I consiglieri del VII Municipio hanno approvato una risoluzione per “rimettere le mani” sulla mobilità in zona San Giovanni, oggetto di ben due “risistemazioni” nel giro di poche stagioni, anche con investimenti economici non indifferenti. Perché cambiare di nuovo?
Il motivo, in un Paese caratterizzato da ataviche lotte di quartiere sul modello Guelfi e Ghibellini, è che tra i residenti di due strade parallele – via Taranto e via La Spezia – ci sono contenziosi aperti da tempo. Scendiamo nel dettaglio.
A via La Spezia c’è stato un pluriennale cantiere per la realizzazione della fermata San Giovanni della metro C che ha tenuto chiusa la strada al traffico per molti anni. Per la riapertura, si auspicavano soluzioni poco impattanti. Invece, quando è stata inaugurata la nuova fermata della metro C a San Giovanni, è stata ripristinata la situazione precedente con una notevole mole di traffico in via La Spezia.
Passa poco tempo e nella logica di “un po’ per uno” ecco il radicale cambiamento: via La Spezia diventa senso unico verso San Giovanni e il traffico in senso contrario finisce tutto sulla parallela via Taranto. E’ il caos. Manifestazioni dei residenti, ma i registi del cambiamento non si spostano di una virgola. Un po’ per uno, appunto. Perché quelle due strade, cerniera “obbligata” tra due importanti pezzi di città, saranno sempre destinate ad assorbire immensi fiumi di automobili.
Cambia la Giunta, anche in VII Municipio, ed ecco che si vorrebbero rimescolare le carte per la terza volta. Importante sapere che in ogni passaggio si distrugge il precedente arredo urbano, ad esempio un’infinità di travertino per i cordoli. Ed i soldi sono sempre quelli di tutti noi.
Il nodo resta tutto su via La Spezia: riportarla a due corsie, come auspica “il partito di via Taranto”? Se via La Spezia riprendesse il flusso da San Giovanni, è chiaro che a via Taranto il flusso si dimezzerebbe. Ma via La Spezia ritornerebbe ad essere una strada invivibile. Non sarebbe meglio lasciare tutto così, anche perché i flussi di traffico si sono ormai standardizzati?
C’è un problema in più, però. Questo il vero nodo. Un gruppetto di “idealisti” da anni chiede la chiusura di un tratto di viale Castrense al traffico automobilistico per esigenze “ecologiche” o di “valorizzazione delle Mura”. Peccato, però, che evidentemente abbagliati da tanta sensibilità archeologica verso le Mura Aureliane, non vedano lo stato di manutenzione – totalmente assente – delle stesse, coperte di piante infestanti, utilizzate come riparo da homeless o come discarica. Non è poi chiaro perché si punti a chiudere quei pochi metri di strada rispetto ai 13 chilometri di strade prospicenti Mura Aureliane in tutta la città, dove non mancano edifici addirittura addossati alle Mura Aureliane (compresi circoli sportivi), “anomalie” su cui mai nessuno è intervenuto.
Chiudere viale Castrense equivarrebbe non solo a riversare ulteriori flussi di traffico su via La Spezia e su via Monza, con aggravio dell’inquinamento, ma anche a cancellare una cinquantina di parcheggi, che renderebbero la situazione della sosta in zona ai limiti del drammatico.
E’ questo il vero assurdo progetto che non porterebbe alcun beneficio ai residenti, semmai ulteriori problemi, in cambio di un’area verde isolata che oltre a rappresentare una zona a rischio degrado costante, costituirebbe un doppione di viale Carlo Felice.
Di seguito riportiamo la molto discutibile risoluzione adottata dal VII Municipio, dove si parla di “pedonalizzazione di viale Castrense” “come auspicato dai cittadini”, mentre è noto che la stragrande maggioranza dei residenti è contraria a tale soluzione (vedi questionario somministrato dal Comitato Villa Fiorelli-Tuscolano da cui risulta oltre il 70% della cittadinanza locale contrario a tale adozione). Anche “Forche Caudine”, con sede da 30 anni in zona, è totalmente contraria e farà di tutto per contrastare ulteriori cambiamenti in tal senso.