Roma, “Babbo Letale” regala inquinamento

Domenica 1 dicembre 2019, nel pomeriggio, a Roma, “Babbo Letale” donerà a turisti e cittadini i regali che lo Stato italiano ha in serbo per loro: gas, metano e petrolio. Obiettivo: comunicare che le politiche messe in atto fino ad ora non sono sufficienti per contrastare la crisi climatica e che per tale ragione, un gruppo di cittadini, associazioni e comitati attivi nella campagna “Giudizio Universale” stanno intraprendendo un’azione legale contro lo Stato.

Carbone, barili di petrolio, gas metano e torce di scarico di inceneritori, raffinerie e impianti industriali. Sono questi, nel dettaglio, i regali che “Babbo Letale” donerà alle 16 in piazza Montecitorio ai passanti per denunciare le politiche messe in atto dai governi che si sono susseguiti in Italia in questi anni.

Quello portato in piazza dagli attivisti sarà un Babbo Natale senza renne e in costume da bagno, perché l’aumento delle temperature colpisce tutti: dal Polo Nord alle zone tropicali. Sebbene tutti i governi al potere in Italia negli ultimi decenni abbiano più volte espresso preoccupazione per le sorti climatiche dell’Italia, le politiche ad oggi messe in campo non hanno portato a reali risultati. Rispetto al 1990, nel 2017 le emissioni dell’Italia si erano ridotte solo del 17.4 per cento, mentre già nel 2007 l’IPCC chiedeva ai Paesi sviluppati di ridurre le emissioni del 25-40 per cento entro il 2020.

Quali speranze dunque per la COP 25 di Madrid, che apre le danze lunedì 2 dicembre? Sarà una COP particolarmente importante, perché i Paesi dovranno concordare le regole necessarie a mettere in pratica l’Accordo di Parigi: mantenere l’aumento della temperatura entro i 2°C e fare il possibile per stare entro +1.5°C. Gli scienziati del clima ritengono necessaria la revisione al rialzo dei piani nazionali di riduzione per poter raggiungere l’obiettivo, ma la volontà degli Stati non sembra andare in questa direzione. Occorre modificare radicalmente il modello di sviluppo per evitare un riscaldamento globale superiore a +1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. Restano infatti 11 anni per evitare di raggiungere il punto di non ritorno. Senza un’azione incisiva a livello globale e nazionale, dal 2030 non sarà più possibile arginare gli effetti più catastrofici dei cambiamenti climatici.

In Italia le conseguenze dei cambiamenti climatici sui territori sono già evidenti e minacciano i diritti fondamentali delle comunità.

Secondo la Coldiretti tra giugno e agosto si sono registrati in media in Italia undici eventi estremi al giorno tra tornado, grandinate e tempeste di vento e pioggia con un incremento del 75 per cento rispetto all’anno scorso. In queste settimane abbiamo visto Venezia, Genova e ampie zone del nord Italia alle prese con alluvioni e inondazioni. Tanti saranno i settori impattati dai cambiamenti climatici: dalle zone costiere al turismo, della salute all’agricoltura, dal patrimonio culturale alle foreste. Proprio per questa ragione, cittadini, associazioni e comitati hanno deciso di incalzare lo Stato mettendolo sul banco degli imputati per l’insufficienza delle azioni intraprese: se la politica è sorda alle richieste della società civile, dovrà per forza ascoltarle in un’aula di tribunale.

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