(Adnkronos) – Il murale 'The Star of David – Edith Bruck', opera dell’artista aleXsandro Palombo trova una nuova casa alla Fondazione Museo della Shoah di Roma. L'opera è stata svelata nel corso di un evento che ha visto la straordinaria partecipazione di Edith Bruck, testimone diretta della Shoah e voce fondamentale nella trasmissione della memoria storica. "A tutte le persone qui presenti un grande abbraccio. Io non odio nessuno, il mio cuore è come la Porta Santa", ha dichiarato. L’opera, che era stata vandalizzata lo scorso gennaio a Milano, rappresenta la scrittrice e poetessa Edith Bruck con la divisa a righe dei deportati nei lager nazisti mentre stringe con fierezza la bandiera di Israele: ora diventa parte della collezione permanente del museo romano, affiancando 'anti-semitism, history repeating', acquisita dalla Fondazione lo scorso gennaio. Un segnale forte contro il negazionismo e l’odio antisemita, che oggi dilaga in nuove forme e con una rinnovata violenza. "Aver recuperato questa opera, anche se purtroppo è stata colpita e quindi non è più integra come prima, è estremamente importante perché costituisce una memoria", ha detto il presidente della comunità ebraica di Roma Victor Fadlun a margine dello svelamento dell'opera. "Oggi rispettare la memoria non vuol dire soltanto ricordare, ma è divenuta una vera e propria scelta politica; una scelta da che lato stare della storia”. "L'antisemitismo in Europa è qualcosa che mi spaventa", così Edith Bruck nel corso del dialogo dopo lo svelamento dell'opera 'The Star of David' (VIDEO). "Stati Uniti, Germania, Ungheria, ma non solo, hanno rimosso. In Ungheria oggi insegnano che sono stati i tedeschi a portarci via: per qualsiasi nefandezza, sono stati loro. Ma sono stati gli ungheresi, i fascisti italiani. Hanno collaborato tutti in Europa, dire che hanno fatto tutto i tedeschi è gravissimo", ha spiegato. "Ditemi – ha proseguito Bruck – un Paese che ha fatto i conti col passato. L’uomo cancella facilmente i propri misfatti, li rimuove. Che mondo è quello dove muore un bambino? Quando accadde del Biafra, io non riuscii a mangiare. Oggi mangio, stiamo tutti peggiorando. Tutto il male degli altri riguarda anche noi, riflette sull’economia, sulle migrazioni, sulle fughe da quei Paesi. Ci riguardano. Ci sono nuove insofferenze, nuovi razzismi, oggi ricomincia tutto da capo. È molto triste". Poi la scrittrice e poetessa ha parlato dell'importanza di testimoniare ciò che aveva vissuto: "Quando siamo stati liberati, tornata in Ungheria, nessuno voleva ascoltarci. Volevo raccontare quel che avevamo visto: era incontenibile, quel veleno, quella rabbia che scoppiava dentro. E non c’erano orecchie umane che volessero ascoltare. Da lì ho iniziato a scrivere. Poi ho iniziato a testimoniare nelle scuole, dal 1959. Da lì non ho mai smesso più. Perché non basta mai, perché l’antisemitismo non finisce mai, è una cosa eterna che forse non verrà mai cancellata". —[email protected] (Web Info)