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Comunità a Roma
L'EMIGRAZIONE MOLISANA, UNA DIASPORA: 600 MILA ORIUNDI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO

E' anche la regione più montuosa (78% del territorio), sempre dietro la Valle d'Aosta.
Ma è la prima, in assoluto, per tasso di emigrazione.
Già nel Settecento si registrano massicce partenze da un territorio fondamentalmente povero.
A fine Ottocento, la provincia di Campobasso, la sola del Molise, è la terza (dietro Potenza e Salerno) per numero di emigrati.
Tra il 1876 ed il 1915 dal Molise si verificano ben 307 mila espatri, cui se ne aggiungono almeno 50 mila nel decennio seguente.

Destinazioni principali: Stati Uniti, Argentina, Brasile, Uruguay, Venezuela, Australia. In epoche più recente si aggiungono l'Europa e il Canada.
Agnone, che ad inizio Novecento ha 11mila residenti, è il centro che paga il prezzo più alto (oggi ha 5mila abitanti).
Durante il periodo fascista, le leggi "rurali" e "demografiche" del regime, le norme restrittive adottate dagli Usa, la crisi del 1929, contribuiscono ad attenuare il fenomeno. Tuttavia, tra il 1936 ed il 1938, numerosi molisani partono come operai per i cantieri romani, per l'Africa orientale (circa 2 mila), per la Germania e per l'Albania.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, il flusso dell'emigrazione riprende con forza. E' la volta di Stati Uniti e Canada, quindi dell'Europa: Germania, Belgio, Svizzera e Francia e, più recentemente, Inghilterra e Irlanda. Ma anche Roma e Napoli. I dati ufficiali parlano di almeno altre 300 mila partenze. Per un totale, nel corso di poco più di un secolo, di oltre 600 mila persone sradicate dalla propria terra di nascita.
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Dei molisani all'estero, oltre 71mila sono iscritti all'Aire, il registro dell'emigrazione contemporanea. Si tratta di un numero enorme, per quanto in calo: rappresenta ben il 22,2% della popolazione locale (primato nazionale).
Agnone garantisce il tributo maggiore, con quasi 3 mila emigrati iscritti all'Aire (su 5.500 abitanti attuali del paese). Seguono Montenero di Bisaccia (1.807), Jelsi (1.563), Casacalenda (1.384).

Riguardo alla distribuzione nel mondo, primeggia l'America (51,8%), seguita da Europa (44,1%), Oceania (3,7%), Africa (0,3%) e Asia (0,1%), dove vivono un centinaio di molisani che hanno conservato la cittadinanza italiana. Non è un caso che una regione così piccola esprima ben due parlamentari all'estero (Narducci in Svizzera e Berardi negli Usa).



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In tutta la Lombardia ce ne sono altre 30mila (14mila quelle nate in Molise). Forti presenze anche in Abruzzo, Campania, Marche, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria.
Molti figli di molisani, che nella regione d'origine non hanno mai vissuto (se non qualche giorno all'anno d'estate) riscoprono con entusiasmo le origini. Alla terra degli avi, seppur senza clamori, dedicano tesi di laurea, ricerche, libri. Promuovendo anche associazioni ed eventi.
Per quanto riguarda Roma, esistono fenomeni migratori originali, spesso oggetto di studio.
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Molti abitanti di Sant'Elena Sannita hanno iniziato a lavorare già nell'Ottocento come arrotini. Ciò grazie alle piccole e artigianali fabbriche di coltelli e di forbici presenti sin dal medioevo a Frosolone, paese a tre chilometri da Sant'Elena Sannita.
Muniti quindi della mola, i santelenesi per anni hanno girovagato (soprattutto a piedi) per le città del centro e del sud Italia per arrotare lame e coltelli.


Così sono nati e cresciuti i punti vendita dei vari Alonzo, Caruso, Coladangelo, De Paola, De Tollis, Di Bella, Di Gregorio, Durante, Lembo, Muliere, Muzio, Pette, Pettograsso, Ruberto, Sergnese, Stasio, Terriaca, Verdile, Zoppo.



