Ripartire dal Sud per rilanciare l’Italia

«Capitale umano» e «capitale naturale», sono questi i due temi principali su cui si sono soffermati i sette ospiti del ciclo «Rilanciamo l’Italia» organizzato da Ortygia Business School – piattaforma di alta formazione manageriale – e curato da Lucrezia Reichlin e Francesco Drago, economisti e fondatori della scuola. C’è uniformità di risposta da parte di tutti i business leader italiani intervistati che vedono nella formazione di qualità, nella parità ed uguaglianza di genere e nella sostenibilità economica, ambientale e sociale ciò che il nostro governo deve implementare per rispondere alla crisi post pandemia.

Un ciclo di incontri interamente digitale dedicato ad imprese e professionisti con ospiti a cadenza settimanale – Catia Bastioli, Luigi de Vecchi, Luigi Gubitosi, Corrado Passera, Marco Patuano, Alessandro Profumo e Elisabetta Ripa – in dialogo con Lucrezia Reichlin e Francesco Drago per confrontarsi e riflettere insieme sulla ricostruzione dell’Italia e sulle nuove opportunità per la ripartenza del Paese.

«Questa iniziativa – spiega Lucrezia Reichlin – ha confermato la necessità di una ricostruzione economica che passi da quel «capitale umano» necessario all’Italia, puntando sulla formazione di qualità e sulla parità di genere. L’altra priorità è il «capitale naturale»: la svolta sostenibile delle città, dei territori, non è più rinviabile, e il Sud può giocare un ruolo fondamentale per uscire da questa crisi».

Tanti gli spunti interessanti condivisi durante gli appuntamenti in streaming.

Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, ha sottolineato che «la grande sfida dell’Italia, e del Sud in particolare, è quella di cogliere le opportunità, in termini di visione organica e strategica, connettendo lo sviluppo economico con le opportunità del Green New Deal avendo come obiettivo la rigenerazione dei territori. Il Sud è naturalmente connotato per questa transizione ecologica a cui tendere. Serve creare collaborazioni tra imprese, istituzioni e territori per progetti innovativi e di sviluppo diffuso in grado di trasformare le periferie in centri di sviluppo e di coinvolgere i cittadini».

Sulla stessa linea Luigi de Vecchi, chairman Emea della divisione Banking, Capital Markets e Advisory di Citi, ha osservato che «in questa crisi si calcola che più di dodici milioni di italiani, tra cui più di 2.5 milioni di minorenni, finiranno sotto la soglia della povertà. Oltre ad un problema di povertà educativa, drammaticamente crescente al Sud, c’è un tema di malessere sociale. Dobbiamo trovare il modo di coinvolgere questa larga fetta di cittadini in un progetto di rilancio comune, penso ad esempio ad una agricoltura sociale incentrata sulla riscoperta della biodiversità».

Luigi Gubitosi, amministratore delegato e direttore generale di TIM, ha dichiarato che «questa crisi ha accentuato la disuguaglianza nelle opportunità educative. Serve una economia fatta di investimenti e prospettive per i nostri ragazzi, soprattutto al Sud. Dobbiamo fare in modo che la digitalizzazione ci permetta di superare situazioni di emarginazione educativa minorile».

La pensa allo stesso modo Corrado Passera, fondatore e amministratore delegato di illimity bank, che a proposito del peggioramento della scuola dovuto al Covid19 dice in modo chiaro: «siamo nel XXI secolo ed abbiamo una scuola del XIX secolo. Di questo si parla poco ma è l’argomento più importante».

«Il divario tra Nord e Sud è una priorità del Paese e la risposta sono le infrastrutture – ha dichiarato Marco Patuano, presidente di A2A – le quali contribuiscono a mantenere questa macroscopica differenza. Il gap infrastrutturale va risolto anche con risorse pubbliche e l’azione principale per lanciare l’Italia è snellire la burocrazia».

Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo S.p.A., evidenzia che «questa è un’occasione per ridefinire in quali settori il nostro Paese sarà protagonista nel futuro, con scelte legate al territorio e in settori anche tradizionali, che comunque potrebbero evolvere verso nuovi scenari più competitivi».

Infine, Elisabetta Ripa, amministratore delegato e direttore generale di Open Fiber, ha richiamato l’attenzione sulla semplificazione della burocrazia. «Il rilancio del Paese, che non è solo economico, ma soprattutto sociale e culturale, passa dalla semplificazione. Senza non riusciremo a realizzare le opere più importanti per il futuro dei nostri ragazzi. E non parliamo solo di digitalizzazione, ma anche di inclusione e produttività, di cultura e competenze».

Insomma, questo confronto a puntate partito il 5 maggio ha reso evidente l’urgenza di intraprendere azioni coraggiose e trasformative orientate verso lo sviluppo del «capitale umano» dei giovani, verso la formazione, verso adeguate politiche di conciliazione per le donne e di valorizzazione del territorio praticando la cultura della sostenibilità. Si tratta di una vecchia agenda in effetti ma questa crisi offre una nuova opportunità da giocare subito.

Con «Rilanciamo l’Italia» Ortygia Business School ha proseguito la sua missione: favorire, anche a distanza, la circolazione e la condivisione delle idee. Affinché il dibattito nato durante l’emergenza non resti un contenitore vuoto, è necessario innescare una trasformazione, contribuendo alla formazione di quel «capitale» indispensabile al futuro di tutti noi. E perché non dal Sud?

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