“Roma Pride”, un patrocinio in bianco e nero

La vicenda del patrocinio della Regione Lazio al “Roma Pride”, prima concesso e poi ritirato, è di quelle che creano soltanto vinti e nessun vincitore.

Prima osservazione: perché una manifestazione storica, libera, trasversale, festosa, coloratissima, come il “Roma Pride” ha bisogno del patrocinio di un’istituzione pubblica, grigia, burocratica e che costituisce comunque un freno a tante rivendicazioni portate avanti dalla comunità LGBTI+? Davvero avere l’imprimatur di un’amministrazione, per giunta governata dalla destra, rappresenta un valore aggiunto per chi nel “Pride” vede un’occasione di piena libertà e di svincolo da ogni “ingessatura”?

Seconda osservazione: da parte sua, negando il patrocinio al “Roma Pride”, davvero la destra ritiene di invertire un processo naturale che sta trasformando società chiuse e intolleranti in comunità aperte e inclusive, dove la “diversità” costituisce un valore e non un elemento per discriminare? E davvero una destra che si professa moderna prima concede il patrocinio per poi ritirarlo dopo chissà quale “condizionamento” della parte probabilmente più retrograda?

La cosiddetta “diversità” non dovrebbe avere tinte uniche né appartenenze. Dovrebbe essere rispettata, a prescindere. Perché sono i tanti colori a formare gli arcobaleni e non il bianco e nero di certe intolleranze.

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