Tavenna (Cb), riapre lo storico laboratorio manifatturiero

A Tavenna si ridisegna la storia molisana della moda che un tempo ebbe a eleggere la regione Molise una delle capitali d’Italia del manifatturiero.

Tutto nasce dalle ceneri, ancora bollenti – in tutti sensi – di un comparto, quello dettato da regole ben precise, che ha visto svanire il lavoro di centinaia di fasonisti. Ingiustamente ed immeritatamente un indotto, che fu garanzia di economia e fucina di talenti, è scomparso a causa di innumerevoli condizioni che prima la Pop 84, poi la Pantrem, poi l’Ittierre, poi la Gtr e non solo, hanno subito senza possibilità di garantire futuro ai tanti lavoratori, nonostante questi avessero dato tanto alla moda, all’economia di tanti, al Molise. L’innovativa idea dei fratelli Valerio, che nel rilevare lo stabilimento Ittierre di Pettoranello hanno dato nuovo slancio nell’innovazione al mondo della moda, ha riacceso la speranza, e persone mai dome all’esclusione, alle difficoltà, hanno messo su un nuovo progetto che si sposa con l’innovazione, ma mantiene intatta la tradizione. Per capire il progetto occorre fare un pizzico di cronistoria.

L’area di Trivento e Montenero di Bisaccia, come evidenziato nella rilevazione Istat (2001) sui distretti produttivi meridionali, vide il fiorire, negli anni 80-90, di tante imprese moda che assicuravano elevati livelli occupazionali a forte presenza femminile. La crisi della Ittierre, come si ricordava, e la crescente delocalizzazione produttiva verso i Paesi a minor costo del lavoro, ebbero effetti devastanti per il settore moda molisano. Nelle aree interne tali effetti furono maggiormente dolorosi perché, questi laboratori spesso rappresentavano l’unica presenza manifatturiera. Il progetto che si vuol riattivare, e migliorare, è dettato principalmente dal fenomeno del “reshoring”. Esso è un fenomeno economico che consiste nel rientro delle produzioni precedentemente delocalizzate nei Paesi a minor costo del lavoro.

Inaugurata nel 2012 dall’amministrazione Obama, la politica di rimpatrio (reshoring) prevedeva una serie di agevolazioni per le imprese che riportavano le produzioni negli Stati Uniti da Cina, Brasile e Indonesia. In Italia, l’Università dell’Aquila è stata particolarmente attiva nello studio di questo fenomeno. Il professor Luciano Fratocchi, in particolare, coordinò un importante studio sul tema, realizzato in collaborazione con alcune Università italiane. Nel luglio 2014 partecipò ad un incontro sul tema del “reshoring”, che si tenne presso il Palazzo della Provincia di Isernia, nel quale illustrò i dati dello studio che evidenziavano la progressiva crescita delle aziende che tornavano a produrre in Italia (in particolare nel settore moda). Questo “rientro” delle produzioni in Italia era dovuto alla crescente richiesta, da parte dei consumatori, di produzioni “100% made Italy”. Il “made in Italy” veniva (e viene tutt’ora) percepito dal consumatore come un prodotto di “buona/eccellente qualità”. Lo studio inoltre coglieva il cambiamento in atto nei consumatori, sempre più attenti al “chi” e al “come” (tracciabilità e sostenibilità ambientale e sociale) venivano realizzati i capi di abbigliamento.

Queste tendenze aprivano nuove opportunità per il sistema manifatturiero moda – composto in larga parte da piccole/microimprese – e creava le condizioni per valorizzare il “saper fare” tipico del nostro Paese e dei nostri territori. E così l’idea di riscoprire saperi creativi e manifatturieri locali per generare nuovi percorsi di sviluppo e riattivare quel patrimonio di competenze moda, spesso “tacite”, che contraddistingue il nostro territorio e che, ancora oggi, sono giudicate, dal mercato, pienamente funzionali; ricostruire “reti di competenza” in grado di generare nuovi percorsi di sviluppo nel settore moda che siano “tracciati” e “sostenibili” (come indicato nello studio redatto dalla CdP e dalla Luiss Business School).