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I più anziani ricordano l'arrivo a Roma. Se oggi tra "il paese" e la città ci sono due ore d'auto, allora ce ne volevano cinque. La Casilina al posto dell'autostrada. E tante stradine di montagna, tutte curve: San Pietro Infine, l'attraversamento di Isernia, le montagne di Macchiagodena e di Frosolone.

La "grande fuga" dal Molise a Roma ha coinciso con la morte dei paesi. Significativi i dati di Bagnoli del Trigno: 4.779 abitanti ad inizio novecento (censimento del 1901), pur avendo già pagato un altissimo prezzo all'emigrazione estera (un migliaio di emigranti solo tra il 1906 ed il 1913). Sotto il fascismo raggiunse i cinquemila residenti. Con gli anni cinquanta, la diaspora: 3.532 residenti nel 1951, 2.727 nel 1961, 1.866 nel 1971, 1.388 nel 1981 fino ai 1.131 del 1991 ed agli attuali circa 800 residenti.

Molti hanno fatto incetta di licenze, dandole in gestione. Altri ne hanno acquisite più di una per lasciarle ai figli. Ma il numero dei tassisti molisani è in calo, i giovani preferiscono l'università. Però ancora un tassista su cinque ha origini molisane, oltre un migliaio su 7 mila totali.
Un momento di "buona visibilità" della categoria è coinciso con la presenza del Campobasso calcio in serie B, anni Ottanta. I tassisti finanziarono uno striscione che è rimasto a lungo sugli spalti del "Romagnoli" di Campobasso.
Oltre al "3570", ci sono altri numeri - ed altri organismi - che raccontano analoghe storie di emigrazione: 4157, 4994, 5551, 6645, 8822, ecc. Ad ogni numero corrisponde un'organizzazione. "La Capitale", ad esempio (via Marsala 96/b, tel. 06-44341050), è presieduta da anni da un molisano, Tonino Di Tosto, anche lui di Bagnoli.
La cooperativa "Samarcanda", invece, rimanda a maggio 1992 quando undici tassisti, molisani compresi, firmarono l'atto costitutivo per applicare le più moderne tecnologie al trasporto. "La scelta del nome non fu casuale - raccontano i responsabili di "Samarcanda" - la magnifica città, che ben raffigura l'idea iniziale, è nota con l'appellativo "Roma d'Oriente".
Molisani anche Arnaldo Mastrodonato (di Bagnoli) e Ennio Di Schiavi (di Pietrabbondante), presidente e vicepresidente della cooperativa "Progresso" di via Suor Maria Mazzarello 27, al Tuscolano.


Da tempo molti fanno pressione per avere nomi specifici sulle proprie vetture: gettonatissimo il Trigno, a seguire Sangro, Volturno e Biferno. Chissà perché.
MOLISANI A ROMA: UN ESERCITO DI RISTORATORI, SARTI, GARAGISTI. E NON SOLO...




Citiamo Sebastiano Di Rienzo, presidente dell'Accademia dei sartori.
Decine di famiglie di Poggio Sannita si sono invece concentrate nella gestione di un garage.

In molti casi, i molisani hanno ricreato situazioni ambientali analoghe a quelle dei propri paesi: nei quartieri a ridosso di Boccea (Montespaccato, Selva Candida, Casalotti ecc.), ad esempio, molti corregionali hanno innalzato le proprie case con caratteristiche simili a quelle del proprio paese, ricavando l'immancabile orto e finalizzando la metratura alla casa futura per i figli.
Al di là del commercio, tanti molisani sono giunti a Roma per esigenze universitarie. Il fenomeno s'è rafforzato soprattutto nel dopoguerra, quando Roma ha soppiantato Napoli in tal senso.
Molti si sono orientati all'insegnamento, altri sono entrati nella pubblica amministrazione, ricoprendo anche incarichi di prestigio.
MOLISANI A ROMA: I "TANTI" PAESI D'ORIGINE E LA DISTRIBUZIONE NELLA CITTA'



Nella provincia di Campobasso si segnalano le zone di Casacalenda (qualificata comunità nella Capitale) e di Riccia.
I molisani costituiscono il 4,4% dei meridionali a Roma contro l'1,6% che rappresenta i residenti del Molise rispetto a quelli del sud. Infine, per quanto riguarda la distribuzione dei molisani nelle diverse zone della città, c'è una causa logistica, simile a quella che ha portato al monopolio di intere categorie lavorative: i primi arrivati hanno chiamato amici e parenti.

