Scuola, indagine nazionale promuove la didattica a distanza

È stato il decreto del 4 marzo 2020 a decretare la sospensione didattica “in presenza” in tutte le istituzioni scolastiche del territorio nazionale per attuare il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Una quarantena efficace in termini di risultati sanitari, in grado di “salvare” l’estate a tutti gli italiani con i numeri dei contagiati in netto ribasso.

Da quel giorno di inizio marzo, dirigenti scolastici, personale Ata, insegnanti e alunni sono stati catapultati in una realtà sconosciuta o quasi. Il ministero della Pubblica istruzione ha avviato la procedura della didattica a distanza (DaD): il remote learning è così diventato la quotidianità. Nel bene e nel male.

In fondo s’è attuato ciò che molti esperti auspicano da tempo: un uso intelligente e proficuo delle nuove tecnologie. Molti ragazzi hanno seguito con maggiore interesse le lezioni proprio perché proposte con una metodologia a loro più familiare, talvolta in grado di rendere la didattica più interessante perché multimediale. Numerosi professori hanno proposto compiti originali e più allineati ai tempi, ad esempio quelli con il supporto di video.

Certamente non è mancato qualche neo, soprattutto nello scarso supporto informatico da parte delle scuole (studenti e docenti si sono per lo più dovuti organizzare da soli e con i propri mezzi) o in reti spesso obsolete.

AlmaDiploma”, con la collaborazione del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea e degli istituti associati al sistema AlmaDiploma nell’anno scolastico 2019/20, ha condotto una rilevazione ad hoc via web (CAWI-Computer Assisted Web Interviewing) per comprendere meglio l’esperienza di didattica a distanza vissuta dagli studenti delle classi quarte e quinte degli istituti superiori. L’indagine è stata avviata durante le ultime settimane dell’anno scolastico 2019/20, precisamente a partire dal 29 maggio 2020.

Ne emerge un quadro tutto sommato positivo per quanto riguarda la capacità di adattamento e di riorganizzazione, dimostrata sia dalla scuola sia dagli insegnanti nell’affrontare la crisi pandemica e nel garantire la continuità didattica con la modalità a distanza. Non manca qualche criticità legata principalmente ai limiti dell’apprendimento a distanza e alle relazioni interpersonali, oltre alle preoccupazioni relative al futuro occupazionale.

Sono stati ben 246 gli istituti coinvolti, con 73.286 studenti di quarta e quinta, in prevalenza liceali (57 per cento), seguiti dai tecnici (33,8 per cento) e dai professionali (9,2 per cento). A compilare il questionario relativo alla DaD, 23.305 alunni per un tasso di compilazione pari al 31,8 per cento.

«In questo periodo in cui tutti parlano di scuola, ritengo doveroso dar voce ai nostri studenti che a giugno ci hanno dichiarato che la loro scuola ha svolto il proprio compito garantendo la continuità delle attività e organizzato in modo efficiente la didattica a distanza – spiega il direttore di AlmaDiploma, Renato Salsone.

I macro esiti più significativi riguardano vari aspetti. Uno, fra tutti, la disponibilità delle attrezzature informatiche (pc, tablet, portatili o smartphone) e la connessione per seguire le lezioni: quasi la totalità dei rispondenti (93,6 per cento) ha dichiarato di non aver ricevuto alcun tipo di supporto da parte della scuola e ha, dunque, fatto affidamento sulle sole risorse disponibili in famiglia.

Così come per gli effetti della DaD in termini di carico di studio, capacità di concentrazione e efficacia dello studio. Il 79,6 per cento degli studenti, quindi una netta maggioranza, ha dichiarato che durante la didattica a distanza i compiti sono aumentati rispetto alle lezioni tradizionali: mentre per il 54,8 per cento, sebbene aumentato, il carico è stato comunque sostenibile, per una piccola minoranza, il 24,7 per cento, il carico degli studi non è stato invece sostenibile.

Altro importante dato riguarda le opinioni degli studenti rispetto agli insegnanti. Circa i due terzi degli studenti (67,4 per cento) hanno sostenuto, rispondendo al sondaggio, che durante il periodo di didattica a distanza gli insegnanti hanno valutato con equità le prove e i compiti svolti. Come ci si poteva attendere, durante il periodo di didattica a distanza si sono, invece, emotivamente intensificati i rapporti con i componenti della famiglia o con i conviventi: lo dichiara il 73,3 per cento degli studenti. E ciò, indubbiamente, rappresenta un’ulteriore buona notizia.

Nel descrivere, con un solo aggettivo, il proprio stato d’animo nei mesi di didattica a distanza, interessanti i risultati ottenuti che hanno consentito di cogliere una diversa reazione tra i differenti ordini di classe, con una maggiore percezione negativa per gli studenti di quinta, probabilmente a causa della vicinanza dell’Esame di Stato:

  • studenti di quarta “tranquilli” 35,3 per cento (di quinta 24 per cento)
  • studenti di quinta “preoccupati” 32,3 per cento (di quarta 19,2 per cento)
  • piccola quota trasversale di “apatici”.

Al di là dell’esperienza della didattica a distanza, comunque positiva, il problema maggiore riguarda l’avvenire. Guardando al futuro, infatti, circa un terzo degli studenti (31,6 per cento) ritiene che sarebbe utile continuare a usare la didattica a distanza, insieme alle lezioni in aula, anche dopo l’emergenza del Covid-19. Anche se poi il 72,1 per cento degli studenti pensa che la preparazione raggiunta attraverso le lezioni a distanza sia inferiore a quella che avrebbero avuto andando a scuola; il 42,8 per cento degli studenti di quinta ritiene di non avere una preparazione adeguata per affrontare il prossimo anno scolastico o l’esame di Stato. Timori che si riverberano anche sul futuro occupazionale di chi li circonda: infatti il 59,7 per cento ritiene che molte persone vicine siano preoccupate di non trovare lavoro o diventare disoccupate a causa della difficile situazione economica dovuta al Covid-19.


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