Questi gli obiettivi che verranno sviluppati nel “laboratorio moda” di Tavenna. Un luogo di sperimentazione e di sviluppo di percorsi progettuali già avviati come, ad esempio, il progetto “Moda, colori e sapori del Sannio”, presentato presso la Sala Consiliare del Comune di Isernia, e finalizzato al recupero e al riutilizzo della lana molisana per la realizzazione di una o più linee prodotto moda colorate naturalmente. Un progetto, questo, particolarmente importante perché, come segnala uno studio dell’Ispra, ogni anno, 8.700 tonnellate di lana finiscono in discarica, disperse in ambiente, sotterrate o bruciate. Da queste tonnellate di lana buttata via, si potrebbero ricavare 15 milioni di metri quadri di tessuto dando vita (in una logica di sviluppo locale) ad una filiera sostenibile e circolare capace di creare “lavoro” e, nel nostro caso, di promuovere il territorio e, in particolare, i tratturi che sono considerati patrimonio dell’umanità.

Un luogo di sviluppo delle iniziative legate alla valorizzazione dei merletti e dei filati delineate nel protocollo d’intesa sottoscritto presso la Sala consiliare del Comune di Guglionesi e nel contratto di rete sottoscritto presso la Provincia di Isernia. Per celebrare questo importante appuntamento, la stilista Antonella Prato presenterà i disegni, della capsule collection, ispirata al “Parco Letterario e del Paesaggio Francesco Jovine”, che sarà realizzata proprio nel laboratorio di Tavenna e che avrà come tema: la terra, la lana (particolarmente legata alla cultura contadina) e i tessuti naturali in genere; le colorazioni naturali che si andranno a collegare alla coltivazione delle piante tintorie che saranno, progressivamente, realizzate nel nostro territorio.

Una cordata di amici, quelli della Cooperativa Moda, che grazie ad intese larghe, per rimanere in tema politico sperando in miglior fortuna, ha inteso riproporsi senza paure e pieni di nuova linfa. Si è scelti Tavenna grazie alla disponibilità di un ex fasonista, Beniamino Buchicchio che ha messo a disposizione il suo laboratorio ormai dismesso. Altre importanti e decisive motivazioni, la collaborazione interregionale con amici della vicina Puglia, già avanti con il progetto del riutilizzo della lana, coordinati da Costanzo Cascavilla, già sindaco di san Giovanni Rotondo, progettista europeo di grande esperienza, e quella di alcuni soggetti della rete del ” merletto e del filato “, che da qualche giorno vede capofila, non più l’associazione del Merletto Isernina “ Il merletto di Isernia, Arte nelle mani “, ma quella dell’Arci di Guglionesi che già ha iniziato corsi propedeutici all’insegnamento dell’arte del merletto a Tombolo, anche grazie al riconoscimento della figura della/del merlettaia/merlettaio, da parte della Regione Molise.

La presentazione a Tavenna presso la sede della mediateca comunale ha avuto un riscontro inaspettato. Tantissime persona hanno affollato le sale della struttura comunale e dettato un decisivo start al progetto che nelle sue sfaccettature è stato prospettato, con la moderazione di Maurizio Varriano presidente del Parco Letterario e del paesaggio “ F.Jovine “, da Giorgio Gagliardi, da Costanzo Cascavilla, dalla stilista Antonella Prato, che ha già elaborato dei modelli esposti in sala. I saluti dell’amministrazione a cura del sindaco Paolo Cirulli e dell’assessore Franca Ricci che si è mostrata alquanto attenta e soddisfatta del lavoro svolto.

Prossima mossa la realizzazione delle prime maglie in lana con inserti di merletto a tombolo e la costruzione della rete di vendita già in avanti con le consultazioni. L’occasione ha dato il giusto spunto per ricordare a tutti il contenuto della Costituzione con l’omaggio di essa, a cura della sezione Anpi “ Primo Levi “ di Guglionesi, ai partecipanti.

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