Scuola: la vaccinazione non sia variabile di discriminazione

Nan Coosemans

Le scuole hanno riaperto i battenti in quasi tutta Italia – il rientro si concluderà il 20 settembre con Puglia e Calabria – e milioni di studenti si sono ritrovati nelle classi, quasi tutti in presenza. L’inizio del nuovo anno, però, comporta inevitabili incertezze e altrettante domande legate alla gestione dei possibili contagi.

L’Istituto superiore di sanità ha stilato alcune regole che dovranno essere seguite negli istituti per limitare al minimo il rischio di focolai. Previsto l’obbligo di certificato verde per tutto il personale scolastico e per gli studenti delle Università. Gli ingressi in classe negli istituti primari e secondari sono scaglionati, a seconda dell’orario stabilito da ogni scuola. Viene raccomandato il distanziamento di almeno un metro tra i banchi, ove possibile, mentre l’utilizzo delle mascherine è obbligatorio per tutti gli alunni dai 6 anni in su, con possibilità di esenzione in caso di classi con ragazzi tutti immunizzati. Le finestre devono restare aperte tutto l’anno, anche con il maltempo, a patto ovviamente che non piova in classe (sono ancora poche le scuole che hanno acquistato e installato impianti e filtri speciali per garantire l’areazione dei locali).

Proprio di fronte ad alcune di queste regole, non mancano perplessità e preoccupazioni sia da parte dei genitori sia degli insegnanti. Anche la stessa Associazione Nazionale dei Presidi ha espresso qualche scetticismo.

Al di là delle classi già finite in quarantena e delle preoccupazioni riguardanti la scuola come serbatoio di diffusione della pandemia, non mancano episodi di discriminazione nei confronti di ragazzi non vaccinati e la situazione è probabilmente destinata a peggiorare nel momento in cui scoppiassero nuovi focolai nelle classi che vedono la presenza di ragazzi a cui non è stato somministrato alcun vaccino. Si tratta di un fenomeno nuovo, di cui si parla poco.

Per avere un parere qualificato, sentiamo Nan Coosemans, family coach che da oltre vent’anni lavora nel mondo dello sviluppo personale a contatto con bambini e adolescenti, aiutandoli nel percorso di crescita personale. È la fondatrice di Younite, azienda di formazione per le famiglie e adolescenti, oltre che di Yada, una scuola di formazione per chi desidera diventare youth trainer ofamily coach.

“In questo momento storico crediamo sia necessario più che mai esercitarsi nella difficile arte della comprensione altrui e spostare il focus sulla necessità di rispetto da parte di tutti, verso tutti – spiega decisa.

Coosemans, che è anche autrice del libro “Quello che i ragazzi non dicono” (Sperling & Kupfer), insieme al suo team di coach ed esperti di comportamento adolescenziale, ha dato vita a un’iniziativa che si pone come obiettivo quello di diffondere un messaggio di rispetto e accettazione delle diverse opinioni di ognuno rispetto a una tematica così delicata come quella dei vaccini.

“Vaccinato o non vaccinato, siamo comunque amici”. È questo il nome della campagna social a cui i ragazzi e i loro genitori sono invitati ad aderire, semplicemente scaricando o stampando immagini e sticker – da diffondere tramite i propri account TikTok e Instagram, o da appendere sui muri in classe – che, insieme al logo dell’amicizia, quello delle due mani che si stringono, riportano lo slogan ideato dalla coach.

“Si tratta di un messaggio semplice e all’apparenza banale, ma dal forte impatto visivo. Ci piacerebbe che il concetto si diffondesse il più possibile fra i ragazzi, gli insegnanti e i genitori, soprattutto in un momento così complicato come quello del rientro a scuola completamente in presenza, durante il quale si potrà riprendere il contatto con i compagni e tornare a condividere gioie, preoccupazioni, progetti per il futuro ecc. Questo è il momento di aprirsi nuovamente al mondo, seppur con la dovuta cautela, non di chiudersi o di discriminare. Tutti paghiamo le conseguenze di questa pandemia, ma i ragazzi ora hanno più che mai necessità di messaggi positivi e di esempi coerenti”, aggiunge la family coach.

Secondo i dati delle ultime ore, gli insegnanti che hanno ricevuto almeno una dose sono il 91,5 per cento del totale (di cui circa l’86 per cento già stati doppiamente vaccinati), ma i ragazzi? Siamo a due terzi degli immunizzati nella fascia fra i 15 e i 19 anni, e a due quinti in quella 12-15 anni. Tre milioni e mezzo di teenager sono ancora scoperti. E più vulnerabili che mai.

“Ciò che conta di più ora è la solidarietà, il rispetto e la comprensione per le scelte altrui. Nessuno va discriminato, isolato o bullizzato magari perché la famiglia alle spalle ha un diverso orientamento sui vaccini o, ancora peggio, perché per motivi di salute non può riceverlo. Diffondere il più possibile questo messaggio significa offrire ai ragazzi una prospettiva finalmente positiva, dopo un anno e mezzo di enormi difficoltà e disagio – conclude Coosemans.

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