrebbe discutere.

La Costituzione tuttavia c’è, in vigore per fortuna. E’ del tutto evidente che quello di Renzi è stato un comportamento inqualificabile, aggravato dall’avere ricevuto denaro da chi lo ha invitato e dalla natura del personaggio in questione.

Italia Viva farebbe bene a consigliargli di dimettersi dal Senato per tutelare l’onore di chi non è stato coinvolto direttamente nell’incontro, ma probabilmente non accadrà.

E’ una brutta pagina in cui si sommano diversi aspetti, tra i quali l’opportunità di un rapporto retribuito con un despota e il tempo scelto per l’incontro sono aspetti importanti.

Renzi non è Razzi che andava in Corea del Nord ma nessuno lo prendeva seriamente. La tutela della vita delle persone è questione ancora più importante, tanto più se sono in dissenso. Altrimenti con quale coerenza possiamo, ad esempio, rivendicare la verità su Regeni e la punizione dei colpevoli, oppure la libertà per Zaki, puntualmente detenuto ad ogni scadenza del periodo provvisorio di arresto ?

Sullo sfondo come sempre ci sono affari legati al commercio delle armi, che naturalmente vengono usate, come in Yemen e altrove.

Se il potere e gli affari giustificano tutto, anche togliere la vita non è più un ostacolo, ma è questo che lascia intendere la Costituzione ?

Inoltre un senatore che rappresenta la nazione scavalca e contraddice le posizioni del governo e della Repubblica sui diritti umani e la salvaguardia della vita, che cosa c’entra questo con la Costituzione ?

In conclusione, ammesso che non ci siano strumenti giuridici e coercitivi in senso stretto esistono altri strumenti ugualmente importanti.

Il primo è la sanzione etica e morale di questi comportamenti, in modo che il paese conosca quanto è avvenuto e la sua condanna.

Il secondo è uno strumento molto decantato, forse perfino troppo, nel funzionamento dell’economia: la credibilità. La non credibilità è un deterrente contro comportamenti inaccettabili.

Renzi ha dimostrato con l’incontro in Arabia Saudita di non avere alcuna credibilità e di piegare al suo tornaconto, anche personale, i comportamenti politici.

Un dibattito parlamentare potrebbe aiutare a mettere a fuoco l’avvenimento, a chiarire di fronte al paese la gravità di questo comportamento, a sanzionarlo almeno moralmente. Tanto più che i suoi voti, ammesso che li abbia ancora, non servono alla maggioranza parlamentare che esisterebbe anche senza di lui.

Quindi la via è libera, si può fare, ci sono le ragioni per farlo, per reintrodurre elementi di etica pubblica nei comportamenti, nella consapevolezza che il decantato ”amico” Jo (Biden) non ha esitato a rendere pubblico il rapporto della Cia e ha rotto l’incantesimo.

Alfiero Grandi

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