Poi c'è stata l'esigenza ambientale: meglio zone periferiche, meno problematiche, spesso più adatte a qualche abuso edilizio o a ricostruire le condizioni analoghe di partenza. A furia di orti da coltivare e di una riconquistata libertà.
C'è infine un'ipotesi più originale, collegata ai capilinea dei pullman provenienti dal Molise: i corregionali non avrebbero perso tempo a cercare un'abitazione. Meglio chiedere nelle vicinanze e sistemarsi lì.
Certo, di tempo da allora ne è passato. Ma nemmeno troppo. Stiamo parlando di sessant'anni fa, anche se sembra che la realtà sia molto più lontana. E' la Roma che Pasolini ha descritto egregiamente nelle sue pagine e sulle sue pellicole.
Roma di calabresi, di siciliani, di abruzzesi, di marchigiani. E, ovviamente, di molisani. Anche se l'emigrazione dei paesi sanniti appare più coesa, perlomeno nella fase dei trasferimenti.
Se Roma è città di "tracce" per antonomasia, trovare i fili della matassa non è così difficile. Ci possono venire in aiuto, ad esempio, le Pagine Bianche. Si prenda qualche cognome molisano, ad esempio quelli di Salcito. Un D'Alisera o un Dell'Armi. Non sarà difficile scoprire che abitano quasi tutti nello stesso quartiere. Perché? I salcitani s'insediarono in zona Alberone, sull'Appia. E molti sono rimasti lì, trovando nelle vicinanze la casa per i propri figli. Prassi tipicamente molisana. Cioè, "le caratteristiche strutturali e distributive del contingente relativo alla "seconda generazione" non si discostano sostanzialmente da quelle dell'universo da cui tale generazione proviene - come spiega Augusto Ruberto.


Ma qual è la distribuzione territoriale dei molisani nel territorio capitolino?
E' diffusa uniformemente in quasi tutti i "municipi" romani (le 19 divisioni amministrative di Roma, le vecchie "circoscrizioni"). Tuttavia esistono concentrazioni più forti in determinate aree. Un primo e più importante polo di concentrazione si colloca nella zona est-sud-est della città, più specificamente nella fascia che si sviluppa attorno a via Casilina, via Prenestina e, in parte, a via Appia Nuova e via Tuscolana: in quest'area (costituita da cinque dei 19municipi) si concentra il 40% dei molisani residenti a Roma.
Per tale localizzazione valgono alcune ipotesi iniziali: la zona è la prima che si incontra venendo dal Molise e, in più, prima dell'avvento dell'autostrada, la via Casilina (e in parte la Prenestina) era la strada percorsa dai mezzi di trasporto (specie dalle corriere) provenienti dal Molise; poi, sull'insediamento nell'area, ha giocato un ruolo la "catena dei richiami". Altro polo di concentrazione è rappresentato dall'area tra via Cassia Nuova e via Aurelia (18° e 19° municipio): vi si localizza un 14-15% dei molisani residenti a Roma. Cause: l'influenza dei capilinea delle corriere provenienti dal Molise, la vocazione agricola nonché lo sviluppo edilizio (con conseguente richiesta di manovalanza) che, negli anni cinquanta, caratterizzavano l'area. Bassa, invece, la densità di molisani nei quartieri più prestigiosi: centro storico, Parioli-Trieste, Nomentano, Ostiense, Eur, Prati, Cassia. Se qui si raccoglie il 36% dei Romani, i molisani sono meno del 24%.

Oltre alla comunità originaria di Salcito, di cui già s'è detto, la folta comunità degli originari di Bagnoli del Trigno presenta forti concentrazioni al Trionfale. Le persone originarie di Sant'Elena Sannita si insediarono soprattutto al Pigneto (Casilino) e lungo la parte iniziale della Prenestina. Ma qui, causa le profumerie, c'è stato un forte rimescolamento. La comunità romana di Capracotta conta numerosi appartenenti nel quartiere intorno a piazza Malatesta e, più recentemente, a Guidonia. C'è poi l'agglomerato di Selva Candida-Montespaccato (Aurelia-Boccea) dove sono insediate circa 300 famiglie originarie di Frosolone.